Al suo terzo lungometraggio, la regista olandese Halina Reijn ha già saputo smarcarsi dal panorama cinematografico al quale siamo abituati. 

Se il suo primo film, Instinct, aveva saputo girare il coltello nella piaga, rispetto a tematiche altamente complesse quali lo stupro e il piacere femminile, la sua seconda opera, la commedia horror Bodies Bodies Bodies, è un tuffo in una contemporaneità dove il sesso e i rapporti umani si scontrano con lo specchio deformante dello schermo degli smartphone. 

Non dovrebbe sorprendere dunque il fatto che una volta trovata una star hollywoodiana dal calibro di Nicole Kidman, protagonista in Babygirl, il suo cinema sia diventato un caso mediatico rilevante. Ma Nicole Kidman non è semplicemente una grande attrice, dell’età giusta e dallo charme necessario alla protagonista della storia. Nicole Kidman ha interpretato Alice Harford in Eyes Wide Shut. 

Babygirl ci racconta il piacere femminile; ne è manifesto, rivendicazione. 

Romy è una donna in carriera con un ufficio sulla Fifth Avenue, sposata con Jacob (Antonio Banderas) e madre di due figlie. Una vita che non ha niente da invidiare a nessuno; se non il fatto, ecco, che Romy non gode quando fa l’amore con il marito. La sua sessualità la vive da sola, in una stanza buia, davanti a uno schermo, dove la sua immaginazione può lasciarsi andare completamente. Finché…

Un incontro inaspettato, fatto di pochi dialoghi significativi, le sprigiona fantasie e perversioni. Samuel (Harris Dickinson) non è un uomo per il quale Romy rinuncerebbe al marito, che ama. Samuel è un uomo che la sa eccitare e sa farla godere; non è il padre delle sue figlie. I due personaggi maschili non sono intercambiabili. Rappresentano due bisogni diversi, due passioni diverse. 

Rivoluzionario nel modo in cui guarda alla femminilità, alle sfaccettature della donna: il film non mette in scena una vittima, né una donna dalle cattive intenzioni. C’è tanta fragilità umana in questo racconto che, più che contemporaneo, sembra provenire dal futuro. 

L’indimenticabile monologo di Alice Harford (che non indossava altro che un body rosa pallido) in Eyes Wide Shut, seppur dotato di una sincerità che manifestava chiaramente i desideri extra-coniugali e la legittimità e l’umanità di questi desideri, era pur sempre inquadrato da un punto di vista maschile. Fu rivoluzionario a suo tempo –  ma Alice non era certo la protagonista del film. 

Babygirl va avanti: parte dagli interni di quello spazioso loft newyorkese che proprio si ispira all’ultimo film di Kubrick, e ci porta in una New York che ancora non abbiamo mai visto, quella dove una donna è libera di godere, è anche libera di sbagliare, e non deve essere condannata per questo. 

Dal 30 gennaio al cinema.

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