Nei giorni scorsi in Francia più di un centinaio di intelletuali, ex ministri della Cultura e scrittori hanno lanciato una petizione per proporre al presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, l’entrata dei poeti simbolisti Arthur Rimbaud e Paul Verlaine al Panthéon di Parigi, il mausoleo dove riposano le spoglie mortali dei personaggi che hanno segnato la Storia francese. Una petizione che è stata accolta positivamente anche dall’attuale ministra della Cultura francese Roselyne Bachelot.

Se la petizione andrà a buon fine questo rappresenterebbe un grande cambiamento per la Francia: infatti nel Panthéon troviamo i resti di militari, ufficiali, ministri, letterati ma non di poeti (è vero che troviamo Victor Hugo ma egli vi entrò non in quanto poeta ma in virtù del suo impegno politico e della sua grandezza letteraria dopo la pubblicazione de Les Misérables).

I due punti principali della petizione sono: il riconoscimento dell’importanza dei due poeti (tra i più grandi e importanti della letteratura francese e non solo) e della loro omosessualità così a lungo negata. Come è stato detto all’inizio la quasi totalità degli ex ministri della Cultura e degli intellettuali hanno firmato questa petizione. Inoltre Roselyne Bachelot ha rivelato in un’intervista al periodico Le Point che “i versi di Rimbaud mi accompagnano in ogni momento della giornata”.

Tuttavia altri giornalisti, ministri ed intellettuali non si sono mostrati tanto favorevoli a questa “pantheizzazione”. Secondo Etienne de Montety, responsabile del supplemento letterario di Le Figaro, Verlaine e Rimbaud “erano troppo liberi per il Panthéon”. Aggiunge: “non infliggiamo al povero Verlaine e al suo complice sfrontato un’umiliazione, uno schiaffo postumo, non insultiamo il loro desiderio sconfinato e travolgente di indipendenza”. In questo caso viene contestato il fatto che un’istituzione come il Panthéon possa essere una dimora ideale per i poeti della bohème.

Ma, leggiamo nella petizione, è anche vero che Rimbaud e Verlaine sono due figure importantissime che hanno arricchito il patrimonio letterario e l’immaginario culturale attraverso il loro genio. Sono anche due simboli della diversità: entrambi dovettero subire l’omofobia implacabile della loro epoca con tutte le conseguenze che ciò comportava: l’omosessualità di Verlaine fu considerata un aggravante nel suo processo per aver preso parte alla Comune di Parigi (1871), il primo governo rivoluzionario popolare e operaio, e fu condannato a scontare una pena di 555 giorni di carcere quando avrebbe dovuto passarvi solo qualche settimana. La loro entrata al Panthéon sarebbe dunque rendere giustizia alla loro memoria.

Infine – scrive Frédéric Martel, giornalista e produttore della rubrica Soft Power su France Culture – l’entrata dei due poeti maledetti al Panthéon si configurerebbe come un atto “moltiplicatore del progresso”.

Per chi vuole è possibile firmare la petizione su change.org