A Taipei sta per essere completato Tao Zhu Yin Yuan. Si tratta un grattacielo giardino da 23 mila alberi e che abbatterà 130 tonnellate di anidride carbonica all’anno.
Siamo a Taipei, capitale di Taiwan, dove sta per essere ultimata una costruzione da far ruotare la testa. E si intende quasi letteralmente, siccome gli appartamenti del grattacielo giardino Tao Zhu Yin Yuan compiono una rotazione progressiva di 90 gradi dal primo all’ultimo piano. L’opera, pensata per essere quasi totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico, è figlia dell’architetto Vincent Callebaut. Da molti è considerato un visionario ma i suoi progetti si riassumono in due parole: futuro ed ecosostenibilità.
23.000 alberi
Il grattacielo-giardino di Taipei prevede all’incirca 23.000 tra alberi, arbusti e piante, tutti disposti negli spazi aperti comuni e di ogni appartamento.
Si stima che la quantità di verde piantata potrà assorbire fino a 130 tonnellate di anidride carbonica all’anno. Per favorire l’abbattimento di CO2 sono state scelte molte specie di piante diverse. Botanici e architetti del paesaggio non solo hanno scelto i migliori alberi in termine di qualità dell’aria; ma li hanno disposti in modo che il grattacielo possa sembrare una bellissima e colorata foresta verticale durante tutte le stagioni.
Ma possiamo forse fermarci al solo fattore estetico? Ovviamente no. Di fatti, la loro disposizione serve anche a ridurre il rumore proveniente dall’esterno e a garantire un clima ideale tutto l’anno.
DNA
Lo scopo principale del progetto Tao Zhu Yin Yuan è quello di promuovere un’architettura ecosostenibile, in linea con la lotta al cambiamento climatico. Si unisce a questa esigenza il pensiero di Fan Li, antico politico cinese vissuto attorno al 500 a.C. Secondo lui, infatti, l’intero mondo è un’unica comunità. Ogni cambiamento che apporta benefici, quindi, non deve essere concentrato solo su noi stessi ma esteso al mondo intero.
Sotto questo punto di vista, il grattacielo è senza dubbio un esempio eccezionale di come l’urbanistica mondiale dovrebbe evolversi. L’edificio, infatti, deve essere il più possibile autosufficiente. Nel caso in esame, il grattacielo sfrutta energia elettrica e termica, riciclo di acqua piovana, illuminazione e climatizzazione naturale.
Ma oltre a tutto questo, la cosa che maggiormente colpisce l’occhio, è senza dubbio la forma dell’edificio. Vincent Callebaut spiega di essersi ispirato alla forma a doppia elica del DNA. Proprio come il DNA, Tao Zhu Yin Yuan vuole essere un simbolo di vita, dinamismo e specularità.
Dalla base alla vetta dell’edificio, ogni piano compie una rotazione rispetto al precedente di 4.5 gradi, per un totale di 90. Questa particolarità fornisce alla struttura lo speciale vanto di avere profili diversi a seconda del punto da dove si guarda: può avere forma di piramide, di croce o di ellisse.
Vincent Callebaut
In un’intervista alla CNN, Vincent Callebaut afferma che le sfide del progetto erano essenzialmente quattro: sostenibilità, presenza del verde, flessibilità e anti-sismicità. Tutte vinte e superate con successo! Per questo specifico progetto ha studiato sistemi per la conservazione dell’energia e per la riduzione dell’anidride carbonica. Ha sviluppato nuovi concetti eco-sostenibili con l’obbiettivo di diffondere lo spirito del Confucianesimo alle generazioni successive.
L’architetto si autodefinisce un ARCHIBIOTIC, ovvero la somma tra tre diverse discipline:
- ARCHItecture
- BIOtechnologies
- Technologies of Information and Communication
Afferma inoltre che questo suo essere, volto principalmente all’ecosostenibilità delle sue opere, non è una questione di moda:
The ecological architectural is not a trend. It’s a necessity!
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