Anche la programmazione informatica è figlia di una donna: Ada Lovelace. Ma chi era e che cosa ha inventato?

Chi era Ada Lovelace?

Cosa sono le icone, papà?

-Sono immagini sacre, figliolo.

-E come mai Windows ne ha così tante?

-Perché occorre sempre un miracolo per farlo funzionare!

È vero, a volte gli strumenti tecnologici che ci circondano ci fanno disperare. E nella nostra mente risuonano le parole della mitica Lady Violet: «Ma questo è uno strumento di comunicazione o di tortura?». Chi infatti non ha mai dovuto combattere contro Internet in crash al momento meno opportuno o contro un dispositivo mal funzionante? O, peggio, infettato da un virus?

Tuttavia ammettiamolo, senza il nostro computer o senza il web saremmo persi. Questi strumenti ci hanno decisamente cambiato e migliorato la vita e sono ormai praticamente indispensabili, soprattutto in questo difficile periodo che stiamo attraversando.

Eppure non tutti sanno che, se possiamo usufruire di queste tecnologie, dobbiamo ringraziare una donna straordinaria, che grazie al suo talento, tenacia e determinazione ha posto le basi della programmazione informatica. Sto parlando di Augusta Ada Byron, meglio conosciuta come Ada Lovelace.

Sì, Byron, avete letto bene. Una famiglia di prodigi, si potrebbe dire. Anche se i risultati di Ada sono frutto non solo di talento, ma anche di intenso studio e grande forza d’animo.

Unica figlia legittima del celeberrimo poeta Lord Byron.

Ada nasce a Londra il 10 dicembre 1815. Cresce con la madre, Anne Isabella Milbanke, dal momento che Byron si separa dalla moglie poco dopo la nascita della piccola e muore quando la bambina ha solo otto anni. Ada è anche molto cagionevole. Soffre di cefalea con problemi alla vista e il morbillo la paralizza e costringe a letto per quasi un anno (riprende poi a camminare con l’aiuto di grucce).

Queste difficoltà non le impediscono però di seguire un rigoroso percorso di formazione, volto soprattutto allo studio della matematica e delle scienze. È la madre, anch’ella una matematica, a indirizzare la figlia verso queste materie, per un motivo curioso: non farla diventare come il padre. Anne teme infatti che Ada possa ereditare gli ideali romantici e il carattere lunatico di Byron. Pertanto si impegna a impartirle un’educazione imperniata sulla ragione e sulla logica.

Gli anni Trenta dell’Ottocento segnano un punto di svolta nella vita di Ada.

Dal 1832 il suo talento emerge, nel 1835 sposa il conte di Lovelace William King-Noel (da cui avrà tre figli), nel 1833 incomincia a frequentare la Corte e conosce personaggi come Charles Dickens, Michael Faraday e Charles Babbage. Fondamentale è l’incontro con quest’ultimo, matematico e filosofo ideatore della macchina analitica, primo prototipo di computer meccanico sviluppato per eseguire compiti generici.

Ada si appassiona al lavoro di Babbage e inizia a studiare i metodi di calcolo realizzabili con le macchine differenziale e analitica. Elaborando il primo algoritmo per calcolare i numeri di Bernoulli: questo algoritmo è pensato per essere elaborato da una macchina e può quindi essere considerato il primo programma informatico della storia. In virtù di questi studi Ada viene ricordata come la prima programmatrice di computer al mondo; è anche la prima a prevedere la capacità futura dei computer di effettuare compiti diversi dal calcolo numerico. Lo stesso Babbage prova grande stima e ammirazione per la Lovelace, tanto da soprannominarla “l’incantatrice dei numeri”.

Ada traduce e commenta la descrizione del progetto di Babbage elaborata dall’ingegnere Luigi Federico Menabrea.

L’articolo viene pubblicato nel 1843 in Scientific Memoirs di Richard Taylor e descrive la macchina analitica come uno strumento programmabile di fondamentale importanza per il futuro della scienza. La Lovelace anticipa anche il concetto di intelligenza artificiale, sebbene pensi che la macchina non possa diventare pensante come una persona.

