Virginia Zucchi, la divina del balletto classico, non solo fu una danzatrice di incredibile talento, ma una pioniera del cambiamento.
Complice una bellissima domenica di fine agosto nel bel borgo di Grazzano Visconti, ho potuto conoscere il personaggio che era Virginia Zucchi: una donna all’avanguardia e ribelle.
Un pomeriggio al Museo delle Cere.
Nel visitare il bellissimo e curato Museo delle Cere di Grazzano Visconti, a Piacenza, ho potuto ripercorrere la nostra storia: le cere che rappresentano importanti personaggi esistiti e che hanno contribuito al cambiamento in Italia, mi hanno incantata. Una, però, in particolare, ha lasciato in me il segno: la cera rappresentante, anch’essa in maniera fedele, la danzatrice italiana Virginia Zucchi.
Chi era Virginia?
Nata a Parma il 10 febbraio del 1849 ma vissuta a Cortemaggiore (Piacenza), di origini semplici, figlia di Vincenzo che lavorava come portiere e di Maria Gerbella, insegnante. Aveva anche una sorella, Costantina, anch’essa danzatrice. Nipote dei ballerini Giuseppe e Domenico Zucchi, dimostrò sin da giovanissima la sua propensione per il balletto. E fu proprio questo suo incredibile dono che la portò a studiare danza sotto la guida di Carlo Blasis e del suo allievo Giovanni Lepri. Debuttò a Varese all’età di quindici anni e non ci volle molto perché si cominciasse a parlare di lei. Nel 1874 danzò per la prima volta alla Scala, opportunità che la portò a diventare una ballerina classica internazionale.
Virginia Zucchi e Giuseppe Verdi.
Durante la sua carriera conobbe il compositore Giuseppe Verdi: lui ne rimase molto colpito e, nonostante non vi siano informazioni facilmente fruibili a riguardo, grazie a una gentile guida esperta in storia, ho potuto apprendere una curiosità unica: Virginia fu sì una preziosa amica e confidente per Giuseppe Verdi, ma fu anche la sua vicina di casa per diverso tempo.
Pioniera del cambiamento.
Quel che veramente fecero di Virginia un personaggio storico e artistico di livello, furono certamente il suo impegno, lo studio e la dedizione che le permisero di diventare una grande ballerina classica. Non furono queste, però, le imprese più importanti, perché Virginia è stata una pioniera del cambiamento. Un giorno come un altro, mentre stava per indossare il costume per uno dei suoi spettacoli, si guardò allo specchio e notò che qualcosa non la convinceva molto. Quella gonna era troppo lunga, non permetteva di ammirare quelle che, per una ballerina, erano (e sono) l’essenziale: le gambe.
E fu così che tagliò il tutù, lo accorciò fin sopra alle ginocchia e quel che vide le piacque. Salì sul palco così, facendo nascere quelli che, ancora oggi, sono i costumi per eccellenza per le ballerine di danza classica. Per questo è da considerare una pioniera del cambiamento: inventò un nuovo modo di porsi, creando inizialmente stupore e scandalo, ma fu efficace. Da quel giorno, non si è più tornati indietro, nella danza, ma si è andati avanti. Grazie a quel voler essere ribelle e controcorrente, ha creato un nuovo modo di vivere il proprio corpo e la danza.
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