Già a sette anni, Maricla diceva sempre che da grande avrebbe viaggiato mantenendosi con la scrittura. Dopo una vita soffocante in Italia, oggi vive in Cambogia a Siem Reap e lavora come copywriter e ghostwriter.
Una vita soffocata.

Maricla ha trentanove anni e vive in Cambogia ma prima cresce in un paesino in provincia di Livorno, in Toscana, in una famiglia disfunzionale e in un ambiente in cui non riceve supporto, nemmeno in quello scolastico. «Sin da piccola, ho sempre avuto il sogno di fare la scrittrice e vedere il mondo, ero una bambina che difficilmente si conformava, amavo stare sola e per questo sono sempre stata etichettata come “pazza” o “strana”» racconta Maricla. «In realtà penso di essere una persona altamente sensibile. Sono molto introspettiva, non ho paura di stare da sola e non ho mai voluto riempire la solitudine con “gente a caso”. A volte ho il dubbio di avere un’anima antica. La mia vita in Italia si potrebbe riassumere in una parola: soffocamento. Quando sei in un ambiente in cui non ti senti supportato e in cui non puoi essere te stesso, le opzioni sono due: rimanere e morire dentro, oppure andare via e dispiegare le ali

Il viaggio che stravolge la vita.

Il primo viaggio in solitaria di Maricla è in Galles, ma quello che ha l’impatto più importante su di lei è il viaggio in Marocco avvenuto qualche anno dopo.

«Avevo già viaggiato da sola in Europa, ma sentivo l’esigenza di viaggiare al di fuori dei confini europei, in contesti che potessero spingermi al di là dalla mia zona di comfort. Presto sarei dovuta andare sul confine turco-siriano per una missione umanitaria in un campo profughi con la Onlus italiana Support and Sustain Children. Il viaggio in Marocco fu quindi un mettermi alla prova. Scelsi il Marocco perché conoscevo, tramite Facebook, un’italiana che viveva a Marrakech e lavorava nel settore turistico. Mi aveva aiutata a organizzare alcune escursioni e, inoltre, sapevo che sarebbe stata in città per eventuali evenienze. Fu un viaggio un po’ turistico, certo, ma è stato il primo in cui mi sono ritrovata in una cultura totalmente diversa dalla mia. Questa signora mi accompagnò infatti a esplorare la Marrakech più autentica.»

Tornata in Italia, dove continua a sentirsi soffocare, Maricla guarda le foto di quel viaggio e vede una versione di sé che finalmente somiglia più a quella che sente di essere dentro.

Il viaggio di sola andata.

Da molti anni, Maricla desidera esplorare la Cambogia ma, per un motivo o per un altro, continua a rimandare. «Quando avevo circa diciassette anni, vidi per caso un film con Angelina Jolie, e qualcosa in lei “mi parlò”. Per tanti anni, Angelina è stata il mio esempio di donna per il suo coraggio, la sua autenticità, il suo lavoro su sé stessa e per gli altri, nonché per tutte le sue missioni umanitarie e il suo approccio nei campi profughi. È proprio grazie a lei che ho sentito parlare per la prima volta della Cambogia. Ho letto i suoi diari di viaggio, visto diversi video, e ogni volta sentivo che la Cambogia mi stava chiamando. Per anni ho rimandato con scuse inconsce, tipo il non aver abbastanza soldi, o per via di tutte le paure che spesso ci vengono inculcate in Occidente e che fanno apparire qualunque luogo lontano e/o poco conosciuto come pericoloso».

Il Covid-19 le fa capire che tutto può cambiare, o fermarsi, da un momento all’altro. Così, quando la Cambogia riapre i confini ai viaggiatori europei, non ci pensa due volte e prenota un volo andata e ritorno. A luglio 2022, Maricla arriva per la prima volta in Cambogia con l’intenzione di visitare il Paese solo per dieci giorni. Pochi giorni dopo, però, straccia il biglietto per rientrare in Italia.

La vita all’estero.

Subito, Maricla incontra “per caso” un italiano che le spiega i passaggi necessari per trasferirsi. E così inizia la sua nuova vita.

«I primi tempi continuavo a sentirmi una turista. Andavo a Kampong Phluk e pensavo che fosse un villaggio autentico – in realtà chiunque ti vende un’escursione lì –, ero affascinata da tutto. Poi, piano piano ho iniziato a immergermi veramente in quel luogo. Credo che non bastino pochi mesi o anni per comprendere realmente un Paese. Conosco straniere che vivono in Cambogia da quindici anni e dicono che ancora non la capiscono appieno e penso sia vero. So che alcune persone hanno avuto esperienze poco piacevoli qui ma, per come la vedo io, se tu sei il primo a comportarti bene, rispettare le persone, la cultura, le tradizioni e se sei disposto ad abbandonare la mentalità italiana, etichette e pregiudizi, la Cambogia è pronta a regalarti uno stile di vita autentico e rilassante. Gli incidenti spiacevoli possono capitare ovunque: a Nairobi, in Kenya, mi hanno rubato 500 dollari, ma non per questo mi sono fatta opinioni negative perché è una cosa che può succedere ovunque, anche in Italia.»

Casa è dove sei te stesso.

Da quando ha fatto questa scelta, Maricla non si è mai pentita. Ora anche le giornate più semplici diventano dei bei ricordi.

