Tratto dall’omonimo romanzo di Ariana Harowicz, Die, My Love di Lynne Ramsay racconta il dramma della depressione post-partum. Jennifer Lawrence è protagonista assoluta. 

Grace e Jackson hanno tutta l’aria di essere una coppia felice. Alla morte dello zio di Jackson (Robert Pattinson), i due si trasferiscono nella sua casa, desolata, tra le foreste del Montana. Non si è trattato di una morte naturale né accidentale: lo zio si è sparato nel fondo schiena. Tra le carte da parati a fiori, mortifere, anni ’70, Grace resta incinta. 

“Cerco di concentrarmi sul libro di Virginia Woolf, un regalo di mio marito, ma sono troppo piena di latte.” Così racconta Ariana Harowicz nel romanzo. Nel film di Ramsay il latte materno si mischia all’inchiostro nero – gocce del liquido che porta avanti l’universo – la via lattea, irrimediabilmente macchiata. 

Prima di diventare mamma, Grace era scrittrice. La sua voce, però, la sua penna, non ha più nulla da dare al mondo. La neomamma passa le sue giornate a bere, desiderosa di agire ma incapace di farlo. 

Dalla cucina alla follia.

Il giorno dei festeggiamenti del sesto mese di vita di suo figlio, Grace non riesce a gioire. Una vera mamma cucinerebbe una torta, non la comprerebbe in un negozio. Il film ha inizio proprio nella cucina della casa – l’azione parte nell’orizzonte lontano, una profondità di campo molto estesa – i personaggi si avvicinano pian piano a noi spettatori, nel luogo dove la follia viene cotta a puntino. La tridimensionalità di questa scena d’apertura ricorda Quarto potere di Orson Welles. Nel classico hollywoodiano l’infanzia del protagonista viene lasciata all’esterno, mentre la macchina da presa si sposta all’indietro, inquadrando gli interni della casa dove verrà deciso il suo avvenire. Al contrario, Ramsay sceglie un’inquadratura fissa sulla cucina dove i suoi personaggi rinunceranno al loro futuro. 

Tutta la simpatia di Lawrence si intreccia alla drammatica follia suicida del personaggio. Ma è una follia liberatoria la sua: gattona per la proprietà in cerca di contatto con la terra – dove vorrebbe seppellirsi. Siamo partecipi di questa follia e in qualche modo, forse, la incoraggiamo anche, perché è un grido silenzioso di libertà.

Lynne Ramsay non giudica ma appare chiaro che Jackson non ha gli strumenti per affrontare le responsabilità paterne. (Diciamolo: se c’è un ruolo che Robert Pattinson sa fare bene, è quello del deficiente.) Dalle pagine del romanzo allo schermo, bestie, animali, insetti, sono onnipresenti. Il lato animale di questa follia, che scava nella terra, fa pensare a Nightbitch, una metafora altrettanto avvincente della neo-maternità che, però, ha un tono ben diverso. 

Se in …e ora parliamo di Kevin, Ramsay aveva analizzato il rapporto madre-figlio dalla nascita all’adolescenza, in Die, My Love, la regista si concentra sul rapporto intrinseco, vissuto intimamente in un conflitto corporeo tra la donna e la madre che questa donna vorrebbe essere. Una doppiezza tutta femminile che Grace non riesce ad accettare perché non è supportata. Jackson si dimentica del suo essere donna, la vede solo come madre. Grace non sa quale ruolo scegliere e rinuncia ad entrambi, con un senso di colpa tanto forte da non poterlo ammettere neanche a se stessa. 

Un incessabile ronzio è il suono della follia. Listen with your eyes, canta Grace, nella notte, che assume toni blu, violetti – il colore della depressione. 

Un nuovo cinema al femminile.

Die, My Love ha un ritmo particolare: è come se il film si schiantasse continuamente ma mai del tutto. È un graffiare costante. Ed è interessante notare che, come in Sound of Falling, l’altro film tutto al femminile in concorso per la Palma d’Oro, si volesse evitare un vero e proprio culmine. Nella messa in scena di questi dolori così intrinsecamente femminili, non c’è un apice. È una sofferenza costante, fatta di alti e bassi, con la quale si deve imparare a convivere. Non sono film pensati per spaventare. Sono film che mettono a fuoco una cognizione del dolore in modo inedito. 

Sostienici, offrendoci un caffè, clicca qui: PINK