La ragazza di ghiaccio segna l’esordio alla regia di Veerle Baetens. Un film potente contro la violenza sulle donne. In sala dal 24 al 26 novembre,
Ci si affeziona lentamente a Eva, a quegli occhi tristi, alla solitudine che pare quasi cercata, alla difficoltà che mostra verso i sentimenti altrui, alla goffaggine con cui si muove. Poi, pian piano che la storia si dipana, viene quasi voglia di prenderla per mano e proteggerla dal suo disperato bisogno di essere amata, quantomeno vista.
Quando la incontriamo, per la prima volta, lavora a Bruxelles, come assistente di un fotografo; ha una sorella minore, Tess, che la lascia per andare a vivere con il compagno, una tartaruga, Molly, che la segue sin da quando era piccola, ma soprattutto Eva ha un passato.
Il film La ragazza di ghiaccio, esordio alla regia dell’attrice Veerle Baetens, segue il suo viaggio a ritroso nel tempo, a quando aveva tredici anni e viveva in un piccolo centro delle Fiandre, Bovenmeer, con una madre alcolista, un padre tendenzialmente violento e due amici del cuore, Tim e Laurens. Li chiamavano “i tre moschettieri”.

La ragazza di ghiaccio.
La comparsa di Elsa, una giovane cittadina in vacanza con il suo cavallo, i giochi pruriginosi degli amichetti, trasformano un’estate che si annunciava felice in un’esperienza durissima per Eva che si scopre sempre più sola, tradita da tutti quanti le erano, almeno apparentemente, vicino.
Nessuno sa, nessuno vuole vedere, nemmeno la mamma di uno dei suoi amici che la proteggeva sempre. La vita di Eva si ferma lì, a quel passaggio repentino dall’adolescenza all’età adulta, quando si scopre ferita e disperatamente sola, il resto degli anni trascorsi è solo un tentativo di rimuovere, senza riuscirci. Tornata a casa, dopo il lungo esilio, trova il modo per ribadire il suo, solitario, “Je accuse”, cantando una canzone struggente sul senso della morte, senza riuscire, nemmeno in questo momento, a trovare le parole per dirlo.
Alla fine del film si esce dalla sala quasi pietrificati, con un senso di gelo, non solo perché le ultime scene sono toccate dai fiocchi di neve. Il ghiaccio del titolo non è assolutamente metaforico. Ha una sua fortissima valenza.

In sala per tre giorni.
Non a caso il film esce per tre giorni nelle sale italiane in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, dal 24 al 26 novembre. Scene sapienti raccontano solitudine e violenza senza indugiare: una mamma che non sa prendersi cura di sé, una bambina che non ha il costume da bagno adatto alla sua età, un insetto che si dibatte sul suolo, una maglietta macchiata di sangue conservata per anni.
Rilanciano brividi in chi guarda, spingendo a prendersi cura di chi è più indifeso, a cercare di capire i silenzi e il non detto. La pellicola presentata al Sundance Film Festival due anni fa, ha già commosso. Rosa Marchant, l’attrice che interpreta sapientemente Eva da ragazzina, ha conquistato due premi per la sua recitazione. Non le è da meno Charlotte De Bruyne, anche lei belga, nei panni della Eva adulta. Il romanzo dal quale la pellicola è tratta, “Si scioglie” di Lize Split, edito in Italia da E/O e tradotto in quindici lingue, è stato record di vendite in Olanda e in Belgio e candidato allo Strega Europeo.
Un film da non perdere che la regista dedica “a coloro che seppelliscono il dolore dentro di sé, in un luogo dove nessuno può vederlo, mentre silenziosamente questo finisce per svuotarli. Le persone taciturne hanno le menti più rumorose. Solo che noi non riusciamo a sentirle. O forse non ascoltiamo abbastanza bene.”
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