Sono anni, ormai, che sentiamo parlare del genere chick lit e tutti, sentendo questo termine la prima volta, restano perplessi, insicuri su cosa sia, con idee che spaziano da una App per lo smartphone a un nuovo metodo per cucinare il pesce.

Ma se dico Sophie Kinsella? Ecco che la lampadina si accende subito e il nome chick lit non sembra più così strano.

Il chick lit è un genere letterario che ha iniziato a farsi spazio, all’interno della letteratura contemporanea, negli anni Novanta, in quegli anni in cui le donne hanno iniziato a prendere coscienza del proprio valore e potenziale all’interno della società contemporanea. È a loro che si rivolge questo genere – non che sia vietato agli uomini, ci mancherebbe -, a quelle giovani, brillanti donne che iniziano a farsi spazio all’interno della società moderna, che vogliono tutto senza rinunciare a nulla, dal lavoro dei sogni all’amore del per sempre.

Nonostante sia impossibile non notare alcuni elementi in comune con il tradizionale romanzo rosa, i romanzi chick lit sono un di più rispetto alla dolce e tenera ragazza in attesa che il principe azzurro accorra a salvarla – dicendo addio al femminismo!

Sono romanzi umoristici e post-femministi nella loro rappresentazione della vita e dei rapporti sentimentali, dove non è più necessario sottolineare che sì, una donna non ha più bisogno di un uomo per sentirsi appagata nella vita, che un uomo non è altro che un ‘più’ a contorno di se stesse. Le protagoniste, come le loro lettrici, sono, di norma, donne di età compresa tra i venti e quarant’anni, profondamente dinamiche e alla moda, immerse in grandi città come Londra o New York e che lavorano in settori importanti come l’editoria, la finanza e la moda.

Ma la particolarità del nuovo genere contemporaneo femminile è lo stile della narrazione, perfetto per l’argomento: profondamente irriverente e incalzante, come la vita delle stesse protagonista, sugli argomenti sentimentali e, soprattutto, sessuali, quasi come a sottolineare, alla massima potenza, la libertà della donna. Le ragazze vengono spogliate prima dagli stereotipi delle casalinghe dedite solo alla famiglia, il cui unico intento è la felicità del proprio partner e dei figli, e poi dall’ultimo, imperioso tabù, ancora troppo radicato nel buon costume: alle donne piace il sesso, fosse anche per una notte soltanto.

E così sono le protagoniste di Sophie Kinsella, forti e indipendenti, donne che all’amore credono poco, che si dedicano alla loro vita, al loro successo professionale.

Donne alle quali, per puro caso, un giorno l’amore bussa alla porta, cogliendole del tutto impreparate e diffidenti, incerte se rinunciare a quella sudata indipendenza, e comprendendo che l’amore e la realizzazione personale, nella nostra epoca, non devono essere per forza in contrapposizione, che l’avere l’uno non neghi, di conseguenza, l’altro.

In fondo, le protagoniste dei romanzi non sono così distanti da noi donne reali. Da noi, cresciute con la copia, ormai sgualcita e rovinata, di Orgoglio e Pregiudizio sempre in borsa. Sempre da noi, cresciute seguendo Carrie in giro per New York insieme a Samantha, Miranda e Charlotte, tra le avventura di una notte, i successi professionali e i grandi amori di Sex and the City. Da noi, cresciute guardando Bridget Jones, l’eterna pasticciona in cui tutte, almeno una volta nella vita, ci siamo identificate.

Il genere letterario chick lit non si limita ad essere una raccolta di libri che, chi più chi meno, centrano l’argomento.

Il chick lit siamo noi, ragazze che ancora non sanno cosa vogliono dalla vita, donne che non vogliono più accettare compromessi maschili. Siamo noi, a volte troppo disilluse per sperare ancora, che ci lanciamo nella carriera e nel bello perché sì, la vita non si limita ad un uomo. Siamo noi, donne d’ogni età, che ancora non smettiamo di credere nell’amore, che un giorno arriverà l’uomo giusto, magari con qualche macchia e un paio di cicatrici, e che del Principe Azzurro non sappiamo più cosa farcene.