La perdita di un figlio può distruggerti oppure donarti una incredibile forza d’animo, nonostante il dolore. La mamma di Nadia Toffa, Margherita, mette nero su bianco le emozioni più profonde in questo libro dedicato a sua figlia.
Non perdere tempo a piangere. Perdere un figlio è il peggiore incubo per un genitore. Ma ogni giorno sono tanti i figli che lasciano questo mondo e il dolore che resta è straziante. È successo a Margherita Rebuffoni Toffa, madre della giornalista e inviata delle Iene Nadia Toffa, scomparsa il 13 agosto 2019. Questo libro, scritto in collaborazione con il giornalista e autore Mauro Valentini e pubblicato da Solferino, è stato realizzato con l’idea di diffondere l’eredità morale che Nadia ha regalato a tutti coloro che l’hanno conosciuta, raccontando l’ultimo anno di vita della giovane e sfortunata giornalista, che ha cercato di combattere un cancro che non le ha lasciato scampo.
Una storia d’amore.
Margherita, nel suo ritrarre Nadia, fa un salto nel passato raccontando la sua di infanzia e la perdita di una sorella. Da lì in poi, la narrazione si muove verso il presente, alla sua vita da sposata, alle sue tre figlie e a quella figlia minore che sembra un vulcano che non accenna a spegnersi. Leggendo i racconti e gli aneddoti ci si accorge subito della personalità effervescente e decisa di Nadia. La sua caparbietà e la sua sincerità la porteranno a diventare la Iena di punta del noto programma televisivo. È cosi che Nadia Toffa è entrata nelle case di tutti. Ma come tutte le cose belle, spesso il prezzo da pagare è molto alto. Ma l’amore è il filo conduttore di questo racconto che avvince e avvolge come un romanzo: l’amore di una madre verso la figlia. Fino alla fine.
Un nemico imbattibile.
La diagnosi medica che colpisce Nadia è delle peggiori, ma la speranza è ciò che rende la vita possibile. Nadia lotta e con lei la sua famiglia. Ma ci lascia nell’agosto del 2019 a soli quarant’anni. Troppo pochi per una vita che doveva ancora essere del tutto vissuta. Eppure nelle parole di Margherita non c’è rabbia, non c’è disperazione; c’è un dolore composto e abissale, ma consapevole che nella vita non sempre le cose vanno come devono andare. Le persone ci lasciano. Tutti dobbiamo rientrare, ma qualcuno lo fa prima degli altri. Con questa presa di coscienza, il libro narra del modo in cui Nadia ha affrontato la sua malattia. Non esiste un libretto di istruzione, ogni malato affronta il dolore in modo assolutamente personale e, per questo, non giudicabile.
La forza di Nadia.
Eppure Nadia è stata giudicata da un’opinione pubblica feroce e frustrata, giudicata per sorridere troppo invece che vittimizzarsi per il male che l’aveva colpita. Nadia ha mostrato il volto di chi sta dall’altra parte, che combatte per sopravvivere e sua madre ha descritto questo percorso con una dolcezza che colpisce con la forza di uno schiaffo e porta ad una riflessione. Leggere questo libro mostra un cammino di dolore e di riscoperta, della presa di coscienza di realtà che reputiamo assurde. Non perdere tempo a piangere è ciò che insegna questo libro. Insegna a saper lasciare andare, a non perdere tempo dietro a cose inutili, a usare il dolore per vivere seppur nell’assenza di qualcuno perché, forse, più che piangere chi ci lascia, dovremmo essere contenti di averlo conosciuto e di custodire nel cuore e nella memoria i ricordi più belli.
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