L’attrice Laura Sellari dal 18 e 19 novembre 2025 sarà al Teatro Trastevere con lo spettacolo “Manichino. Sulla gentilezza degli estranei”. L’abbiamo intervistata in esclusiva per Pink Magazine Italia.
L’attrice Laura Sellari interpreterà il personaggio di Linda nello spettacolo “Manichino. Sulla gentilezza degli estranei” scritto e diretto dal regista polacco Alejandro Radawski e in scena al Teatro Trastevere di Roma i prossimi 18 e 19 novembre.
“Manichino” fonde cinema e teatro per raccontare la storia di Linda, una donna intrappolata tra dolore e follia, costretta a confrontarsi con i propri demoni.
“Ho imparato a non vivere più per piacere agli estranei”
Attraverso un monologo introspettivo e cinematografico lo spettacolo esplora il trauma, la memoria e lo sviluppo della mente umana in un’esperienza sensoriale che confonde i confini tra realtà e immaginazione. Con un’estetica in bianco e nero e una narrazione non lineare, Manichino invita gli spettatori ad addentrarsi nei confini della follia e del dolore emotivo in un modo unico e profondamente toccante.
Ne abbiamo parlato con la protagonista Laura Sellari.
Com’è lavorare ad un testo impegnativo e intenso come Manichino. Sulla gentilezza degli estranei di Alejandro Radawski?
A primo impatto il testo mi ha spaventata: la continua digressione di tempo e spazio, salti improvvisi tra ricordo, interrogatorio, delirio, lucidità… verità, finzione, avevo la sensazione di perdermi. Poi però è stato come attraversare i fili sottili della mente umana: più avanzavo, più l’ingranaggio della storia creata dal genio di Alejandro si rivelava. Addentrarsi nella mente instabile di Linda si può fare solo in punta di piedi, con rispetto quasi rituale.
Alejandro in questo è incredibile: riesce a tenerti la mano e lasciarti nello stesso momento per farti incontrare davvero il personaggio. Quando trovi un partner di lavoro così senti di aver fatto bingo: è il regista che sa senza che tu ti spieghi, che ti rappresenta, che vede ciò che sei e ciò che puoi diventare in scena. Solo perché mi fido ciecamente di lui ho accettato di partire per questo viaggio incredibile.
Ribellione scambiata per pazzia, il bisogno di piacere agli “estranei”: tu come vivi questo tema?
Per fortuna ho imparato a non vivere più per piacere agli estranei. Mi interessano, sì , sono una vera amante e studiosa dell’essere umano: fin da piccola osservavo i dettagli nascosti nelle persone, perché sapevano che lì soltanto riuscivano ad essere vere. Ma ho smesso da poco di cercare approvazione per sentirmi accettata.
L’ho capito in un momento semplice ma potentissimo: una sera ero giù e stavo ad un tavolo di amici e una volta avrei sopportato o finto sorriso, invece quella volta non ho avuto paura di alzarmi e andare via. È un gesto semplice ma rivoluzionario: significa essere tuo alleato ed è importantissimo.
Linda invece vive ancora nel bisogno di piacere, di essere amata, di trovare negli estranei la voce che la tranquillizzi: è lì che sento la maggior distanza tra me e lei.
Qual è il complimento più bello che hai ricevuto e il commento più negativo?
Nella mia vita il complimento più bello è uguale a quello più brutto: “Sei pazza.” Le due facce della stessa medaglia.
Dipende sempre dal tono, dal contesto, da chi lo dice. Può essere un complimento luminoso per dirti che non sei noiosa e quindi liberatorio… ma può diventare un giudizio che vuole ridimensionarti. Io ho deciso di farne un alleato: se devo essere “pazza”, allora che sia una pazzia piena di vita e verità.

Linda: quanto c’è di te e in cosa non ti riconosci?
Di me c’è sicuramente l’ironia e la vulnerabilità. Quell’ironia che uso da sempre per attraversare il dolore e che Linda usa in modo quasi disperato per non crollare. Mi è molto distante invece la sua ricerca di compiacere anche attraverso le buone maniere, i vestiti, gli ornamenti, il modo di presentarsi. Io negli anni lo sto imparando ma sono molto più selvaggia, quando ero ragazza ero un perfetto maschiaccio che correva dietro al pallone.
Come sei entrata nell’anima del personaggio?
Dal corpo. Linda non pensa: sente. Prima fa, poi eventualmente capisce.
Ho lavorato quindi su un corpo che reagisce prima della mente, sempre pronto al salto, allo spostamento, alla confusione. Ed è stato proprio attraverso questa fisicità che Linda si è svelata piano piano. Anche io, per molti anni, ho vissuto così: nell’impulso, nel fare prima e capire dopo. Ora sto imparando ad ascoltare di più, mentre Linda vive ancora completamente immersa nella sua tempesta.
Quale messaggio speri che arrivi al pubblico?
Per me il messaggio è racchiuso in una parola chiave del testo: “click”. La vita è fatta di click: piccoli, impercettibili, decisivi. Click che ti salvano, click che ti tradiscono, click che cambiano la direzione di un’esistenza. Vorrei che il pubblico uscisse con più orecchio per sentire quei click: quelli che ci avvertono, quelli che ci invitano a intervenire quando vediamo violenza, quelli che ci chiedono di non giudicare troppo in fretta chi è fragile, click per farsi domande, per reagire, per cambiare, per trasformare.
A quali attrici ti ispiri nel tuo lavoro?
A Anna Magnani, per la verità senza filtri. A Gena Rowlands, per il modo in cui abita la follia con grazia e verità. A Isabelle Huppert, per il suo controllo emotivo che maschera un abisso. E a tutte quelle attrici che hanno avuto il coraggio di essere “troppo” quando il mondo le voleva “giuste”.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Continueremo a portare Manichino in scena in tutta Italia perché ogni replica è un rito diverso grazie alla presenza del pubblico.
Ho finito la stesura del mio primo cortometraggio come regista e sceneggiatrice ma non come attrice Carry On, un progetto molto personale sul ritorno all’infanzia e sulla rinascita, un produttore si è innamorato della storia e a breve finalmente lo gireró. Ho anche un documentario che interroga il concetto di “abitare” dal punto di vista delle donne , ho una gran voglia di iniziarlo e dar voce alle donne e ai loro uomini tabù, stiamo capendo le ultime cose e si partirà anche con questo.
E poi c’è il teatro con i bambini, che per me è un modo autentico di fare spazio all’immaginazione, al gioco, all’ ascolto e alla libertà, tutti valori ai quali ambisco in questo lavoro e nella vita in generale.
Entra nella nostra community clicca qui: Newsletter
Sostienici, clicca qui: PINK





Comments are closed.