Nella festività dell’Immacolata Concezione pubblichiamo 5 poesie più e meno famose, in ordine cronologico di composizione, dedicate alla mamma di Gesù, Maria, questa figura così importante per la religione cristiana e non solo.

San Bernardo si rivolge così, nel Paradiso, alla Vergine Maria e con questo escamotage letterario Dante Alighieri entrerà nella storia anche per le parole meravigliose dedicate alla Madonna e che Roberto Benigni ha spiegato dettagliatamente al grande pubblico televisivo:

Vergine madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ’l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra ’ mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre

sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte  fiate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietade,

in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontade.

Anche Alessandro Manzoni, del quale si ricorda in vita un’importante conversione, ci ha parlato di Lei, più volte, e del Suo nome in particolare, nel 1823:

 Il nome di Maria 

Santo nome, in fra i mortali
quale è il nome che ti avanza?
tu sei nome di speranza,
tu sei nome di pietà.

Se d’Adamo il pazzo orgoglio
al Signor ci fa ribelli,
per te, o Madre, siam fratelli
di Colui che ci creò.


Per te ancora al Ciel perduto
 nostra mente si solleva;
tu ci togli al fallo d’Eva,
tu ci torni al primo onor.

Quando pesa sul cuor mio
l’ingiustizia dei mortali,
quando a me verranno i mali,
il tuo nome invocherò.


Se dei troppi falli miei
caggio sotto all’empie some,
ripetendo il tuo bei nome
io mi sento confortar.

Egli è umìl non men che mondo,
questo giglio delle valli;
né perch’Ella è senza falli
mai rigetta chi fallì.


Ché ben sa che s’Ella intatta
tutto corse il tristo esigilo,
è sol grazia del suo Figlio,
che la volle preservar.

Tu se’ gioia ai cuori afflitti,
Tu se’ guida ai passi erranti,
Tu se’ stella ai naviganti,
Tu se’ grazia ai regnator.


Se la vita è un tristo calle
tutto sparso di ruine,
 questa rosa in fra le spine
il cammino allegrerà.

Tu conosci i  nostri guai:
per noi dunque il Figliuoi prega;
se ad ogni uom Egli si piega,
 per la Madre che farà?


Non ti chieggo della terra
le delizie passeggere,
ne lo scettro del potere
ne la febbre degli onor;
 prega Lui che alle nostre alme
verso il Ciel dia corso e lena,
e  la polvere terrena
ci dia forza a disprezzar.


Fa che sempre io mi ricordi
il colpevol viver mio,
onde alfin, placato e pio,
lo dimentichi il Signor;
onde possa, ancor che indegno,
rimirarlo senza velo,
 udir gli angioli del Cielo
il tuo nome risuonar.

Angiolo Silvio Novaro nacque nel 1866. Nei primi anni di scuola si trasferì a Oneglia, dove si trovava la ditta di famiglia che produceva e vendeva olio. Anche Angiolo successivamente entrò nella ditta di e la fece prosperare raggiungendo una stabilità economica che gli permise di dedicarsi anche alla scrittura. Fu tra gli autori del libro unico di stato voluto da Mussolini per le scuole elementari, a partire dal 1929. Morì nel 1938 a Oneglia, luogo che non abbandonò mai. Le sue poesie si ritrovano in molti libri di testo per le scuole elementari, anche in quelli posteriori al ventennio.

Questa la poesia per bambini che dedicò alla Madonna:

Maria Fanciulla

Umile come l’erba,
dolce come l’uva,
timorata degli uomini e di Dio,
tra le case e gli orti brevi
di Nazareth crescevi,
o piccola Maria…
…correvi alla fontana
per macinarvi il grano,
porpora filavi e lana;
stanca non era l’operosa mano
e docile come la canna eri
e buona come la manna.

Cesare De Titta, contemporaneo di Angiolo Silvio Novaro, scrisse alla Madonna queste  poche righe nel suo ricordo di bambino:

Alla Madonna

Madonna, come bella questa sera
t’ho riveduta in alto sull’altare
con il tuo manto del color del mare
e la tua veste bianca e la raggiera
delle dodici stelle, e l’ali e i veli
degli angeli… Ed avevi ancora il riso
di quando io bimbo ti guardavo fiso
e ti seguivo per lontani cieli.

Infine Trilussa, di cui vi raccontammo in questo articolo nei 150 anni dalla morte, così ci parlò di Lei:

Quannero regazzino, mamma mia
me diceva Ricordati, fijolo,
quanno te senti veramente solo,
tu prova a recità ‘n Ave Maria.

L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ maggia.

Ormai so’ vecchio, er tempo s’è volato.

Da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.

Come me sento veramente solo
io prego la Maronna Benedetta
e l’anima mia da sola pija er volo.