Journal Intime di Chiara Capitani è nato come un’installazione audio, in cui le testimonianze di otto donne che invitavano il visitatore a entrare in una stanza dove poter condividere un’esperienza intima mentre le loro voci raccontavano. Oggi Chiara si racconta in esclusiva per Pink Magazine Italia.

«Quando ero bambina, mi era chiaro che la vita non valeva la pena di essere vissuta senza amore.»

Questo è l’incipit di All about Love di Bell Hooks, uno dei tanti libri che hanno ispirato la creazione di Journal Intime. Siamo nel 2018, e le pagine del mio diario sono piene di parole tormentate, figlie di un’ennesima dolorosa separazione, di una ricerca disperata di senso, di voglia di ricostruzione e di un nuovo incontro. Sono piene anche di descrizioni di incontri seguiti da ghosting, di attese snervanti per una risposta a un messaggio, di notti di passione che non diventavano mai due… e la domanda rimane sospesa: Perché?

Come spesso accade, ho cercato le risposte nelle parole degli altri. I libri di Eva Illouz, Mona Chollet, Virginie Despentes si sono intrecciati con quelli di storia del femminismo, con i saggi di Badinter e Bauman. Ma le pagine che hanno segnato più di tutte l’inizio di Journal Intime sono state quelle del Secondo Sesso di Simone de Beauvoir, in particolare il capitolo sull’Iniziazione Sessuale.

Nel 1949, de Beauvoir scriveva che la prima esperienza sessuale di una donna era spesso un momento violento e traumatico, mentre per l’uomo rappresentava un proseguimento del suo sviluppo sessuale. Per la donna, invece, era un taglio netto, un momento che, secondo gli psicologi dell’epoca, segnava per sempre la sua vita. Ho subito pensato alla mia prima volta, ai racconti delle mie amiche. Nel mezzo di quella confusione di pensieri, una domanda ha preso il sopravvento, come una voce che non poteva essere ignorata, e mi è sembrata quella che meritava una risposta immediata:

Cosa è cambiato nell’intimità della donna negli ultimi ottant’anni?

Il viaggio.

Il mio approccio è stato lo stesso: comprendere attraverso le parole degli altri. Ma questa volta desideravo qualcosa di più. Volevo ascoltare quelle parole dalle persone che avevano davvero vissuto quella storia. La prima donna a cui chiesi di condividere con me l’esperienza della sua “prima volta” fu mia nonna. Si raccontò con una generosità inattesa, lei sempre pudica e riservata su questi temi. Da casa di mia nonna a Treviso è cominciato il mio viaggio: un percorso tra Nord e Sud, tra l’Italia – il mio paese d’origine – e la Francia, il mio paese d’adozione dal 2009. Un viaggio di raccolta di pagine di diario, racconti e frammenti di vita. Gli incontri sono stati per lo più casuali, lasciandomi guidare dall’intuito. L’unica regola che mi ero imposta era quella di attraversare le epoche, raccogliendo storie di decadi diverse, per tracciare l’evoluzione dell’intimità femminile attraverso le generazioni.

Mi sono fermata a otto donne, un numero che per me rappresentava simbolicamente l’infinito.

Queste preziose testimonianze sono state raccolte in oggetti di ascolto: telefoni, walkman, radio, iPod. Ogni oggetto era scelto in base all’epoca della “prima volta” di ciascuna donna. Ho disposto questi oggetti in una stanza, arredata con una poltrona, una lampada, un tavolino su cui poggiava l’oggetto e una foto della donna che raccontava la sua storia, accanto ad altri oggetti simbolici legati alla narrazione.

Esposizione.

La prima installazione di Journal Intime è stata ospitata da Carrozzerie Not, uno spazio di avanguardia teatrale romana, con un foyer perfetto per accogliere la mostra. Poi, Journal Intime è arrivato in Sardegna, prima a Porto San Paolo e successivamente al festival Resilienza. Infine, siamo giunti al Teatro Garibaldi di Piazza Magione a Palermo, un teatro che intreccia passato e presente, che ha ospitato battaglie e occupazioni, con l’affresco di Anita Garibaldi che mi guardava dall’alto. Per questa occasione, ho invitato altre due artiste straordinarie a unirsi alla mostra: Eleonora Orlando con Queste Donne e Giulia Perelli con la sua Pietas.

In ogni installazione era presente una nona stanza, dedicata ai visitatori e alle visitatrici, con un libro in cui potevano condividere la loro esperienza della “prima volta”.

Gli scambi con le persone che hanno visitato la mostra sono stati incredibilmente ricchi ed emozionanti, pieni di traumi generazionali irrisolti, di violenze confessate per la prima volta, di condivisioni generose. E ancora una volta una voce interiore mi ha detto: Non puoi fermarti qui.

Il podcast e l’audiolibro.

Ho allora pensato a una forma più leggera, che potesse raggiungere più persone: il podcast. Grazie ad alcune coincidenze inaspettate, ho parlato con Elettra Mallaby, collega, amica e attrice di talento, che da tempo lavora anche su progetti audio per Edizioni Full Color Sound. Elettra ha subito amato Journal Intime. Grazie a lei, che ha curato il progetto, e a Romeo Filippi, direttore di Full Color Sound, che l’ha prodotto, Journal Intime è diventato un audiolibro disponibile su Storytel. In Francia è un podcast che esce due volte al mese, creato da una piccola equipe: io, Thi-lan Skinner come community manager e Ignazio Vellucci per il mixaggio del suono. È in corso la seconda stagione, in cui, accanto alle testimonianze delle “prime volte”, si intrecciano le storie di donne che lavorano con l’intimità attraverso l’arte, la psicologia, la medicina e la scrittura.

Perché?

Continuo a raccogliere storie, a trasmetterle oralmente, a registrarle, affinché l’unicità di ogni vita rimanga nella memoria. Perché la parola possa liberarsi e farsi ascoltare, perché l’esperienza delle altre ci aiuti a sentirci meno sole e soli, perché queste autobiografie possano raccontare una storia che appartiene a tutte e a tutti noi. Per poter comprendere ed evolvere, forti delle lotte già compiute e di quelle che ancora ci aspettano. L’importante è che lo faremo insieme.

Chiara Capitani

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