Ciclo, indisposizione, le mie cose. Le donne, soprattutto le più giovani, ancora provano disagio se non un vero e proprio imbarazzo quando sopraggiunge il mestruo.
Le mestruazioni sono un elemento che accompagna le donne per buona parte della loro vita, e lo sono da sempre. Eppure la parola mestruazioni è di fatto ancora assente dal vocabolario della maggior parte del genere femminile, soprattutto tra le più giovani. Proprio delle ragazze si è occupata l’indagine effettuata dal Laboratorio Adolescenza – IARD – in collaborazione con la Società di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza – SIGIA. Questa indagine era stata già effettuata nel 2013, i nuovi risultati, a distanza di dieci anni, sono interessanti e preoccupanti allo stesso tempo.
Arriva sempre prima.
L’indagine ha coinvolto un campione di 3180 ragazze tra i 12 e i 19 anni. Il primo dato che salta subito all’occhio è come la percentuale di ragazze sotto gli 11 anni che abbia già avuto il menarca sia aumentato rispetto al 2013. Si passa dal 14,1% al 24,9%, e per la maggior parte il menarca è giunto durante il periodo del Covid. La cosa non è passata inosservata e le ipotesi che si fanno sono diverse.
Il peso dello stress emotivo.
Tra le cause, come ipotizzato da Gianni Bona, endocrinologo pediatra e presidente onorario di Laboratorio Adolescenza, potrebbero rientrare lo stress emotivo, un’alimentazione scorretta, poca attività fisica, sedentarietà, aumento di utilizzo di dispositivi elettronici, cambiamento delle abitudini del sonno. Ma più di tutte queste l’ipotesi di una sorta di Long Covid che vada a riprogrammare l’età della pubertà è quella più accreditata. Una conferma o meno sull’attendibilità di questa ipotesi si potrà avere solo dopo un ritorno alla normalità negli stili di vita.
Se ne parla sottovoce.
Oltre agli aspetti più clinici – durata del ciclo, regolarità, dolori – alle ragazze è stato domandato anche come “vivono” quella settimana. Solo il 36% delle intervistate risponde di viverlo con serenità. Il 72% è di cattivo umore e tra queste il 34% lo vive a disagio, se non addirittura con ansia, il 27,5%. La dottoressa Alessandra Marazzani, psicologa di Psichemilano e membro del consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza, intervistata dal Corriere della Sera, spiega come per quanto tante cose siano cambiate e le ragazze arrivino al menarca preparate e consapevoli, anche grazie alla maggiore confidenza con le proprie madri, il tabù per la parola mestruazioni è ancora ben presente. E questo non soltanto nella comunicazione con il mondo adulto, ma anche tra coetanee.
Visita ginecologica: questa sconosciuta
Un altro dato che pare essere in controtendenza rispetto alla maggiore apertura di comunicazione e conoscenza da parte delle ragazze è quello legato alla prima visita ginecologica. Se nel 2013 tra le più giovani, 12-14 anni, il 76,3% non era ancora stata dal ginecologo, nel 2023 sono l’87,3%. Di fatto, a differenza di altri Paesi, in Italia non c’è l’abitudine alla visita ginecologica come supporto allo sviluppo fisico e psicologico di un’adolescente. C’è anche il timore infondato che la visita possa fare male, ma di fatto non è così. La visita, come riporta la dottoressa Anna Maria Fulghesu, consiste in un controllo esterno degli organi genitali, tramite ecografia e soprattutto si fornisce supporto e si danno consigli rispetto ai dubbi e domande che possono sorgere nelle ragazze.
Le ragazze, dunque, per quanto ci sia maggiore consapevolezza e conoscenza fanno ancora fatica a rapportarsi con qualcosa che è assolutamente normale e naturale. Come aiutarle? Forse anche noi donne più mature dovremmo essere più incisive nel far capire loro, ma anche forse a noi stesse, che il ciclo mestruale fa parte dell’essere femminile e che pronunciare la parola mestruazioni non può essere una vergogna.
Leggi anche il Manifesto mestruale di WeWorld
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