I luoghi della cultura, in passato come oggi, sono sempre stati molteplici. Teatri, cinema, piazze, biblioteche. Ciascuno di questi ha subito trasformazioni. E c’è stato un tempo in cui anche la stampa, il libro, ha visto una rivoluzione. Anche per opera di un certo Aldo Pio Manuzio.

Siamo nella seconda metà del 1400. Aldo Pio Manuzio, umanista italiano, ha a cuore di preservare la letteratura greca e latina. Letteratura che studia a Roma e poi a Ferrara, città e luoghi della cultura. Intuisce che per rendere eterni autori come Virgilio non basta studiarli, ma occorre riprodurli. Ecco che Manuzio non si ferma a sfogliare i libri ma decide di stamparli. Diventerà così uno dei più importanti editori di quel tempo.

La prima officina in italia

Ma facciamo un salto nella città di Subiaco. Ci troviamo nel monastero di Santa Scolastica. Nel 1465 i due stampatori tedeschi, Corrado Sweynheym e Arnoldo Pannartz, impiantano la prima officina tipografica. I due si trasferiscono qualche anno dopo a Roma, per proseguire nella loro attività. Ma lasciano a Subiaco alcuni dei macchinari tipografici.

Ma come si stampavano i libri nell’Europa del Quattrocento? La figura che componeva carattere per carattere la matrice del testo si chiamava, appunto, “compositore”. Una volta inchiostrata con i caratteri posti al punto giusto, la matrice veniva pressata nel torchio. Un lavoro complesso e faticoso che veniva svolto da due uomini alla volta. Un lavoro meraviglioso, per chi amava e ama i libri come dispensatori di cultura.

Editore italiano.

Il Manuzio, così impregnato di cultura classica, dovette sentire il richiamo della carta. Carta intesa come strumento per trasferire la cultura ai posteri. Ed è per questo che tra il 1489 e il 1490 si trasferisce a Venezia. Infatti la Serenissima era considerata la capitale dell’editoria italiana.

Tuttavia avviare una officina tipografica non doveva essere semplice. In primo luogo occorrevano denaro, intraprendenza e ovviamente della carta. Manuzio non si fece spaventare da ciò, ma anzi aggiunse a questi “particolari” anche una buona dose di intelligenza.

Letteratura tascabile

Infatti la sua grande intuizione fu quella di stampare dei libri tascabili e dunque di più agile consultazione e lettura. La gran parte dei libri, infatti, erano in un formato tale da consentirne la lettura con il supporto del leggio. In realtà già vi erano in circolazione dei libri tascabili ai tempi di Manuzio. Opere però popolari, raccolte di poesie e di materiale divulgativo.

Manuzio invece dà il via a una serie di libri tascabili di autori classici latini a partire da Virgilio. Non disdegnerà nemmeno il grande Petrarca, anche se di quest’ultimo pubblicò le opere in volgare. La produzione di Manuzio dunque è rivolta ai grandi della letteratura. E per la prima volta questi saranno fruibili per tutti, in un’edizione da collezione da portare ovunque. Una vera e propria rivoluzione.

Il corsivo

L’editore del quattrocento viene anche ricordato per il suo “corsivo aldino”. Più chiaro da leggere, raffinato, si contrapponeva al carattere più pesate del gotico. Anche se lo stesso Manuzio confessò di essersi ispirato, per la riproduzione di questo carattere, ai corsivi dei codici quattrocenteschi.

Molte furono le opere contraffatte che cercavano di imitare la stampa del Manuzio. Altri editori provarono a imitare la sua perspicacia nel divulgare opere in un formato di voga ancora oggi.

Piccoli libri ma di grande spessore. Piccole opere che fanno cultura. Una strabiliante idea che ha attraversato i secoli giungendo fino a noi.