La Dottoressa Elisa Marcheselli, Psicologa e Psicoterapeuta Breve Strategica, risponde ad alcune domande per Pink Magazine Italia sulla violenza psicologica.
Nel grande orologio che segna la storia dell’umanità, è ancora possibile, volgendo lo sguardo indietro, riconoscere un tempo in cui qualsiasi atto di violenza o sopraffazione su una donna era comunemente accettato dalla società. Fortunatamente oggi non è più così ma è ancora difficile parlare e denunciare atti di violenza, specie quelli meno visibili come la violenza psicologica.
Si parla spesso di violenza sessuale e fisica, ma poco di quella psicologica, come mai?
Quando parliamo di violenza all’interno delle relazioni il pensiero automaticamente si rivolge verso forme di aggressione fisica o sessuale. Eppure, la violenza può presentarsi in forme, più subdole e meno visibili.
Di questa forma se ne parla meno perché difficilmente riconoscibile. Tuttavia è in grado di tenere la vittima in un sequestro emotivo che le impedisce di parlare e denunciare. La violenza psicologica si concretizza con maltrattamenti che mettono in atto un meccanismo di sopraffazione che va a minare l’autostima e l’identità di chi la subisce.
Un aiuto molto importante per una vittima può venire dagli amici o dai familiari. Ma come possono questi accorgersi che una loro conoscenza è vittima di abusi? Quali sono i segnali che possono aiutare a riconoscere una vittima di violenza psicologica?
Chi è vittima di violenza subisce un decadimento graduale della propria sicurezza, della propria autostima. Il ritiro sociale, l’isolamento, la scarsa comunicazione, un comportamento ambiguo e con segno di sofferenza possono essere degli indicatori che agli occhi di un osservatore attento si possono palesare.
Purtroppo, molte donne spesso non si rendono conto di essere vittime di violenza psicologica. Come mai questo avviene? Può una vittima “destarsi” da sola dalla condizione di violenza cui è soggetta?
In psicologia si parla della dinamica vittima- carnefice. La vittima sviluppa una sorta di dipendenza affettiva verso il carnefice, sentendosi in colpa e molto spesso dandosi la responsabilità dell’accaduto. Questo deriva dalla pressione e manipolazione psicologica che il carnefice attua, portando la vittima a credere che non può compiere niente senza il suo aiuto e che dipende in maniera assoluta da lui/lei (uso il lei, essendo presente anche una forma di violenza diretta da donne verso uomini).
Uno dei motivi per cui la vittima non si accorge di ciò che subisce è una vera e propria manipolazione psicologica, anche detta Gaslighting. Può spiegarci come funziona e la sua pericolosità?
Gaslighting, è una forma di manipolazione psicologica. Può essere molto traumatica perché rende la vittima completamente insicura di sé stessa su ogni ambito della propria vita.
Si concretizza nel portare la vittima a dubitare delle sue capacità cognitive come memoria e percezione. Il carnefice manipola lo spazio circostante facendo cadere in inganno la povera vittima che vive in una realtà fatta di false informazioni che il carnefice costruisce in maniera certosina a partire dalle piccole azioni quotidiane come, ad esempio, la predisposizione degli oggetti in casa, fino a cose più importanti della vita della persona.
Com’è possibile aiutare una persona vittima di violenza psicologica? Quali sono i suoi consigli per reagire a questa condizione?
Ogni violenza si interrompe buttando giù il muro del silenzio. La comunicazione, la denuncia, la segnalazione, sono l’unica forma di aiuto per uscire da questa condizione.
Ma se si sospetta che una persona sia vittima di violenza, bisogna agire con delicatezza e sicuramente parlare con professionisti esperti, presenti nel territorio, può aiutare a dare suggerimenti strategici specifici per il caso, in modo da attuare azioni mirate che possano aiutare la vittima a liberarsi del carnefice. Molto spesso le vittime vivono sentimenti contrastanti ed ambivalenti, quindi la gestione emotiva è complicata, segnalare la situazione e confrontarsi con i professionisti delle reti territoriali può essere un percorso percorribile in grado di portare risultati concreti.
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