Sul carico mentale delle donne in particolare sono stati scritti libri, opere teatrali, vignette, articoli di ogni tipo. Non vogliamo qui ripeterci, è indubbio che, un po’ per la diversità congenita uomo/donna, un po’ per un fatto culturale, le donne fanno lavorare tantissimo le loro menti, in relazione ad ogni loro impegno casalingo, professionale ed extraprofessionale. Raramente il loro pensiero è ego riferito, ma anzi il carico mentale si moltiplica in maniera direttamente proporzionale al numero delle persone a loro care. Familiari in primis, ma anche amici, colleghi, conoscenti. Per questo a volte è necessario fermare il flusso dei pensieri e delle programmazioni, se non si vuole impazzire.

In un articolo recente abbiamo parlato proprio dei gravi rischi che comporta l’essere (troppo) multitasking. Un mood che andava molto di moda qualche anno fa, ma che adesso sta lasciando sempre più spazio ad un pensiero critico incentrato sulla capacità di porsi e porre dei limiti per il proprio benessere psicofisico.

COS’E’ IL DIABETE DI TIPO 1

In questo articolo vorrei soltanto far riflettere su una realtà ancora poco conosciuta, in merito ad una malattia che rappresenta il 6% del suo totale. Si tratta del diabete tipo 1 o insulino-dipendente, una malattia autoimmune che colpisce uomini e donne soprattutto sotto ai 30 anni, e che ha lo stesso nome del diabete delle persone anziane, ma si tratta in realtà di una patologia molto diversa perché, improvvisamente e ancora senza una causa specifica scoperta, distrugge le cellule del pancreas preposte, appunto, alla produzione di insulina e quindi alla regolazione degli zuccheri nel sangue (glicemia).

Se la popolazione occidentale, che purtroppo si sta abituando a mangiare in maniera poco sana e a muoversi poco, facilmente lascia spazio al diabete di tipo 2, in cui le cellule che producono insulina funzionano poco e/o male e vanno stimolate con uno stile di vita corretta e delle pasticche, nel diabete di tipo 1 questa funzione è completamente inibita e la persona diventa in un certo senso il medico di se stessa ogni giorno, h24, senza pause. Deve infatti dosare le dosi di insulina da iniettarsi più volte, quotidianamente.

MEDICI DI SE STESSI H24/365… COME AL LUNA PARK

Talmente tanti sono i fattori che influiscono ogni giorno sulla glicemia che si ha spesso la sensazione di trovarsi sulle montagne russe, con l’aggiunta però che si vorrebbe tanto scendere perché non c’è né adrenalina, né divertimento. Il desiderio, soprattutto dopo molti anni di malattia, è quello di farsi una semplice passeggiata a piedi nella natura: il luna park ci ha stancati e nauseati.

Fuor di metafora, anche se la tecnologia in pochi decenni ha fatto passi da gigante con glucometri, microinfusori, sensori e insuline ultra rapide, in realtà la persona con diabete tipo 1 deve pensare a cosa e quanto mangerà e berrà, sia in termini di carboidrati che di grassi, ma anche a quante ore di digiuno ad esempio si ritroverà costretta a fare, se e quanto si muoverà in termini di esercizio fisico programmato o meno o se farà sforzi particolari (tipo pulizie di casa, camminate a piedi un po’ più lunghe, un giro in bicicletta, qualsiasi cosa di non preventivato…).

SI AGGIUNGA… IL CICLO!

Come se ciò non bastasse, anche l’adrenalina e lo stress influiscono tantissimo sulle glicemie, per cui corsi di respirazione e meditazione, insieme ad incontri con uno psicologo, potrebbero essere parte della terapia. In tutto ciò, nella loro condizione spesso svantaggiata, alle donne diabetiche gioca brutti scherzi anche il momento del mese in cui si trova. Ovulazioni, pre-ciclo e ciclo possono dare degli sbalzi non indifferenti e onestamente, sottraendoli ad un mese intero, i giorni che si possono considerare liberi da condizionamenti ormonali si contano sulle dita di due mani, quando va bene.

I sintomi delle ipoglicemie e delle iperglicemie spesso si provano ogni giorno, magari in forma leggera, ma sono fastidiosi e difficoltosi in entrambi i casi, e spesso influiscono sul nostro umore. In tutto ciò, ricordiamo che la malattia è cronica e che cioè per essa non si è ancora trovata una cura definitiva (anzi, fino a cento anni fa era mortale, come avevamo scritto qui).

Per questo, a pochi giorni dalla festa dell’8 Marzo, vorrei fare un applauso virtuale a tutte quelle donne che già quotidianamente combattono con tutto il loro carico mentale “normale” e che ad esso devono affiancare quello non indifferente del diabete di tipo 1.

Per tutte le altre: grazie dell’empatia, del supporto e siate sempre grate perché potete sedervi a tavola ogni giorno, più volte al giorno, senza dover cercare, prima di mangiare, di risolvere un algoritmo nella vostra mente!