Tutti noi conosciamo la famiglia Kennedy come una delle dinastie politiche più famose della Storia americana che, dal commercio clandestino di alcolici durante il proibizionismo, ha creato un vero e proprio impero di successi fino ad arrivare all’elezione a presidente degli Stati Uniti di John Fitzgerald Kennedy nel 1961. Ma c’è una storia meno nota che riguarda la famiglia d’oro d’America: quella di Rosemary, sorella del futuro del presidente, nata disabile e – per questo – sottoposta a lobotomia.

Rosemary nacque nel 1918 ed era la terzogenita e prima figlia femmina di Joseph P. Kennedy (politico, diplomatico e imprenditore statunitense) e di Rose Fitzgerald. Quello di Rosemary non fu, però, un parto facile: nata in casa (come i primi due figli), l’infermiera che assistiva la madre non riuscì a trovare subito un medico e, nell’attesa, impedì a Rosemary di venire al mondo tenendola bloccata nel canale uterino per circa due ore. Il debito d’ossigeno ebbe gravi conseguenze sulla psiche della piccola causandone la disabilità mentale.

Rosemary, infatti, ebbe parecchie difficoltà nell’apprendimento e imparò a leggere e a scrivere molto in ritardo rispetto ai suoi coetanei. Si dice, infatti, che a 15 anni possedeva le capacità di scrittura normalmente associate a una bambina di dieci anni, ma – decenni più tardi – vennero ritrovati i suoi diari nei quali traspare la sua viva intelligenza e la sua spiccata sensibilità. Scriveva di essere molto affezionata ai suoi genitori e ai suoi fratelli i quali, però, non la ripagarono con la stessa moneta.

Per tutta la sua infanzia Rosemary fu mandata dai genitori in diverse scuole specializzate per ragazzi con disabilità mentale ma i suoi improvvisi sbalzi d’umore resero difficile e problematica la sua istruzione. La sua famiglia decise allora di farla sottoporre a delle iniezioni sperimentali allo scopo di far cessare i suoi “squilibri ormonali”. Viene riportato, inoltre, che suo padre la descriveva come sofferente e “ritardata” e i suoi fratelli, spesso incaricati di prendersi cura di lei, si mostravano insofferenti.   

I genitori decisero che, forse, cambiare aria avrebbe giovato alla figlia. L’occasione si presentò nel 1938 quando il padre divenne ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito e tutta la famiglia si trasferì oltreoceano. Qui Rosemary rinacque: la sua bellezza era sbocciata, si sentiva felice e libera. Tuttavia, appena un anno più tardi, nel 1939 i Kennedy dovettero ritornare in patria a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il ritorno a casa fece soffrire moltissimo Rosemary e le sue condizioni peggiorarono notevolmente: gli sbalzi d’umore si intensificarono sempre di più e iniziò a vagare di notte per le strade.

Temendo che, attraverso la sua condotta sessuale libera e disinvolta, gli uomini si approfittassero sessualmente di lei, rovinando la reputazione e il buon nome della famiglia, i genitori – in particolare il padre – pensarono bene di risolvere il problema sottoponendo la ventitreenne Rosemary a una delle pratiche più crudeli e barbare del tempo: la lobotomia.

La lobotomia, o leucotomia prefrontale, era una procedura neurochirurgica […] per curare le persone con malattie mentali, quali depressione, disturbo bipolare, schizofrenia… Dal punto di vista strettamente procedurale, la lobotomia consisteva nella recisione di parte delle connessioni nervose in arrivo a e in partenza dalla corteccia cerebrale, in posizione frontale. In genere, le persone che si sottoponevano a lobotomia manifestavano una riduzione della spontaneità, della reattività, della consapevolezza di sé e dell’autocontrollo, una spiccata tendenza all’inerzia, un assopimento dell’emotività e una restrizione delle capacità intellettive”

(“Lobotomia” di Antonio Griguolo su MyPersonalTrainer)

Dopo l’intervento, Rosemary manifestò tutti i sintomi sopraelencati: divenne incontinente, trascorreva ore a fissare le pareti, riusciva a pronunciare poche e semplici parole senza senso, perse l’uso di un braccio e camminava a fatica, venendo confinata su una sedia a rotelle.

Rosemary passò il resto della sua vita in una struttura psichiatrica, prima a New York e poi in Winsconsin. La sua famiglia la abbandonò: il padre – colui che l’aveva ridotta in questo stato – non le fece mai visita e la madre si riavvicinò alla figlia solo nel 1974. Solo la sorella minore, Eunice Kennedy Shriver, si occupò di lei e fu proprio Eunice a convincere il fratello, ormai diventato presidente, a promuovere e sostenere enti e associazioni che si occupavano di bambini con problemi simili a quelli di Rosemary.

Rosemary Kennedy si spense nel 2005 all’età di 85 anni, mentre Eunice nel 2009. Quest’ultima, nel 1968, fondò in onore della sorella le Special Olympics, una competizione dedicata agli atleti con disabilità intellettive e cognitive.