Jesus Christ Superstar, il musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, è uno dei capolavori assoluti nella storia della musica rock. Gli artisti che si sono avvicendati nelle svariate versioni dell’opera si sono sempre distinti per il livello altissimo delle loro performance. Steve Balsamo è stato uno degli interpreti più significativi e convincenti di Jesus Christ Superstar e ha vestito i panni di Gesù nella produzione del West End londinese dal 1996. È dotato di una voce straordinaria capace di commuovere chiunque lo senta cantare “Gethsemane”, l’accorato appello di un Figlio che chiede al Padre di allontanare da lui l’amaro calice ma che alla fine si arrenderà alla Volontà paterna.

Nato a Swansea da madre gallese e padre veneziano, lo chef Luciano Balsamo, Steve è un artista a trecentosessanta gradi che ha saputo coniugare le sue eccellenti doti canore con un’impressionate capacità interpretativa. Dopo il successo ottenuto con Superstar, è stato protagonista di diverse produzioni teatrali, tra le quali Poe, Notre Dame de Paris e Les Misérables per poi dedicarsi interamente al suo personale percorso creativo, sia come solista, sia duettando con altri artisti.

Abbiamo chiesto a Steve Balsamo cosa ricorda e cosa gli è rimasto della sua esperienza teatrale e com’è stato confrontarsi con un musical come Jesus Christ Superstar.

È risaputo che hai interpretato il ruolo di Gesù per diversi anni e che la stampa inglese scrisse di te: “The Son of God is Welsh” (Il Figlio di Dio viene dal Galles). Qual è il ricordo più felice che hai di quella straordinaria esperienza?

balsamo 3Il ricordo più vivo che ho riguarda il momento in cui sono stato scelto per interpretare Gesù. Mi dissero che c’era un’audizione per una nuova versione di Jesus Christ Superstar. Avevo già cantato “Gethsemane” e così la cantai per Jonathan Greatorex e Jonathan be’… cominciò a piangere. Chiamò subito David Grindrod, il direttore del casting di Andrew Lloyd Webber. Non mi resi subito conto di quello che stava succedendo, sta di fatto che andai a Londra e cantai per David Grindrod e anche lui si commosse per la mia performance, ma in quell’occasione mi disse solo: “Okay”. Aveva selezionato centinaia e centinaia di cantanti prima di assegnare la parte a me. Il ricordo che sempre mi porterò dietro è il momento in cui eravamo rimasti solo in due: io e Zubin Varla, noto per aver interpretato Romeo in Romeo and Juliet al National Theatre di Londra. Ci hanno fatti salire sul palcoscenico per l’ultima audizione. Abbiamo entrambi cantato e poi Andrew Lloyd Webber mi ha afferrato per il colletto e mi ha detto che la parte era mia! Un momento fantastico! Forse il momento più bello dopo la lunga attesa e dopo le dure selezioni. Ma ho tanti ricordi piacevoli di quell’esperienza, ho molto amato Jesus Christ Superstar. C’è tutto in quel musical: amore e ispirazione uniti da un forte impulso creativo.

Abbiamo chiesto ai nostri lettori quale cantante ha interpretato al meglio il brano “Gethsemane” e la maggior parte di loro ha indicato te come uno dei migliori. Come commenti questo dato? (guarda il video)

