Un giallo che mette al centro della narrazione l’approfondimento psicologico dei personaggi. L’affascinante storia di un ex detective che torna per un’ultima volta sul campo per risolvere l’intricato mistero del suicidio di un uomo, che forse maschera ben altro.

Michael Robert Michon scrive un’opera suggestiva e soprattutto insolita per il genere giallo. La vicenda, infatti, non ruota intorno alle classiche scene efferate a cui si è abituati leggendo questa tipologia di romanzi. La tensione nasce piuttosto dall’alone di ambiguità in cui sono avvolti tutti i personaggi, dal gioco di simulazioni in cui nessuno è ciò che sembra.

Annotazioni su un caso delicato di Michael Robert Michon è un giallo psicologico caratterizzato da segreti e inganni.

Il romanzo è narrato in prima persona da Sergio Segre, ex investigatore privato sessantenne che ha deciso di abbandonare la sua stressante professione, e di ritirarsi in un tranquillo paesino affacciato sul lago d’Iseo. Sergio, però, era e rimane un investigatore di razza, di quelli che fiutano il marcio a chilometri di distanza. E non può in alcun modo rinnegare la sua missione di vita. Il suo proposito di stare lontano dai guai è quindi ben presto tradito, quando il giovane commissario Triulzi gli presenta un caso dai contorni misteriosi. E il detective, appassionato decifratore degli enigmi insondabili dell’animo umano, non può che accettare di collaborare con lui.

Sono come un cane da tartufo, e il mio tartufo è il crimine. Anche attraverso quello più brutale ed efferato c’è sempre qualcosa da imparare sulla natura e la psiche umane. È questo che davvero mi interessa, capire sempre più a fondo la razza alla quale appartengo.

Ci troviamo a Bergamo Alta, nel 2007.

L’imprenditore di successo Giorgio Valdameri si è da poco suicidato in un modo alquanto stravagante. Ha raggiunto il fitto del bosco per gettarsi da una cascata. Triulzi non crede che egli si sia tolto la vita ma che invece sia stato ucciso, e decide quindi di indagare in maniera non ufficiale e di reclutare Sergio.

Non potevo essere pagato, ero un cane sciolto ormai, e la nostra collaborazione doveva essere informale e priva di ogni ufficialità. In ogni caso io non avevo bisogno di denaro, solo di provare ancora emozioni, magari meno violente di un tempo, ma abbastanza intense da traghettarmi senza troppi rimpianti verso la vecchiaia.

Il detective non condivide i dubbi del commissario sul presunto suicidio di Valdameri, ma gli basta penetrare poco al di sotto della superficie per rendersi conto che le ambiguità ci sono, eccome; Giorgio aveva nemici perfino all’interno della sua famiglia, ed era profondamente solo: una condizione che Sergio conosce bene, e che lo spinge a immedesimarsi sempre di più nell’uomo.

Michael Robert Michon presenta il punto di vista ironico e allo stesso tempo malinconico di un detective che ha sperimentato tanta oscurità e crudeltà nella sua vita, eppure riesce ancora a farsi toccare dal dolore altrui. Comincia ad avvertire sotto pelle la sofferenza di un uomo che aveva dovuto nascondersi per tutta la sua esistenza, non potendo mostrare chi era davvero. Realtà e apparenza si scontrano in questo romanzo in cui una famiglia altolocata e ipocrita gestisce non solo le ricchezze ma anche l’anima del suo esponente più fragile; la verità che scoprirà Sergio Segre farà male, a lui in primis, e lo spingerà ad auto analizzarsi come mai gli era accaduto in precedenza. Nell’epilogo tutti sveleranno la loro vera natura, e solo alcuni saranno meritevoli di una possibile redenzione.

Scheda

Casa Editrice: Castelvecchi Editore

Genere: Romanzo giallo

Pagine: 128

Prezzo: 15,00 €

Link per l’acquisto: Annotazioni Michon