Lo abbiamo odiato, ignorato… eppure eccolo puntuale che arriva il 31 dicembre e con lui le convenzioni sociali che si trasformano quasi in un obbligo morale: fingere entusiasmo e falsa felicità mentre quel familiare tintinnio di flûte scandisce l’arrivo di un nuovo anno. 

Capodanno. La nostra “amata” società virtuale ci vuole sempre sorridenti davanti all’obiettivo con tante gif a corredare e decorare l’apparenza.

A Capodanno c’è chi cede al dictat sociale e chi vi si oppone fermamente.

Ma perché questa idiosincrasia per il Capodanno?

Ecco cinque motivi per cui questa festa non è da considerarsi una “festa”.
Motivo numero 1 

Se cediamo, il 30 dicembre, e ci lasciamo coinvolgere dall’ansia convenzionale, abbandonandoci ai dictat, al 99,9% l’ultima notte dell’anno ci ritroveremo  in un posto dove non vorremo essere, con conosciuti e semi sconosciuti, a condividere una forzata felicità, nella speranza che questa “tortura” passi presto e indolore.

Motivo numero 2 

Capodanno è davvero una tortura mediatica! Foto e Stories di cappellini e occhiali kitch con tanto di annata di turno viaggiano “felicemente falsissime” sul web totalmente incontrollati

Motivo numero 3 

Le aspettative che avevamo riposto nel Capodanno lo scorso anno, come attuazione dei cambiamenti che avremmo finalmente apportato alle nostre vite sono, con grande probabilità, miseramente crollate e l’80% delle volte ci troviamo dove eravamo un anno fa… a recitare mentalmente gli stessi buoni propositi. 

Motivo numero 4 

Il concertone amarcord in tv che ci fa premere il tasto “start malinconia” alla prima nota di “L’anno che verrà”, mentre vecchie glorie cantano “Sasuela” (che in realtà è Zazuera).

Motivo 5 

Gli odiati botti di Capodanno sono un incubo, soprattutto per chi a casa ha degli animali terrorizzati che vivono la notte di Capodanno ancor peggio di noi.

La mia tradizione di Capodanno? 

Pizza, latte, biscotti alla cannella e in tv Love Actually. 

Cheers!