L’etimologia delle parole Hip Hop deriva da “Hip” come conoscenza e “Hop” come movimento. Da ciò, il forte bisogno e desiderio di sentirsi liberi e riscattarsi da una società costruita sulla violenza, dalla discriminazione e dalla povertà tipica del Bronx degli anni ’70.
L’Hip Hop nasce l’11 agosto del 1973 da un’idea di DJ Kool Herc, immigrato giamaicano e conosciuto disc jockey di New York, negli anni tra il 1972 e il 1976. Si esibiva nel Bronx portando una cultura mista che spaziava passando dal reggae, al funk, al rock e alla disco music.
Gli anni ’70 sono stati davvero i più complicati per il Bronx: ancora oggi ne siamo davvero incuriositi e affascinati per le molte pellicole cinematografiche che ce lo raccontano, ce lo fanno vivere in maniera viscerale accompagnandoci per quelle strade spesso caratterizzate dalle macerie dove le gang si incontrano per stare insieme, per delinquere, per combattere o, semplicemente, per vivere nell’unico modo che conoscono.
Tutto ciò rispecchia davvero la realtà di quegli anni bui, ma con uno spiraglio di luce che è proprio un’arte come quella dell’Hip Hop, che ha illuminato molti giovani che, per allontanarsi da una vita che li avrebbe portati a morte certa troppo presto, hanno deciso di farne un vero stile da insegnare, poi, ad altri.
Hip Hop come modo di aggregarsi, di ritrovarsi, ma questa volta per sfidarsi a colpi di danza e non a colpi di pistola.
Così comincia la storia di un ballo che ancora oggi appassiona i giovani (e meno giovani) di tutto il mondo.
Ma come è diventato un ballo, vero e proprio oggetto di studio?
In primo luogo è sempre stato da considerarsi una disciplina che poteva essere imparata per strada e per questo a costo zero, quindi accessibile a tutti, in secondo luogo la creatività lascia ampissimo spazio non portando a seguire regole troppo rigide come altri tipi di danza.
L’aggregazione era – ed è – un altro punto a suo favore: ogni cittadino di qualsiasi nazionalità aveva e ha uno stile proprio, non vi è omologazione in questa danza, ognuno può insegnare e apprendere passi nuovi che sono proprio tipici della nazionalità della persona. E credo che questo sia il motivo di orgoglio più importante per una disciplina che può davvero essere seguita da tutti.
Le radio hanno cominciato e continuato, grazie ai dj come Kool Herc, a trasmettere con più interesse e frequenza musica che permetteva a tutti i giovani di esibirsi con passi sempre nuovi e originali, in gruppo e da soli, finalmente distratti dalla delinquenza o, comunque, con una grande e importante possibilità di riscatto sociale.
Viva l’Hip Hop che ancora ci fa appassionare e non smette mai di strapparci un’emozione e un sorriso alla voglia di vivere.
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