Martina Longhin, che già pubblicò con successo Una cartolina dall’aldilà, oggi ci propone una storia ahimè vera, capitata a una sua amica, e che lei ha portato su carta con l’intento di denunciare, sensibilizzare su un fenomeno che ha dell’incredibile: uomini che maltrattano le compagne.

Martina Longhin, L’inferno in una bottiglia.

Quando poi ci si mette l’alcol, la vita diventa un inferno!

Titolo: Anna. L’inferno in una bottiglia. Tratto da una storia vera

Autrice: Martina Longhin

Editore: Brè Edizioni

Pagine 166 formato 15×21 cm

In ebook solo su Amazon a 2,99, in carta a 11€ su Amazon, IBS Feltrinelli, In Mondadori e nei negozi di libri

Genere: narrativa sulla violenza contro le donne, biografico.

Uscita 25 agosto 2021

Sinossi

Stella è una giovane donna che crede nell’amore e nella famiglia. Sogna il principe azzurro e lo trova in Toni, un ragazzo del paese gentile e affascinante. Si innamora perdutamente di lui, lo sposa, ma troppo presto il suo sogno si trasforma in un incubo. Dov’è l’uomo dolce e premuroso? Chi è veramente Toni? E le domande assillano la mente: sono io a essere sbagliata? Non gli sono vicina come lui vorrebbe? Non posso lasciarlo, come farei a sopravvivere? Cosa penserebbe la gente? I figli hanno bisogno di un padre, devo sopportare, soprattutto per loro. Quesiti che non bisogna porsi. Di fronte alla violenza, l’unico colpevole è chi la mette in pratica: il violento. Un dramma come tanti, una vicenda realmente accaduta, terrificante, che coinvolge non solo una donna, ma anche i bambini. 

Anna, la figlia maggiore, racconta la tirannia di un padre padrone. Rivive le vicende che l’hanno portata a crescere in fretta, che la fanno partecipe di un mondo che, purtroppo, oggi è una realtà. Un inferno dal quale è necessario fuggire senza paure, senza nascondersi. Un libro di denuncia, un testo per spronare le donne a uscire allo scoperto, a scovare il coraggio per abbandonare uomini che tali non sono. Vittime che devono trovare la forza per staccarsi da padroni ignoranti, da soprusi che nessuno deve subire. Mai. Per nessuna ragione

Introduzione al fenomeno della violenza

Violenza, è un termine oggi molto diffuso; la sua etimologia deriva da “violare” (dal lat. violentia, der. di violentus «violento»), ovvero infrangere i limiti. Quali? Quelli personali e sociali.

La nostra cronaca, dai giornali alle tv,è ricca di eventi di “femminicidio” . Cos’è?

Uomini che uccidono le donne

In generale, si può definire femminicidio una qualunque forma di violenza sistematicamente sulle donne per subordinarne e distruggerne l’identità. Grazie all’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla morte.

Fatti di cronaca

Questa estate si sono verificati tre femminicidi in 24 ore, in regioni diverse, ma tutti nella penisola. La nostra legislatura è da tempo che sta adottando misure volte a contrastare la violenza contro le donne (il percorso è iniziato con la ratifica della Convenzione d’Istanbul, le modifiche al codice penale e di procedura penale volte a inasprire le pene di alcuni reati più spesso commessi nei confronti di donne, l’emanazione del Piano d’azione straordinario contro la violenza di genere e la previsione di stanziamenti per il supporto delle vittime). Attraverso il perseguimento di tre obiettivi: prevenzione dei reati, punizione dei colpevoli e protezione delle vittime. In quest’ambito si pone, in particolare, l’approvazione della legge n. 69 del 2019 (c.d. Codice rosso), volta a rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti, con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica.

Donne che uccidono gli uomini

Ma in questi giorni ci sono stati anche casi di donne che hanno ucciso il proprio uomo. Elena Scaini e Silvia Rossetto. Senza entrare nel merito dei processi e delle sentenze, due donne sono state carnefici e forse anche vittime. Ma è giusto chiamarli episodi di maschicidio? Come il brutto episodio accaduto diversi anni fa a William Pezzullo, che fu sfigurato dall’acido lanciatogli dall’ex fidanzata? E come lui, anche  Giuseppe Morgante.

Del resto la storia moderna è intrisa di omicidi al femminile, basti pensare al libro di Cinzia Tani, Donne assassine.

Quindi si potrebbe concludere che la violenza è un fenomeno diffuso, in crescita e che coinvolge vittime di tutti i sessi ed etnie.
MARTINA LONGHIN con il suo libro dà voce a due grandi piaghe sociali: la violenza e l’alcolismo.
Cosa ne penso

La violenza è un male sempre più diffuso a livello globale. Martina Longhin in Anna, la violenza in una bottiglia, riesce in poche pagine a dar vita a una storia rocambolesca e intrisa di dolore. Che passa di generazione in generazione.

Il libro

Tutto ha inizio dall’incontro di Stella e Toni, due ragazzi compaesani che si conoscono, avvicinano e innamorano. In modo diverso e malato. Lui è un pescatore alcolizzato, lei una ragazza ossessionata dal sentimento e le chiacchiere delle persone. E a nulla varranno i primi segni sul viso di Stella, le parole della sua famiglia e le lacrime condite di sangue. La giovane andrà avanti nonostante tutto e tutti, combatterà per quel rapporto al limite. Anno dopo anno, figlio dopo figlio. Oltre le angherie, i soprusi e le scene di violenza domestica a cui i bambini assistono inermi. L’autrice descrive con semplicità e forza una storia realmente accaduta verso il 1970, un secolo diverso e poliedrico. Sarà la primogenita, Anna a far luce su una saga familiare che ha segnato la storia del territorio e varie vite. Perché l’epilogo sarà devastante seppur prevedibile.

Prima di iniziare a scrivere questo libro, quando in TV vedevo i servizi sulle mogli, fidanzate o compagne vittime di violenza e purtroppo a volte uccise, non mi rendevo conto di quanta sofferenza si celasse nelle donne e spesso nei figli, costretti a vivere al fianco di un uomo che non è degno di essere chiamato in questo modo.
L’incontro con Anna e le sue vicende mi hanno catapultata in un mondo che credevo lontano. Mi ha aperto gli occhi su come questi fatti atroci siano parte della vita quotidiana. Parlando con questa donna coraggiosa, ho sofferto insieme a lei. Non è facile raccontare episodi realmente accaduti ma, alla fine, io e Anna ci siamo ritrovate unite in una battaglia che va combattuta e che bisogna vincere.
Insieme ci auguriamo che tutte le donne capiscano che ci sono tante persone disposte ad aiutarle, che non saranno mai sole a lottare contro i padroni. Devono fidarsi delle Autorità e delle Associazioni perché è proprio questo il caso di dire che insieme siamo una forza e possiamo arrivare a sconfiggere il male.

Martina Longhin