Oggi, 7 Febbraio, è la giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Due termini che purtroppo hanno iniziato a far parte del nostro lessico e del quotidiano. Vittime sono ragazzi giovanissimi che non si sentono al sicuro in una società dove, molto spesso, prevale la legge del branco.

Secondo un rapporto istat più del 50% degli intervistati tra gli 11 e i 17 anni sono state vittime di bullismo da parte dei loro coetanei. Ma non solo; il periodo di pandemia che stiamo vivendo, che ha visto rinchiusi in casa gli adolescenti durante il lockdown, ha scatenato un incremento delle vittime anche del cyberbullismo. Atti violenti che corrono sui social, nuovi strumenti che se non controllati possono portare a conseguenze anche tragiche (vedi la vicenda della ragazzina di dieci anni morta per soffocamento a causa di una sfida sciocca su un social). La giornata contro il bullismo e cyberlullismo che ricorre oggi, 7 febbraio, è stata istituita per sensibilizzare e arrestare il fenomeno.

Ma cosa è il bullismo e perché nasce? Bullo è quel soggetto che vanta potere sugli altri, che utilizza modi e parole offensive, denigratorie, per schiacciare un altro soggetto, a sua detta, più debole. Bulli sono poi quelli che accerchiano il capo, facendogli da scudo e aiutandolo a mortificare l’altro soggetto.

Molto spesso il bullismo nasce in casa: la rabbia di un soggetto non viene incanalata bene e si sfoga all’esterno, dove le regole sono molto meno rigide e dove non c’è quasi nessuno a vigilare. In genere il bullo non attacca per poi fuggire, ma continua a inveire contro la sua vittima finché questa non viene completamente assoggettata, sia fisicamente che psicologicamente.

Numerosi purtroppo i fatti di cronaca nera che riportano ragazzini che si privano della vita pur di scampare al proprio carnefice. Fondamentale è dunque fermare questi atti poiché un bullo adolescente sarà sicuramente un pericoloso adulto, pericolo per future famiglie, se non per la società stessa.

In realtà la parola bullismo deriverebbe da quella anglosassone bully (a sua volta dall’olandese boel) che in origine aveva al contrario un significato positivo. Era usato come sinonimo di tesoro e, in seguito, di bravo ragazzo. Un significato che col tempo purtroppo si è completamente capovolto.

La parola cyberbullismo è parente stretta del bullismo e anzi, vanno di pari passo. Se un bullo attacca una vittima in genere non la tormenta soltanto nella realtà quotidiana ma la rincorre anche sui social, troppo spesso utilizzati con superficialità dagli adolescenti.

Come contrastare allora questo “fenomeno”? Denunciando. Parlandone con le proprie famiglie o con le forze dell’ordine competenti. L’appello di oggi, di questa giornata, è rivolto soprattutto ai genitori: non lasciate che i vostri figli diventino carnefici di altri. Oggi, più che mai, giornata contro il bullismo e cyberbullismo, insegniamo ai nostri figli il rispetto e l’educazione. Un compito non semplice ma che si può attuare con la pazienza e la perseveranza, insegnando loro a costruire e non a distruggere.

Non possiamo fermare gli atti violenti della nostra società se non iniziamo nel nostro piccolo a fare la differenza. Il bullismo è un problema di tutti. Agiamo adesso per non dovercene pentire in futuro.