Ci lascia oggi, a 98 anni, lo stilista francese Pierre Cardin. Di origini italiane, già da giovanissimo prende in mano ago e filo per cucire senza immaginare ciò e chi sarebbe diventato. Primo sarto di Chistian Dior, trova la sua voce velocemente, voce che si fa così forte tanto da rivestire non solo icone come Elisabeth Taylor o Brigitte Bardot, ma da scavalcare le passerelle e andare oltre.

Nato nel 1922 in un paesino del trevigiano, Sant’Andrea di Barnabara, si trasferì con i genitori in Francia appena qualche anno dopo per sfuggire al fascismo. Dal 1936 iniziò un apprendistato presso diversi stilisti per poi fermarsi nel 1947 nella maison di Dior. Si autonomizza nel 1950, fondando la sua prima casa di moda a Parigi. Quando presenta la sua prima collezione è subito successo.

Pierre Cardin in his atelier, 1957. (Photo: Courtesy of Archives Pierre Cardin. © Archives Pierre Cardin)

Nel 1954 introdusse l’abito a bolle, il “dubble dress” che reinventa le forme femminili, sovvertendo gli stili classici e i canoni estetici. Definito come uno stilista futurista, sconvolse il mondo della moda parigina firmando una collezione di abiti low cost per i grandi magazzini e aprì in Giappone, per primo, un negozio d’alta moda.

La collezione per i grandi magazzini Printemps gli costò l’espulsione dalla Chambre Syndacale francese di alta moda, nella quale però venne poi reintegrato.

Lo stile all’avanguardia, le forme geometriche degli abiti, i colori vivaci, la sperimentazione lo hanno sempre elevato a stilista che anela al futuro, proiettato verso il domani. Le forme diventano ondulate, cerchiate, nella moda così come nell’architettura. A Cannes la sua residenza presenta dei motivi e delle strutture a forme di bolla. Uno stile futurista ben espresso nella sua collezione Cosmocorps del 1964. Tessuti impensabili per l’epoca come il vinile e la plastica fanno il loro primo ingresso nella moda e gli abiti geometrici e all’avanguardia vengono ospitati in una mostra al Brooklyn Museum di New York, sancendo un successo internazionale.

Non solo moda: il suo marchio esce dalle passerelle e arriva ai profumi, ai cosmetici, ai gioielli, agli orologi, persino ai ristoranti e sulla Muraglia Cinese, dove nel 2018 ha luogo una memorabile sfilata.

Oggi il mondo perde un’altra stella, quella stessa stella che nel 2020 è stata posata al Palm Spring Walk of Stars con la dicitura “designer futurist”.

Di lui resta il coraggio di osare, la fantasia di un’artista che ha creato un mondo nella moda plasmando quel futuro da lui tanto immaginato che è pronto adesso, come prima, ad accogliere il suo nome.