Ripercorriamo la vita e le intuizioni di una donna che ha fatto storia nel mondo della moda attraverso alcune sue famose citazioni.
Il 1 Gennaio 1910 apre “Chanel Modes”

Chanel, conosciuta da tutti come “Coco”, iniziò a lavorare nel mondo della moda in maniera continuativa esattamente 115 anni fa. A nemmeno 27 anni di età, il primo gennaio del 1910, apriva infatti il suo primo negozio (di cappelli) dal nome “Chanel Modes”, al numero 21 di rue Cambon a Parigi. Il luogo era strategico: si trovava infatti vicinissimo all’hotel Ritz, in una zona molto frequentata da persone altolocate. Lei, figlia illegittima di una contadina e di un venditore ambulante, orfana di madre dall’età di dodici anni, cresciuta dalle suore dell’abbazia di Aubazine (e, soprattutto, povera), quante possibilità aveva di aprire una boutique in una zona così ricca e ricercata? Le sue abilità e soprattutto le idee all’avanguardia in fatto di moda (e non solo) erano indubbie, tuttavia inizialmente la strada le fu spianata da Étienne Balsan e Arthur “Boy” Capel, i suoi primi amanti accertati. Gabrielle stessa, anni più tardi, dichiarerà ironizzando che la sua posizione di “mantenuta” le consentì di avviare il suo impero. I cappelli tipici della Belle Époque erano, per le donne, enormi, ricchi di pizzi, piume, fiori, ornamenti ingombranti tra i quali perfino frutti. Erano ingombranti, scomodi e pesanti e Coco li osservava affermando:

“Non capisco come le donne possano anche solo pensare sotto quei cappelli”.

Ciò che fece la stilista non fu altro che togliere: inizialmente, creava cappelli ornati di un semplice nastro o di una sola piuma. L’attrice Gabrielle Dorziat si innamorò delle sue creazioni e fu presto seguita da molte altre dame. Fu a questo punto, quando iniziò il passaparola su di lei, prima ancora di aprire il suo primo negozio, che Gabrielle decise di presentarsi all’ippodromo di Parigi vestita di un tailleur pantalone (cosa assolutamente inaudita, ai tempi, per una donna!) e con un cappello di paglia a tesa corta ispirato ai gondolieri veneziani. Lo stupore generale fu evidente, ma, come dirà in seguito:

“Quel giorno, mentre mi recavo alle corse, ero sicura che avrei assistito alla morte del XIX secolo”.

Dalle sue esigenze di vita, una svolta epocale nel mondo della moda femminile.

Gabrielle Chanel era piccola di statura e magra, amava andare a cavallo e provare qualsiasi sport. Da queste sue passioni nacquero le più grandi intuizioni di quella che sarà poi la sua casa di moda. Nella tenuta del suo amante francese continuava a vagare con abiti da cavallerizza anche per altre occasioni sociali: si sentiva più libera di muoversi e leggera.

“Ho inventato l’abbigliamento sportivo per me stessa; non perché altre donne facessero sport, ma perché io ne facevo”.

Nel 1913 le donne indossavano ancora prevalentemente pizzo, taffettà, satin e chiffon per i loro vestiti. In quell’anno Chanel iniziò a utilizzare per le sue prime creazioni il jersey. Le portò sulla costa della Normandia, e precisamente a Deauville, un’elegante destinazione turistica dove aprì il suo primo negozio di abiti, che portava il suo stesso nome: “Gabrielle Chanel”. Qui iniziò a vendere cardigan larghi, gonne e magliette alla marinara in jersey che divennero subito popolari per la loro leggerezza e praticità. Erano completi perfetti per il mare e alla fine di quell’estate il negozio rese un profitto di 200 mila franchi.

Nel luglio del 1915 Coco aprì il suo secondo atelier a Biarritz. Fu qui che Chanel creò la sua prima collezione di haute couture, proponendo abiti più formali e adatti agli eventi dell’alta società. Le parole chiave della collezione erano semplicità, praticità ed eleganza disinvolta. Agli albori della Prima guerra mondiale, Chanel seppe cogliere i cambiamenti dell’epoca anche dal punto di vista della moda: le donne avevano bisogno di vestiti semplici e pratici per la vita di tutti i giorni, moltissime di loro avevano dovuto sostituire gli uomini che erano andati in guerra nei lavori più pesanti. Nella collezione del 1917 inserì la maglia alla marinaretta, ispirata all’uniforme ufficiale dei marinai francesi, la famosa maglia a righe orizzontali blu su sfondo bianco. L’attività di Biarritz prosperò incredibilmente: nel 1916 Chanel aveva 300 dipendenti e poté spostarsi a Parigi in un negozio molto grande di rue Cambon, al numero 31.

“Il lusso deve essere comodo, altrimenti non è lusso”.

La petite robe noire.

È del 1926 l’intuizione tra le più famose e intramontabili del mondo della moda femminile: l’abito nero adatto a tutte le occasioni, con maniche lunghe e aderenti, scollo rotondo e vita bassa. La rivista Vogue, nella sua edizione statunitense, lo definì “Chanel’s Ford”, perché, come la popolare auto, era un modello semplice e accessibile, destinato a diventare un capo base nel guardaroba di ogni donna.

“Prima di me, nessuno avrebbe osato vestirsi di nero… Un nero così profondo che, una volta visto, rimane nella memoria per sempre”.

La petite robe noire raccontava la storia delle donne emancipate e della liberazione del loro corpo, perché comodo e versatile. Era perfetto dal mattino alla sera, bastava cambiare pochi accessori per essere sempre perfette, eleganti, comode. Finalmente, il colore nero fu sradicato dalla sua funzione che richiamava solo e soltanto alla morte e al lutto. Inoltre, la chiave di tutto era e restava la semplicità. Niente cappelli, velette, pizzi, sottogonne, mantelli.

“Più l’abito è ricco, più diventa povero”.

Importantissimo, per Coco, che l’abito arrivasse almeno a coprire le ginocchia. Queste erano, per lei, la parte del corpo femminile più antiestetica, assolutamente da coprire. Per la petite robe noire scelse lana o crêpe per il giorno, crepe di seta o raso per la sera.

Inutile dire che, come spesso ebbe modo di vedere con i suoi stessi occhi, dallo scandalo iniziale che provocò, Chanel ben presto fece della sua intuizione iniziale un must-have nell’universo stilistico femminile. Lo abbiamo ricordato anche non molto tempo fa qui.

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