Speciale 8 marzo. TUTTE A CASA. MEMORIE DIGITALI DA UN MONDO SOSPESO per la regia di Nina Baratta, Cristina D’Eredità, Eleonora Marino. Un film partecipato prodotto e realizzato dal COLLETTIVO TUTTE A CASA: Federica Alderighi, Nina Baratta, Giovanna Canè, Maria Raffaella De Donato, Cristina D’Eredità, Flavia De Strasser, Maria Antonia Fama, Rosa Ferro, Elisabetta Galgani, Elisa Flaminia Inno, Désirée Marianini, Eleonora Marino, Beatrice Miano, Viola Piccininni, Elettra Pizzi, Francesca Zanni
In occasione dell’8 marzo, a un anno dall’inizio del lockdown andrà in onda in prima serata alle 21.30 su La7D, il documentario Tutte a casa – memorie digitali da un mondo sospeso realizzato dal collettivo Tutte a casa, per la regia di Nina Baratta, Cristina D’Eredità, Eleonora Marino.
“Tutte a casa” nasce da un collettivo, composto da 16 donne. Tutte con un comune denominatore. Sono infatti professioniste del mondo dello spettacolo e della comunicazione. E si sono conosciute su una pagina Facebook i primi giorni di marzo 2020.
Hanno lanciato una call in cui chiedevano a donne di tutte le età e provenienze sociali di inviare alcuni video. Dovevano realizzarli con lo smartphone, e dovevano narrare la loro “quarantena”. Sono arrivati 8.000 video! Circa 500 donne, supportate da una regia a distanza, sono state scelte in base alle loro tematiche. La casa, il corpo, la cura, la crisi, la rinascita, la libertà.
L’8 marzo è una data simbolica in cui far andare in onda questo affresco di voci. Si narra del lockdown da marzo a giugno 2020 in Italia, dal punto di vista delle donne. Un osservatorio alternativo rispetto alla narrazione mainstreaming, tutta al maschile, della pandemia. I media, durante la quarantena, davano spazio solo a virologi, politici e scienziati e nessuno conosceva “la versione delle donne”. Eppure oggi sappiamo che sono loro ad aver pagato il prezzo più alto della pandemia. In termini economici, lavorativi ma non solo.
Nel film si recuperano i frammenti di questa realtà parallela a tratti angosciante, a tratti ironica, spudorata, “a viso aperto”.
C’è quindi la difficile quotidianità delle commesse del supermercato, tra i pochissimi luoghi aperti durante la quarantena. La dottoressa che si sveglia nella notte in preda all’ansia e agli incubi. La donna che in quarantena è riuscita a scappare da un compagno violento. Chi vive in un seminterrato e dalla finestra vede le piastrelle del cortile e un pezzo di cielo. “Mai come ora – dice – è chiaro che le scelte non sono uguali per tutti. Non avere un lavoro stabile non è uguale per tutti. Certi possono pure starci senza soldi per mesi, altri semplicemente no”.
E poi ci sono i giochi sulle terrazze con i bambini. L’insegnante che rimprovera online gli studenti di copiare le versioni. La figlia che si prende cura della madre anziana. Le feste di compleanno celebrate senza remore via whatsapp. Il lavoro incessante delle ostetriche che monitorano le gravidanze. Gli orti sui terrazzi. Gli episodi di solidarietà come le sarte che cuciono mascherine di stoffa da distribuire gratuitamente. Le volontarie che consegnano la spesa agli anziani.
Il racconto nato dal “tempo sospeso” è un’indagine poetica che si smarca completamente dalla narrazione d’inchiesta. Cerca invece le ragioni profonde e il senso di un vero e proprio “paradosso temporale”. Un periodo in cui sembrava non accadere nulla ma stava avvenendo tutto, dentro le mura domestiche.
Il film è stato prodotto dal collettivo Tutte a casa, con un crowdfunding su Produzioni dal basso.
La raccolta fondi durata 3 mesi ha superato l’obiettivo di 15.000 euro. È stato realizzato anche grazie al sostegno di Consiglio Regionale della Puglia Teca del Mediterraneo, Coop. Soc. Il Nuovo Fantarca e Sofia Klein film.
“La mia unica via di salvezza, parlare con qualcuno che in realtà è come parlare con nessuno: questo alla fine è un diario – dice una giovane protagonista mentre si riprende con il suo smartphone – Serve per parlare con te stessa e poi serve a mandare dei messaggi agli altri, non si sa a chi. Qualcosa rimarrà. Sapere che qualcosa rimarrà, come i re chiedevano i ritratti ai pittori. Perché questa cosa rimarrà, almeno fino a quando esisterà il cinema. Speriamo per sempre”
(Dal film Tutte a casa, Memorie digitali di un mondo sospeso)
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