Donne indiane e canne da zucchero: il lato oscuro, potrebbe essere il titolo perfetto per un documentario crudo e, purtroppo, reale.

Le donne indiane che lavorano come braccianti nei campi di canne da zucchero subiscono l’orrore di una indifferenza generale che parte dalla loro infanzia.

Una storia purtroppo vera

Ancora giovanissime, vengono sottratte alle loro famiglie, dalle loro case, per cominciare a lavorare in turni e giorni massacranti.

Siamo nello Stato di Maharashtra, in India centro-occidentale: la stagione della raccolta delle canne da zucchero comincia in ottobre e dura all’incirca sei mesi.

Il reclutamento di queste donne di tutte le età viene fatto direttamente nei loro villaggi dai mukadam, ovvero “agenti di reclutamento”.

Vengono portate in tende, le loro “abitazioni” per tutto il periodo del raccolto, senza luce né acqua corrente.

Questo basta già a inorridirci, a farci capire quanto sia ingiusto, sbagliato e violento.

Non c’è fine al peggio

Condizioni di lavoro disumane: la sveglia è alle tre del mattino e i turni sono di dieci ore consecutive sotto il sole e con un solo giorno di festa al mese.

Molte di queste donne, proprio perché non hanno scelta e devono lavorare il più possibile per produrre senza sosta, vengono sottoposte a interventi di isterectomia totale.

Una scelta portata da una assurda disumanità, cosicché non debbano “sopportare” i dolori del ciclo mestruale, rischiando di non poter lavorare.

I costi di questi interventi sono a loro carico: “Se non rimuovono l’utero, è un problema per noi, sono meno produttive. E se si ammalano di cancro, non ci servono più a nulla.”

Queste sono le assurde e inaccettabili parole di un mukadam.

“Il mukadam ci urla addosso se non lavoriamo abbastanza. Ci picchia molto forte, anche quando stiamo male. Grida ai nostri mariti che non lavoriamo sodo e che tocca rimborsare lo stipendio” ha confessato una donna ai giornalisti di France Télévisions.

Rete televisiva che si è occupata di un accurato reportage.

Cosa possiamo fare?

Nessuno di noi può certo presentarsi lì, in India, per fermare questa abominevole atrocità, una cosa però possiamo farla: controllare la provenienza dello zucchero di canna, se lo acquistiamo.

Piccoli gesti che, se compiuti tutti insieme, un po’ alla volta, possono fare una differenza anche se minima.

Facciamo attenzione ai prodotti che compriamo, evitiamo quelli di dubbia provenienza, perché dietro potrebbe esserci un abominevole sfruttamento.