Immaginate di vivere nel 1969, di essere delle bravissime scrittrici e di lavorare per un giornale importante. I vostri articoli unici, brillanti e intelligenti, vengono sempre approvati con entusiasmo, l’orgoglio e la passione vi fanno amare il vostro lavoro sempre un po’ di più. Sognate di diventare delle grandi reporter, giornaliste, redattrici, avete infatti tutti i numeri per esserlo. Eppure, qualcosa non va…

Siete pagate la metà rispetto ai colleghi maschi e quello che scrivete viene sempre pubblicato a nome loro. Perché sì, c’è un inganno, voi siete delle ricercatrici, ognuna affianca il proprio reporter, fate telefonate, fate ricerche continue spesso fuori sede e per ore e ore durante il giorno. Poi, passate tutte le informazioni a loro che, con grande tranquillità, le utilizzano, spesso non le rielaborano neppure, perché ciò che avete scritto è un lavoro talmente ben fatto che basta accostarci il loro nome e il gioco è fatto.

Tutto ciò accadeva davvero in quegli anni, non in tutti i giornali, ma in molti.

Questo tema viene trattato in maniera brillante nella serie del 2016 Good Girls Revolt, serie ispirata al libro scritto dalla giornalista Lynn Povich, che ha come protagoniste la hippie Patti Robinson, la rigorosa Jane Hollander e la timida Cindy Reston. Ognuna con una storia diversa alle spalle, ognuna con un carattere differente, ma accomunate dallo stesso sogno di realizzarsi nel lavoro per cui sono davvero dedite e portate.

Come ben sappiamo quelli sono anni di grande svolta, ma soprattutto di emancipazione e libertà sessuale: Patti conduce una vita libertina e sopra le righe, ciò non le impedisce di instaurare un rapporto di amicizia sincera con Jane che ha un concetto dell’amore ben diverso. Per non parlare di Cindy, sposata con un uomo che non ama e che riscopre la sua sessualità al di fuori del matrimonio.

Essere una donna in un giornale alla fine degli anni sessanta doveva essere davvero frustrante, sapere di avere un grande talento che non sarebbe mai sbocciato ma solo tarpato da un collega uomo.

La battaglia di Patti, Jane e Cindy, il riuscire a coinvolgere tutte le altre colleghe nel portare un reclamo, grazie a un’avvocatessa di stampo femminista, ha creato un legame profondo tra tutte, una forza, un’unione che mi ha commossa davvero molto.

Nessuna rivalità, nessun volere di sopraffare l’altra, solo il grande sogno di poter scrivere e di vedere il proprio nome sui loro scritti.

Al momento la serie è ferma alla prima stagione con un finale emozionante e illuminante anche se, forse per il poco pubblico, non vi sarà un proseguo. Trovo molto strano questo poco interesse verso il raccontare un pezzo importante della nostra storia e spero vivamente che venga presa in considerazione l’idea di un continuo della serie che avrebbe ancora molto da dire.

il libro in lingua originale ispirato alla serie lo trovate su Amazon mentre la serie su Amazon Prime Video.