«Credo che molto dipenda da come guardi alla vita, al mondo e a te stesso. Si possono avere bei ricordi anche semplicemente leggendo un buon libro, quando sei nel posto giusto. Rifarei questa scelta altre mille volte. Non sono ricca nel senso in cui la maggior parte della gente occidentale lo intende, ma posso permettermi di vivere serenamente in questa parte di mondo. Mi sono liberata dal consumismo, ho pochissimi vestiti e ancora meno oggetti. Compro i libri e poi li scambio con altri nei negozi di seconda mano. Qui, la mia anima è piena e quando sono con i cambogiani mi piace la persona che sono. È difficile da spiegare ma, anche ora se viaggio tanto, non ho mai provato altrove quello che sento in Cambogia. Per me la chiave non è necessariamente trasferirsi all’estero, ma nel mio caso sento che la Cambogia è il Paese dove mi sento me stessa. Siem Reap in particolare mi piace molto per la sua bellezza, per la calma e anche per lo spirito comunitario.»

La felicità inizia dove diventi scrittore della tua vita.

Proprio come sognava da bambina, in Cambogia, Maricla lavora come copywriter e ghostwriter freelance aiutando gli autori a progettare e scrivere il loro libro, è autrice di libri a suo nome e racconta i suoi viaggi per il mondo sul suo profilo Facebook Maricla Pannocchia. «Ho cominciato a scrivere per gli altri durante la pandemia, quando mi sono ritrovata con tanto tempo libero fra le mani e ho deciso di mettermi in gioco, ma in realtà ho scritto incessantemente per passione per più di trent’anni, prima di arrivare a farlo di mestiere. Adesso sto lavorando anche a un bellissimo progetto, il mio primo romanzo per ragazzi in inglese, con l’aiuto di un’editor americana. Anche di questo parlerò sul mio profilo!»

Viaggiare risolve i problemi?

«Se viaggiate o vi trasferite all’estero sperando di lasciare a casa i problemi, questi si nasconderanno in valigia o verranno a bussare alla porta della vostra nuova dimora. Anzi, specialmente se vi trasferirete, è probabile che ne avrete pure di nuovi, di problemi, mentre dovrete imparare a vivere in un Paese che non è il vostro. Viaggiare non risolve i problemi ma, per qualcuno, può essere un modo per abbandonare le proprie credenze, i propri pregiudizi e approccio. Sono profondamente convinta che ognuno di noi scelga il proprio percorso di vita ancor prima di nascere. Certo, ci può essere il libero arbitrio, ma credo che ognuno di noi abbia già una sorta di mappa tracciata con delle tappe da percorrere e mete da raggiungere.

La famiglia e il contesto in cui decidiamo di nascere giocano un ruolo fondamentale nel far sì che possiamo imparare le lezioni di cui abbiamo bisogno per il nostro personale viaggio sulla Terra. Nel mio caso, penso che se avessi avuto una famiglia diversa o comunque altri legami veri, reali, importanti, magari non avrei mai lasciato l’Italia. Quel dolore mi ha plasmata e mi ha messa nelle condizioni di imparare a conoscermi, amarmi ed essere realmente me stessa, per camminare con le mie gambe e seguire la strada del mio destino, anche se controcorrente.»

Definizione della parola “viaggiare”.

«Questa è difficile. Per me viaggiare significa spogliarsi di tutto quello che non siamo. Viaggiando – sempre che una persona abbia occhi per vedere davvero – è possibile entrare in contatto con altri modi di vivere, possiamo prendere in considerazione modi di essere e percorsi a cui magari non avremmo mai neanche pensato se fossimo rimasti nel comfort della nostra bolla. Sembra una frase fatta ma in viaggio mi ritrovo sempre a sperimentare cose che non avrei mai provato se fossi rimasta in Italia o se non avessi cambiato approccio. A volte vivo queste esperienze per scelta, altre volte mi capitano.

Viaggiando ho imparato a cancellare ogni definizione di me dietro cui mi ero sempre barricata. È una cosa che facciamo spesso, come quando ci definiamo principalmente tramite il lavoro che svolgiamo o il ruolo che ricopriamo per gli altri. Qui, ho imparato a vedermi come un foglio bianco. Abbandonare realmente la mentalità con cui siamo cresciuti non è facile, anzi, per me è un lavoro continuo. A volte faccio due passi avanti e tre indietro, ma non mi fermo. Credo che sia questo il vero senso di questo grande viaggio che è la vita: entrare in contatto con ciò che siamo realmente e che è rimasto nascosto sotto la polvere delle abitudini e delle convinzioni. Sì, viaggiare potrebbe voler dire disfarsi, spogliarsi di ciò che non siamo.»

Ci saluti con un consiglio per chi vorrebbero fare quello che hai fatto tu ma ha paura?

«Il mio consiglio è quello di prendere esempio da qualcuno che sia qualche passo avanti a voi nel percorso che volete intraprendere e che possa farvi da guida, direttamente o indirettamente. Può essere un famigliare, un amico, un datore di lavoro, ma anche quel viaggiatore incontrato per caso in ostello. In più, grazie ai social, adesso è ancora più facile ispirarsi a persone che magari non conosciamo dal vivo, ma che possiamo sentire vicine per quello che sono e per i contenuti che condividono. Attenzione, farsi ispirare non vuol dire “copiare” qualcun altro. Ognuno di noi è diverso e ha il proprio percorso.

Diverse persone mi hanno detto che io ce l’ho fatta a portare avanti questo mio percorso abbastanza strampalato perché ho avuto un modello d’esempio come Angelina Jolie. Non so se sia vero, ma sicuramente osservare con passione qualcuno che faceva già quello che io desideravo, mi ha dato il coraggio di non mollare anche quando nessuno mi supportava o quando c’erano delle difficoltà

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