Il 27 Novembre 2020 su Disney + è arrivato Noelle, un film natalizio che si affianca a quelli già offerti dalla piattaforma. Questo è il periodo giusto per fare una scorpacciata di film natalizi e io vi consiglio di non farvi mancare proprio questo.
LA TRAMA

Noelle Kringle (interpretata da una sempre giovane Anna Kendrick) è la figlia di Babbo Natale. Nutre un acceso spirito natalizio che non tramonta nemmeno quando suo padre muore. A succedere e vestire l’abito rosso con la barba bianca, come da tradizione, sarà suo fratello Nick. Ma il ragazzo non nutre per nulla il desiderio di assumersi questo incarico. Anzi, sotto consiglio della sorella, si prende un breve periodo di vacanza dal Polo Nord proprio in prossimità del Natale. Al villaggio innevato scoppia allora il caos: senza Babbo Natale i bambini di tutto il mondo non potranno ricevere i regali. Momentaneamente viene scelto come Babbo il cugino Gabe, un tecnico informatico che poco avverte però lo spirito natalizio. A Noelle non resta altro che partire alla ricerca del fratello, che sembra essersi stabilito a Phoenix. Un viaggio che in realtà la condurrà alla scoperta di se stessa.

IL TEMA DELLA RESPONSABILITÀ

Come si evince dalla trama, Nick Kringle scappa dall’eredità che gli lascia suo padre: ovvero quello di diventare il nuovo Babbo Natale. Quello di scappare dalle proprie responsabilità, da ruoli ereditati non sempre benvoluti, è un tema molto ricorrente sia nella finzione che nella realtà. Fuggire dai propri compiti è molto più semplice che affrontarli, soprattutto quando non sono affatto graditi. Vestire panni che prima erano degli altri ma che non ci calzano a pennello è più faticoso che trovare una comune occupazione. Insomma, ci si può sentire davvero stretti anche negli abiti larghi di Babbo Natale. Nick lo sa e le tenta davvero tutte per difendere la sua libertà di scelta.

LO SPIRITO NATALIZIO

Come molte pellicole analoghe anche questa è farcita dello spirito natalizio che gira più o meno attorno ai soliti concetti: essere più buoni e comprensivi, aprire il proprio cuore agli altri. Ma quello che sorprende ancora una volta è la reazione di Noelle al suo incontro con la realtà degli esseri umani: la ragazza, cresciuta in un ambiente totalmente differente come solo può essere il villaggio incantato di Babbo Natale, si domanda come alcuni uomini non abbiano di che mangiare o come una madre non abbia un lavoro per mantenere la propria figlia. Già: come è possibile che ancora oggi ci si debba stupire, negativamente parlando, di alcune terribili mancanze? Questa è domanda che, se afferrata, ci accompagna per tutta la durata del film.

NON FEMMINISMO MA SCOPERTA DI SÈ

Come molto spesso accade con pellicole del genere, il finale appare scontato fin dal principio. Alla fine sarà proprio Noelle a prendere le redini della situazione e a viaggiare la notte di Natale per portare i doni ai bambini. Insomma, Babbo Natale alla fine lo diventa una donna. Nulla di eclatante, visti i tempi. Ma attenzione a non scambiare questa scelta come un semplice inno al femminismo. Noelle diventa un moderno Babbo Natale non perché donna ma perché lo merita. Lei ha la scintilla, lei capisce i bambini, lei sa stare in mezzo alla gente, lei ama il Natale e soprattutto ama donare. Assume il ruolo di suo padre per meritocrazia non per sovvertire l’ordine e nemmeno per pestare il piede sull’acceleratore sulla questione femminile. In fondo, è un film di Natale. Deve allietare e farci sognare, non propinarci morali.

Il Natale, del resto, lo vive bene chi davvero lo percepisce e chi sa che è nel donare il vero senso della festa. E in nient’altro.

Insomma, questo è un film per tutta la famiglia da guardare con un bel sorriso sulle labbra. Un film che può insegnarci qualcosa, se soltanto prestiamo attenzione.