Babbo Natale è da sempre rappresentato come un uomo robusto, con la barba bianca e il classico vestito rosso. È un’icona immutabile, un simbolo che attraversa generazioni e culture. Ma cosa accadrebbe se questa figura, così radicata nel nostro immaginario, fosse sostituita da una donna? Cambierebbe qualcosa?

Il Natale è considerato la festa dei bambini e, in questo periodo dell’anno, Babbo Natale diventa il loro punto di riferimento assoluto: un nonno buono e accogliente che vive al Polo Nord, circondato da neve, magia e da un esercito di elfi indaffarati. Ogni 24 dicembre compie un viaggio straordinario, volando sulla sua slitta trainata da renne instancabili, per consegnare i regali a milioni di bambini.


Questa immagine è talmente forte da sembrare intoccabile. Eppure, proviamo ad aprire una finestra su un Natale diverso, nuovo, sorprendente. Cosa accadrebbe se Babbo Natale fosse una donna? Scopriamolo insieme.

Gli stereotipi messi in discussione.

Per secoli, Babbo Natale ha incarnato valori come saggezza, autorevolezza, affidabilità e generosità: caratteristiche che la tradizione occidentale ha spesso attribuito alla figura maschile. Una versione femminile del personaggio manderebbe immediatamente in frantumi questo schema, costringendo l’immaginario collettivo a rivedere cosa può rappresentare una figura di potere e benevolenza.

La sua origine, infatti, è legata a figure maschili del folklore europeo: dal vescovo San Nicola alle divinità del Nord. Non stupisce quindi che la cultura dell’epoca, dominata da ruoli di genere molto rigidi, abbia scelto un uomo come volto ufficiale della generosità. Una “Madre Natale” o “Signora Natale” ribalterebbe questa eredità culturale.


L’idea stessa che una donna possa guidare un’operazione globale come la consegna dei regali in una sola notte aprirebbe a nuove rappresentazioni della leadership femminile: non più marginale o subordinata, ma centrale, competente, magica. E l’impatto sui bambini sarebbe enorme.


Le bambine vedrebbero finalmente una figura femminile in un ruolo di potere positivo, mentre i bambini scoprirebbero che l’autorevolezza non è legata al genere, ma alla personalità e al valore di una persona.

La logistica natalizia: migliorerebbe? O semplicemente cambierebbe stile?

La notte di Natale è un’impresa titanica. Coordinare milioni di consegne in poche ore richiede precisione, organizzazione e un pizzico di follia. Pensare che una donna svolgerebbe questo compito “meglio” sarebbe uno stereotipo, ma è più che plausibile immaginare che lo farebbe in maniera diversa.Forse riuscirebbe a strutturare i turni degli elfi in modo più sostenibile.


Magari controllerebbe personalmente ogni dettaglio del laboratorio, assicurandosi che giochi e strumenti siano prodotti in modo etico e rispettoso dell’ambiente.


Potrebbe introdurre nuove tecnologie magiche, rendendo il viaggio più efficiente o addirittura più ecologico. E poi le renne: con una donna al comando, potrebbero godersi pause programmate, una dieta bilanciata e forse anche un centro benessere artico per recuperare energie tra una consegna e l’altra. Più che un miglioramento, sarebbe una rivoluzione nel metodo. Un nuovo equilibrio tra dolcezza, fermezza e organizzazione.

Doni più personalizzati.

Nel nostro immaginario collettivo, una figura femminile è spesso associata a una maggiore sensibilità emotiva e attenzione ai dettagli. Anche se questo è un cliché, è affascinante immaginare come una Babbo Natale donna potrebbe reinterpretare il momento della scelta dei regali. La sua lista potrebbe essere più ricca di annotazioni: non solo comportamenti e voti scolastici, ma anche emozioni, desideri inespressi, sogni piccoli e grandi.


I regali potrebbero essere più mirati, più affettuosi, più aderenti alle personalità dei bambini. Immaginiamo regali che incoraggiano la creatività, la collaborazione, l’autostima.
O magari piccoli doni simbolici per chi ha avuto un anno difficile: un pensiero che va oltre il semplice premio, diventando un gesto di comprensione. In sintesi, la consegna dei regali diventerebbe un atto di ascolto, non solo un’operazione logistica.

