Il sessismo si è diffuso e radicato in tanti ambiti della società occidentale. Tuttavia, in ambiti come la medicina, la biologia e la psicologia è più intrinseco e difficile da eliminare. Infatti la medicina, in generale, non è una disciplina priva di pregiudizi di genere (bias di genere) e di conseguenza viene definita biased medicine.

Nel corso della storia, il pensiero sessista ha influenzato anche le teorie scientifiche sulla biologia delle donne, considerate spesso come una versione inferiore dell’uomo o come soggetti perennemente malati.

Nel Medioevo, le donne e gli uomini erano considerati forme diverse dello stesso sesso. Per esempio, gli organi riproduttivi femminili uguali a quelli maschili, con l’unica differenza della posizione: i genitali maschili erano esterni, mentre quelli femminili erano interni.

Alla fine del XVIII secolo, invece, si enfatizzò un modello di differenza radicale. La medicina utilizzava le conoscenze scientifiche per sostenere la disuguaglianza sociale delle donne. Ad esempio, i disegni anatomici del XIX secolo raffiguravano uno scheletro femminile con un bacino più grande e un cervello più piccolo, suggerendo l’idoneità delle donne solo per partorire e non per attività intellettuali.

Nel tempo, i ricercatori e i medici hanno utilizzato prove mediche e leggi evolutive per dimostrare il ruolo “corretto” delle donne. Le convenzioni sociali costringevano le donne a essere considerate “malate” durante le loro funzioni riproduttive, come la pubertà, le mestruazioni, la gravidanza e la menopausa. Attribuendo così alle donne una malattia, piuttosto che riconoscere naturale il loro corpo.

Nel XIX secolo la chirurgia ginecologica divenne un modo per il controllo medico sulle donne, attraverso l’uso comune di interventi come clitoridectomia, ovariectomia e castrazione femminile. I ginecologi sostenevano che questi interventi erano necessari per curare condizioni come nevrosi e comportamento femminile disdicevole.

All’inizio del XX secolo, la teoria psicoanalitica di Freud identificava le donne come soggetti difettosi a causa dell’assenza del pene. Il sessismo si è manifestato anche nei processi psicoterapeutici, che miravano al condizionamento dei ruoli e ad altre forme di coercizione, come la psicochirurgia. Inoltre, in molti casi, i medici che cercavano spiegazioni ai sintomi li associavano a una causa emotiva, non diagnosticando disturbi organici. La conseguenza era quella di prescrivere farmaci che alteravano l’umore, senza andare ad indagare sulla causa del disagio. Questo portava le donne a subire diagnosi errate e maltrattamenti, spesso scoraggiandole dal ricercare un altro trattamento.   

Il tramandare di informazioni e pratiche errate ha portato al consolidamento e diffusione di una biased medicine, ovvero una medicina influenzata da preconcetti di genere.

Bibliografia:
  • Ehrenreich B., Deirdre E. (1973). Complaints and Disorders: The Sexual Politics of Sickness. Glass Mountain Pamphlet, no. 2. Old Westbury, N.Y.: The Feminist Press.
  • Laqueur, T. (1992). Making Sex: Body and Gender from the Greeks to Freud (Revised ed.). Harvard University Press.
  • Ruzek, S. B. (1978). The Women’s Health Movement: Feminist Alternatives to Medical Control. Praeger Pub Text.
  • Schiebinger L. L. (2001). Has feminism changed science? (2nd printing first paperback). Harvard University Press