A soli 36 anni, però, la giovane matematica si ammala di cancro uterino, tumore che la porta alla morte nel 1852. Nonostante non abbia praticamente mai conosciuto suo padre, la fascinazione che Ada prova nei suoi confronti è tale da spingerla a chiedere di essere sepolta vicino a lui. Le sue volontà vengono rispettate e Ada Lovelace riposa nella chiesa di Santa Maria Maddalena nella piccola città inglese di Hucknall, accanto al padre, deceduto anch’egli all’età di 36 anni.

Cento anni dopo la sua morte, nel 1953, vengono ripubblicati gli appunti di Ada sulla macchina analitica di Babbage, riconosciuti come la descrizione di un primo modello di computer dotato di software. 

Alcuni detrattori sostengono che Ada non sia una programmatrice, che le sue conoscenze siano troppo superficiali e che le prime istruzioni operative per la macchina analitica siano opera di Babbage. Tuttavia gli appunti e la visione lungimirante della Lovelace provano la sua intelligenza e abilità. Gli argomenti addotti contro di lei sono quelli comunemente usati per screditare i contributi delle donne alla scienza ed è innegabile che Ada Lovelace abbia previsto e contribuito alla moderna rivoluzione tecnologica.

La maggior parte degli scienziati ha infatti riconosciuto il suo valore e le sue scoperte. E a Ada sono stati tributati vari riconoscimenti. Nel 1979 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha sviluppato un nuovo linguaggio per unificare i linguaggi di programmazione da impiegare sui propri sistemi, denominandolo Ada in suo onore. La piattaforma Cardano ha chiamato ADA la criptovaluta usata per inviare e ricevere fondi e Lovelace la sua più piccola sottounità; alla figura di Ada Lovelace è infine ispirato il film del 1997 Conceiving Ada di Lynn Hershman Leeson con Tilda Swinton.

Alcuni studiosi sostengono anche che Ada abbia ispirato il lavoro di Alan Turing.

Si ha altresì notizia in una lettera alla madre del progetto di un velivolo a motore con la forma di un cavallo alato. Un autentico genio, che secondo alcune fonti ha però anche uno scheletro nell’armadio: nel 1840 Ada si appassiona al gioco d’azzardo, vizio che le crea non pochi problemi finanziari e che la costringe a impegnare segretamente i diamanti della famiglia Lovelace. Sembra anche che Ada e Babbage si scambiassero un libro contenente calcoli per predire i risultati delle corse dei cavalli.

Questa è la straordinaria Ada Lovelace. Vorrei a questo punto lasciarvi cedendo a lei la parola, riportandone tre frasi che ho trovato particolarmente ispiranti:

«Cos’è l’immaginazione?… È una divina, una nobile facoltà. Rende la terra sopportabile; ci insegna a vivere, nel tono dell’eterno.»

«Questo mio cervello è qualcosa di più che semplicemente mortale; come il tempo dimostrerà.»

«Non sono mai davvero soddisfatta di capire qualcosa; perché, per quanto possa comprenderlo bene, la mia comprensione può essere solo una parte infinitesimale di tutto ciò che voglio capire riguardo le molte connessioni e relazioni che mi vengono in mente.»

Il mondo è infinitamente complesso e bisogna avere l’umiltà di riconoscere che non possiamo comprendere tutto e che c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Ma forse il primo passo e la chiave del successo sono proprio questa umile consapevolezza e la curiosità che ne deriva, che ci sprona a spingerci sempre oltre, a osservare, a capire, a studiare qualcosa di più.

Ada Lovelace ci ha insegnato che la mente di ciascuno di noi ha enormi potenzialità. E può produrre frutti immortali, a patto che vengano sempre mantenute vive la curiosità, l’immaginazione e la perseveranza.

Ascolta l’articolo direttamente dal nostro canale YouTube, letto da Corinne Savarese