Perché i gruppi di lettura fanno così bene (e perché in Italia stanno vivendo una seconda giovinezza). L’esperienza del nostro gruppo Endora.

C’è un momento preciso in cui leggere smette di essere un atto solitario e diventa qualcosa di più potente: quando chiudi il libro e qualcuno, davanti a te, ti dice «Io quella scena l’ho letta in modo completamente diverso». E all’improvviso capisci che non avevi finito di leggere. Avevi solo iniziato.

In Italia i gruppi di lettura esistono da anni, certo. Ma negli ultimi tempi stanno conoscendo una nuova stagione felice: nelle librerie indipendenti, nelle biblioteche, online, nei circoli culturali, sui social. Piccoli, grandi, tematici, femministi, classici, contemporanei, ibridi. Una costellazione vivissima che dice una cosa molto semplice: abbiamo ancora voglia di leggere insieme.

Noi di Pink Magazine Italia lo abbiamo sperimentato in prima persona con il gruppo Endora, scegliendo un classico che più classico non si può: Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. E no, non è stata una passeggiata in carrozza con tè e merletti (o meglio: non solo).

Leggere insieme cambia il libro (e anche un po’ noi).

Rileggere Jane Austen oggi, in gruppo, è stato sorprendente. Perché Orgoglio e pregiudizio non è solo una storia d’amore perfetta come un meccanismo a orologeria: è un romanzo sul potere, sul denaro, sulle aspettative sociali, sulle donne e sul loro margine di scelta. Tutte cose che, messe sul tavolo da lettrici diverse, diventano improvvisamente attualissime.

Il gruppo Endora ha fatto quello che fanno i buoni gruppi di lettura:
  • ha smontato i personaggi (Darcy meno ideale, Elizabeth più politica di quanto ricordassimo);
  • ha acceso discussioni vere, anche divergenti;
  • ha creato uno spazio sicuro dove dire “questa parte non mi convince” senza sentirsi in colpa verso il canone.

Ed è qui che sta uno dei benefici più grandi dei gruppi di lettura: liberano i libri dalla reverenza. Li rendono vivi, discutibili, abitabili.

I benefici (veri, non da quarta di copertina).

Un gruppo di lettura non serve solo a “capire meglio” un libro. Serve anche a:

  • Allenare lo sguardo critico
    Ascoltare interpretazioni diverse dalla propria allarga il campo visivo. Ti accorgi di dettagli che avevi ignorato, di sottotesti che non avevi visto, di domande che non ti eri posta.
  • Creare comunità
    In un’epoca di consumo veloce, leggere insieme è un atto controcorrente. Richiede tempo, ascolto, presenza. E crea legami che spesso vanno oltre il libro scelto.
  • Restituire valore al tempo lento
    Un gruppo di lettura ti obbliga a fermarti, a tornare indietro, a rileggere. È una forma gentile di disciplina culturale.
  • Dare voce alle lettrici (e ai lettori)
    Non c’è esperto che tenga: in un gruppo di lettura ogni voce conta. È uno spazio democratico, orizzontale, prezioso.
  • Riscoprire i classici senza polvere
    Come è successo con Jane Austen: letta insieme, diventa meno “monumento” e più “alleata”.
Perché funzionano così bene, oggi?

Forse perché viviamo circondati da opinioni rapide e solitarie, e sentiamo il bisogno di pensare insieme. Forse perché i gruppi di lettura – soprattutto quelli guidati con cura, come Endora – sono uno dei pochi luoghi in cui la cultura non è prestazione ma relazione.

O forse perché, alla fine, leggere è sempre stato un atto sociale. Anche quando lo facevamo da soli, in silenzio, sul letto.

Noi continueremo a farlo. A scegliere libri, a discuterli, a non essere sempre d’accordo. Perché se un gruppo di lettura funziona davvero, non ti dice cosa pensare di un libro. Ti insegna come pensarci insieme.

E Jane Austen, ne siamo abbastanza sicure, avrebbe approvato. Con un sopracciglio appena alzato.

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