Fantastico! Ne sono molto lusingato. Quando ho interpretato io il ruolo di Gesù, ho ascoltato gli artisti che mi avevano preceduto. Sono stati tutti interpreti straordinari, e io ho “rubato” un po’ da ognuno di loro: Ian Gillian, Ted Neeley, Paul Nicholas, Johnny Farnham. Tuttavia, per la parte recitativa, per essere cioè convincente soprattutto nel momento culminante del musical, ho studiato la performance di Michael Crawford che ha cantato “Gethsemane” durante la Royal Variety Performance (è uno show annuale in cui si esibiscono i migliori cantanti e attori per la Royal Family). Crowford cantò per loro agli inizi degli anni ’90. Quando vidi la sua interpretazione piansi. Mi diede letteralmente i brividi mentre lo guardavo rapito. Una cosa in particolare mi colpì: mentre cantava, Crawford a un certo punto diede le spalle al pubblico… un momento di fortissima tensione emotiva, irripetibile. Ho amato il suo modo di vestire i panni di Cristo e cerco di emulare la sua “versione” ogni volta che canto “Gethsemane”. Così ho in teoria rubato tutto da quella performance, fingendo che fosse tutta farina del mio sacco! Ringrazio però i vostri lettori, che probabilmente hanno visto la mia performance all’auditorium di Rotterdam. Un’esperienza straordinaria, devo dire: ero circondato da milioni di persone. Sono arrivato da solo sul palco ed ero quasi terrorizzato, fino al momento in cui ho cominciato a cantare. Avevo la pelle d’oca, ma è stato fantastico, tutto sembrava convergere in un insieme perfetto e armonico. L’unica cosa che rimpiango è che non si registrò mai l’intero show. Un vero peccato non avere un ricordo tangibile di quello spettacolo!

Cosa ti è rimasto ancora oggi del ruolo di Gesù?

Molte cose. Tuttavia ciò che maggiormente mi è rimasto è la forte sensazione che la vita non finisca qui, che dopo vi sia qualcos’altro e che la nostra esistenza non si limiti a quella terrena. Per quanto mi riguarda, io non seguo alcuna religione tuttavia, quando sono stato scelto per il musical di Andrew Lloyd Webber, mi sono informato, ho letto tantissimo su Gesù e ancora oggi ricordo che la sensazione anche allora era la stessa: la vita non finisce qui. Durante ogni mia performance nel musical accadevano cose molto strane, ma nel senso positivo e quasi esoterico. Anche se, ripeto, ciò che più mi è rimasto è proprio quella sensazione, forse per le molte coincidenze che mi mostravano la possibilità di una vita oltre la morte. Sensazioni che ancora oggi avverto in modo netto e che rimarranno per sempre con me. La realtà non è quella che immaginiamo, insomma. Ho cercato a lungo una spiegazione, ma sono giunto alla conclusione che sebbene il musical sia stato scritto negli anni ’70, c’erano e ci sono momenti in cui si tocca la verità storica: Gesù era un ribelle, un uomo fuori dal comune e noi, credo, lo conosciamo solo in una minima parte.

È risaputo che tuo padre, Luciano Balsamo, è italiano. Cosa ti piace di più dell’Italia? Ci vieni spesso?

Certo, ci vengo molto spesso! Nonostante ci provi, non parlo italiano e me ne vergogno un po’. Ma amo l’Italia. Amo la cultura italiana, l’arte, la musica e il cibo: mio padre è uno chef e mi ha insegnato a cucinare e ad amare il cibo, soprattutto italiano. Credo che gli italiani siano circondati dalla bellezza. Quando penso all’Italia penso automaticamente alla bella gente, ai begli abiti, alle opere d’arte. In poche parole: amo l’Italia! Sono stato in diverse zone del Sud: Bari, Salerno, Napoli, ma quando torno a Venezia per me è come tornare a casa. Ci vado spesso anche perché io, mio padre e i miei due fratelli abbiamo un piccolo appartamento a Mestre. L’Italia, Venezia in particolare, è un luogo magico, stupendo che mi commuove sempre.

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Quali sono I tuoi progetti per il futuro? Possiamo sperare di vederti qui in Italia, magari per un tour?

Il futuro? Bella domanda! Dunque, per quanto riguarda la carriera musicale: tra un po’, come dicevo prima, uscirà il mio nuovo album. Sto lavorando a una canzone con una giovane cantante e sto scrivendo un musical per bambini. Ho una serie di concerti a fine luglio… insomma, tanti progetti musicali.