Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia data dal corona virus( e tutto ciò che comporta e ne consegue) e lo smart working. Una forma di lavoro da remoto. Letteralmente, lavoro agile, ma in cosa consiste? E come si sviluppa nella realtà quotidiana?

L’argomento è molto “caldo”, ogni giorno vengono pubblicati nuovi articoli e curiosità. Dalla segretaria che chiedendo di passare al lavoro da casa viene aggredita dal capo che le tira il cellulare (atto denunciato alle autorità competenti. Fonte) al report di SOStariffe.it che ha stimato che maggiorazione dei consumi dovuti a studio e lavoro domestico (fonte).

E naturalmente la letteratura contemporanea non poteva mancare a questo quadro in continua evoluzione, sono molti i titoli che raccontano questa nuova realtà.

“Donne!!! È arrivato lo smart working. Opportunità o trappola?” di Simona Branchetti, edito da LEIMA edizioni. Posti di fronte a un’emergenza sanitaria che ha profondamente segnato il 2020, il Paese è stato costretto a un improvviso cambio di rotta e di abitudini costringendo milioni di famiglie, blindate in casa, a rivedere la propria dimensione domestico-lavorativa, riorganizzando tempi e modi del nostro vivere quotidiano, non sempre con successo.

Dal punto di vista del lavoro, è stata l’occasione per una sperimentazione su larga scala del lavoro cosiddetto “agile”, svelandone pregi e limiti. Donne!!! È arrivato lo smart working è un’analisi basata su dati reali e testimonianze di quest’esperimento sociale che ha trasformato le nostre case in uffici, portando alla luce ruoli e rapporti tra sessi che pensavamo molto più evoluti e maturi per il raggiungimento di quella parità di genere che la quarantena ha invece mostrato essere ancora molto lontana.

Lavorare da casa è stata un’impresa di extreme working per molte donne, ha evidenziato l’esistenza di una disparità di ruoli, ancora fortemente radicata nel nostro tessuto sociale, che queste nuove dimensioni lavorative potrebbero ampliare se non supportate da adeguate politiche familiari e occupazionali che devono includere necessariamente una capillare digitalizzazione del nostro Paese e un’adeguata formazione della cosiddetta quota rosa nel mercato del lavoro di oggi e di domani.

Un futuro che guarda allo smart working come strumento per migliorare la qualità della vita e alla woman economy come opportunità di crescita che non può che passare attraverso una profonda revisione del mercato del lavoro e delle sue regole. Il libro parte dal racconto di quello che è stata l’esperienza Covid e analizza i vantaggi e gli svantaggi del lavorare dal proprio salotto, le potenzialità del lavoro agile ma anche i rischi soprattutto per le donne.

E poi ci sono i classici, come Smart working. La rivoluzione del lavoro intelligente di Domenico De Masi, edito da Marsilio. «Come il passaggio dalle botteghe alle fabbriche richiese alcuni decenni, così quello dall’ufficio allo “smart working” sta facendo il suo cammino. La pandemia ha inaspettatamente accelerato questo processo che proseguiva con lentezza a causa di un ritardo culturale di aziende e pubbliche amministrazioni. Tuttora molti si affannano a correre da una parte all’altra perché i ritmi della catena di montaggio tardano a dileguarsi, ma lo “smart working” arriva al momento giusto per facilitare la loro liberazione.»

All’inizio del 2020 pare che solo 570 mila italiani lavorassero in smart working. Ai primi di marzo, con l’isolamento imposto dal Covid-19, sono improvvisamente diventati 8 milioni. Che cosa è successo nel frattempo, e che cosa avverrà in futuro? Quali sono i motivi che finora hanno impedito il diffondersi di una modalità di lavoro più produttiva, ecologica, meno costosa e stressante? E come cambierà, sul lungo periodo, la nostra routine quotidiana finora scandita dall’alternanza tra ufficio e tempo libero?

Per rispondere a queste domande urgenti e radicali Domenico De Masi, il maggiore studioso e teorico italiano dello smart working, ha messo a frutto quarant’anni di esperienze e ricerche nel settore e, durante i mesi del lockdown, ha coordinato un’indagine a tutto campo, giungendo alla conclusione che quello in atto sia solo l’inizio di un processo che vedrà rivoluzionato non solo il tempo e il luogo del lavoro, ma il suo significato, il suo contenuto e il suo ruolo

Tutti esempi di come la vita professionale e privata ormai si intersecano, la casa può diventare il nuovo posto di lavoro. Facciamo un po’ di chiarezza tra smart working e telelavoro anche dal punto di vista legislativo.

Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività (link: https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/smart-working).

Una forma di lavoro diversa dal vecchio e caro telelavoro?

I punti in comune sono molti e rappresentati certamente dall’utilizzo delle nuove tecnologie al fine di lavorare da remoto tramite internet, la presenza in azienda non è richiesta (ciò riduce anche gli spostamenti, l’inquinamento, il traffico, la diffusione del virus killer).

Attualmente lo stato di emergenza iniziato nel 2020, è stato prorogato fino al 30 aprile 2021, quindi quando e per quanto possibile le aziende manterranno queste forme di lavoro a distanza,cruciali sopratutto per le così dette, categorie fragili.

Il lavoro da casa, quindi non è sempre uguale e sono diverse anche le normative e regole, vediamole insieme nel dettaglio:

Il telelavoro , definisce una prestazione lavorativa definitiva al di fuori della sede di lavoro fisica del collaboratore, grazie al supporto di tecnologie dell’informazione e della comunicazione(ICT).

Tale forma di collaborazione è disciplinata per i contratti di lavoro subordinato dal D.P.R. n. 70/1999, art. 2, c. 1, lett. b); Accordo 9/6/2004, art. 1, c. 1. e differenzia il settore pubblico da quello privato:

  • per l’Amministrazione pubblica il telelavoro è “la prestazione di lavoro eseguita dal dipendente di una delle amministrazioni pubbliche, in qualsiasi luogo ritenuto idoneo, collocato al di fuori della sede di lavoro, dove la prestazione sia tecnicamente possibile, con il prevalente supporto di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che consentano il collegamento con l’amministrazione cui la prestazione stessa inerisce”;
  • per l’impresa privata il telelavoro “costituisce una forma di organizzazione e/o di svolgimento del lavoro che si avvale delle tecnologie dell’informazione nell’ambito di un contratto o di un rapporto di lavoro, in cui l’attività lavorativa, che potrebbe anche essere svolta nei locali dell’impresa, viene regolarmente svolta al di fuori dei locali della stessa”.

Lo smartworking, definisce una prestazione lavorativa momentanea (“smart = agile”) che può essere sfruttata in diverse senza circostanze e non è definitiva. Il lavoratore opera momentaneamente al di fuori dalla sede di lavoro fisica del grazie al supporto di tecnologie dell’informazione de della comunicazione(ICT).

Il termine inglese “smart” è riferito all’obiettivo finale da raggiungere, ovvero migliorare la produttività conciliando tempi e lavoro. Il nostro ordinamento giuridico lo regolamenta con la legge 81/2017, di cui i punti cardini sostanziali sono: la flessibilità organizzativa e la volontà delle parti sottoscriventi l’accordo. Naturalmente è sottintesa la fruibilità di rete internet, elettricità, pc e tutto quello che occorre per svolgere l’attività lavorativa in luoghi diversi dalla sede ordinaria.

Sia smart working che telelavoro, prevedono che il datore trasferisca in quella sede le stesse responsabilità che si avrebbero in ufficio, oltre che naturalmente la protezione dei dati.

Il datore di lavoro ha la responsabilità di adottare misure appropriate, in particolare per quel che riguarda il software, atte a garantire la protezione dei dati utilizzati ed elaborati dal telelavoratore per fini professionali. Il telelavoratore è responsabile del rispetto di tali norme. Anche per quanto concerne la formazione, i lavoratori a distanza fruiscono delle medesime opportunità di accesso alla formazione e allo sviluppo della carriera dei lavoratori comparabili che svolgono attività nei locali dell’impresa e sono sottoposti ai medesimi criteri di valutazione di tali lavoratori.

Oltre alla normale formazione offerta a tutti i lavoratori, i lavoratori a distanza ricevono una formazione specifica, mirata sugli strumenti tecnici di lavoro di cui dispongono e sulle caratteristiche di tale forma di organizzazione del lavoro.

Sono molte e poliedriche le regole e le possibilità offerte dal lavoro a distanza, il biennio 2020-2021 è stato e continua ad essere diverso da tutto ciò che conoscevamo ed a cui eravamo abituati. Un periodo storico a tratti rivoluzionario, senza più certezze e comfort zone, con confini fisici e virtuali che si dilatano e restringono in continuazione. Una realtà mutevole che ha creato una quotidianità diversa, a tratti quasi distopica.