Il rapporto con i bambini.

Nelle storie tradizionali Babbo Natale è una figura “buona ma distante”: un nonno affettuoso ma anche una presenza fugace. Una versione femminile, invece, potrebbe essere percepita come più protettiva, più vicina, più dolcemente coinvolta. Una “mamma” presente e disponibile per ogni bambino, non più un’apparizione fugace, ma una figura capace di creare un legame emotivo più profondo. Potrebbe lasciare messaggi personalizzati, piccoli disegni, frasi di incoraggiamento.

Potrebbe valorizzare i progressi più che punire gli errori, regalando fiducia anziché timore. E soprattutto, riporterebbe all’interno della festa una dimensione di cura più evidente, più calda, più umana. Bambine e bambini crescerebbero così con una visione più ampia dell’amore, della forza e dell’autorevolezza al femminile.

Cambierebbe la pubblicità, non la magia.

Se Babbo Natale diventasse donna, l’intero immaginario visivo del Natale cambierebbe quasi all’istante.


Film, spot televisivi, cartoni animati, decorazioni, tutto andrebbe ripensato. Potremmo assistere a: film natalizi con una donna alla guida della slitta, spot pubblicitari che valorizzano una nuova icona femminile, forte e carismatica, libri illustrati con una Santa moderna e sorridente, decorazioni e gadget che rappresentano una figura femminile.

L’impatto culturale sarebbe enorme, eppure, la magia non cambierebbe. Perché la magia non è nel genere di chi porta i regali, bensì nel gesto stesso: la capacità di rendere una notte dell’anno un momento universale di gentilezza, sorpresa e speranza. Il Natale non è definito dal colore del vestito, dalla barba o dalla voce.


È definito dalla luce negli occhi dei bambini, dall’emozione dell’attesa, dal calore familiare. Quella magia, immutabile, sopravviverebbe a qualsiasi cambiamento estetico.

Forse scopriremmo che Babbo Natale donna è sempre esistita.

E se una Babbo Natale donna ci fosse sempre stata?


Se fosse sempre esistita dietro le quinte, ma mai riconosciuta ufficialmente dalla leggenda? Forse è lei che, da secoli, legge e cataloga milioni di letterine. Forse è lei che coordina i reparti del laboratorio, controlla gli inventari, dirige gli elfi più creativi e supporta quelli più stanchi.


Forse è lei a studiare le rotte di volo, a gestire gli imprevisti, a rassicurare le renne quando il cielo si fa tempestoso. Forse è lei che comprende davvero i desideri dei bambini, trasformandoli in doni capaci di accendere sorrisi.

Come spesso accade nelle storie reali, il contributo femminile potrebbe essere stato invisibile, raccontato solo a metà. Riconoscerlo sarebbe un atto di giustizia narrativa e simbolica: un modo per restituire valore a una figura che, pur silenziosa, ha sempre fatto funzionare la magia.

Esattamente come è accaduto a scienziate, inventrici, scrittrici e artiste, il cui ruolo è stato spesso nascosto o attribuito a uomini. Una Donna Natale “sempre esistita” diventerebbe così un nuovo modello di riferimento per i bambini di oggi, un invito a vedere nella magia anche la forza e la competenza del femminile.

Se Babbo Natale fosse donna, molte cose cambierebbero… e allo stesso tempo nulla cambierebbe davvero. La magia resterebbe intatta, ma l’idea stessa del Natale si arricchirebbe di nuovi significati: riflessioni sui ruoli, sulle rappresentazioni, sulla leadership, sulla cura.

Perché il Natale appartiene a tutti , uomini, donne, bambini, nonni, folletti, renne e la sua forza sta proprio nella capacità di reinventarsi, di sorprendere, di includere.

Immaginare una Babbo Natale donna significa dare spazio a una nuova visione del mondo: un mondo in cui la generosità è universale e chiunque può diventare portatore o portatrice di meraviglia.

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