È una delle voci più profonde e autorevoli della critica letteraria italiana contemporanea. Lucia Accoto si racconta alle lettrici e ai lettori di Pink Magazine Italia.
Lucia Accoto è una donna poliedrica, raffinata, profonda che ha saputo negli anni raccontarci le storie che leggeva attraverso i libri con freschezza, verità e assoluta onestà intellettuale. Giornalista e scrittrice salentina, Accoto ama definirsi al servizio delle storie e della bellezza. Critica letteraria amata e seguita sui social, scrive di libri per il quotidiano Libero. E in tv è una delle voci e dei volti di MilleunLibro di Gigi Marzullo su RaiUno.
Nelle sue recensioni Lucia Accoto è sempre guidata da un senso della narrazione pura, dove il messaggio che si cela dietro ogni libro è per lei una perla da scoprire. L’abbiamo incontrata per parlare con lei di letteratura, di scrittura femminile e di futuro dell’editoria.
Partiamo con una domanda secca, anche un po’ provocatoria: Che cos’è diventata la letteratura oggi, per te che sei una critica letteraria apprezzata e una giornalista di cultura poliedrica?
La letteratura è un grande focolaio di opere. In esso non c’è nessuna frattura tra ciò che è stato e ciò che è. È una costruzione continua di creatività che non sempre si può definire “letteratura”. Oggi si scrive di tutto e si pubblica di più. Più della vera domanda editoriale e l’offerta segna spesso testi privi di carattere, di storie, di stile linguistico. Molti libri sono annoverati nel mondo magico della letteratura, ma purtroppo sono solo testi di intrattenimento. Sono fiacchi, privi di quello che dovrebbero avere per essere considerati opere letterarie. Fortunatamente quelli che ci sono rappresentano dei capolavori.
Come e quando hai cominciato a occuparti di libri e perché?
Molto presto, parallelamente con l’attività di giornalista, circa venticinque anni fa. I libri sono da sempre il mio respiro, quello regolare, calmo. Come giornalista televisiva mi occupavo di cronaca nera. I servizi quindi dovevano essere veloci, precisi, ritmati. Non erano concesse sbavature e lo stile doveva essere stenografico. Sentivo il bisogno di scrivere anche a briglie sciolte, di lasciarmi andare ai volteggi dell’ispirazione che fluttua anche per un nonnulla e questo con il giornalismo non potevo assolutamente farlo. Per necessità, come forte desiderio di staccarmi dalla scrittura giornalistica, acchiappavo le parole per modellarle sui fogli, per farne ombre ed impronte. Per scrivere, e scrivere bene, dovevo leggere molto. Cosa che ho sempre fatto e continuo a fare.
I libri sono stati e continuano a essere la mia più grande ricchezza e il respiro più bello nei confronti della vita.
Lucia Accoto

Secondo te la scrittura femminile ha subito un’involuzione o un’evoluzione in questi ultimi trent’anni?
Si è evoluta, ma in pochi casi. E quei pochi sono la strada maestra per i lettori che recepiscono immediatamente la portata del libro che hanno in mano. Le autrici emergenti, mi riferisco soprattutto a loro, devono lavorare ancora molto sulla scrittura, che poche padroneggiano in modo impeccabile e armonioso.
Solo le scrittrici vere, talentuose e lo dimostrano anche con i contenuti non banali che aggiungono molto alla riflessione che il lettore è portato a fare con certi libri. C’è un rimpasto, in una sorta di pastone, nel riprendere quello che le scrittrici hanno lasciato alle altre come grande eredità, tanto che hanno fatto la storia della letteratura, ma purtroppo questo lascito arriva in mani non del tutto pronte per una responsabilità così importante.
La tua penna descrive con maestria romanzi, saggi, racconti. C’è un genere letterario che però più si avvicina alla tua sensibilità?
Il romanzo storico. Amo questo genere perché non è facile scrivere ricostruendo una precisa epoca, pur nei suoi segmenti e sfaccettature. Bisogna fare molta ricerca, conoscere la storia e catapultarsi in ambientazioni che richiedono un grande studio e impegno nella stesura del romanzo. Se sbagli, anche un dettaglio, sei fregato. E il lettore non perdona gli errori. Ti segna.
Qual è l’esperienza lavorativa che più ti è rimasta nel cuore, sempre legata naturalmente ai libri?
L’ideazione e la conduzione il format, che firmavo anche come autrice, “Libriamoci”. Avevo fiutato, in tempi non sospetti, che il web sarebbe stato il motore della nuova comunicazione. Mi occupavo già di libri ad ampio raggio, diffondendo la cultura della lettura. Volevo però arrivare soprattutto ai giovani che iniziavano ad usare i social. All’epoca esisteva solo Facebook e YouTube. Misi in piedi una mia squadra di lavoro, fatta di professionisti, e iniziai a parlare di libri.
Li raccontavo in modo accattivante. Le riprese e il montaggio, molto fresche e in linea con la dinamica social, hanno permesso a Libriamoci di essere molto apprezzato dalla critica, cosa che mi ha portato, poi, a farne un programma con più consolidate edizioni che hanno voluto anche alcune Tv regionali di Puglia da inserire nei loro palinsesti televisivi.
Progetti per il futuro? A che cosa stai lavorando in questo momento?
Continuare a fare il mio mestiere, emozionandomi sempre e ancora. Non è scontato. La vita è imprevedibile. Lo è ancor di più la sfera professionale. Non progetto più nulla da tempo e il futuro per me è l’oggi. Prendo ciò che mi capita, bello e brutto, traggo il meglio da entrambe le situazioni e poi come va va. In questo momento ci sono diverse cose interessanti in ballo, ma sono sempre in pista.
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