Il Natale è un giorno che la maggior parte di noi attende con trepidazione: ci si ritrova, si sta insieme, si ride e ci si scambiano i regali. Ma al di là di tutto questo, il Natale è un momento magico nel vero senso della parola. Molte, infatti, sono le leggende legate a questa festività, leggende che provengono da ogni angolo del pianeta. Scopriamone insieme qualcuna!
La leggenda dello spirito dell’acqua – Norvegia

La protagonista di questa splendida leggenda di Natale norvegese è Hulda, una bellissima troll di bianco vestita e dai lunghi capelli biondi. Hulda è uno spirito dell’acqua e, proprio per questo, la sua dimora sono le fredde e glaciali acque dei mari della Norvegia.

Come ben sappiamo, l’inverno nella penisola scandinava è tutt’altro che clemente e, quando arriva, le acque diventano un enorme deserto di ghiaccio, intrappolando così Hulda fino all’arrivo del disgelo.

La leggenda narra che, in un giorno di Natale, un pescatore portò a Hulda un dolce in modo da mostrarle solidarietà, affetto e compagnia durante la sua prigionia invernale. Ma, ahimè, le acque erano così gelate e il ghiaccio così spesso che il pescatore si rese conto che non poteva di certo lasciare il dolce lì fino a quando i ghiacciai si sarebbero sciolti.

Decise allora di fare un buco nel ghiaccio con l’aiuto di un piccone. Le nobili intenzioni del pescatore, purtroppo, non poterono nulla contro la durezza del ghiaccio ed egli riuscì a fare solamente un buchino piccolo piccolo: era ovvio che da lì non sarebbe mai passato il dolce che aveva preparato per Hulda.

Ma mentre il pescatore si arrovellava in cerca di una soluzione, dal piccolo buchino uscì una manina piccolissima e bianca che afferrò il dolce: questo allora per magia si rimpicciolì e passò senza problemi dentro il piccolo buchino scavato dal pescatore. Quella manina era di Hulda che, con la sua magia, aveva rimpicciolito il dolce.

Da allora, ancora oggi, in Norvegia nel giorno di Natale è usanza portare allo spirito dell’acqua dei dolcetti molto piccoli, in modo che possano passare attraverso qualsiasi buco nel ghiaccio.

La leggenda dell’albero di Natale – Germania

Come avrete già intuito, questa leggenda tedesca narra l’origine dell’albero di Natale, una presenza di cui oggi non possiamo più fare a meno nel periodo natalizio e senza la quale, forse, non sarebbe nemmeno Natale.

Tutto ha inizio con un boscaiolo. La leggenda racconta che egli era sposato con una giovane donna della quale era follemente innamorato. Proprio per questa ragione, egli ci teneva che lei avesse cose buone da mangiare e una casa sempre calda. Per adempiere a ciò, passava molto tempo nei boschi a tagliare la legna: un po’ per rivenderla e un po’ per scaldare la sua casa.

La sera di Natale, il nostro boscaiolo, mentre era sulla via di casa vide – alzando lo sguardo – un bellissimo abete alto e maestoso. Affascinato dalla bellezza dell’albero, decise di prendere le misure per vedere se poteva tagliarlo.

Egli si accorse che tra i suoi rami, nella notte immersa nell’oscurità, riusciva a scorgere le stelle e che la luce di queste sembrava brillare proprio dai rami.

Ammaliato da questo spettacolo quasi ultraterreno decise che avrebbe lasciato il vecchio abete lì dove si trovava.

Ma il boscaiolo voleva che anche la sua adorata moglie godesse di quello spettacolo e tagliò allora un abete più piccolo, lo portò davanti alla casa e lì accese delle piccole candele che mise sui rami.

La moglie del boscaiolo, dalla finestra, vide l’albero così illuminato e se ne innamorò a tal punto da lasciar bruciare l’arrosto.

Da quel momento in poi la moglie del boscaiolo volle sempre avere un abete illuminato per Natale e i vicini, trovandolo bellissimo, imitarono presto il boscaiolo.

Quest’uso poi si estese e l’albero di Natale divenne uno dei simboli del Natale.

Piccola parentesi storica molto interessante sempre legata all’albero di Natale

Quando nel 1840 il principe tedesco Alberto di Sassonia Coburgo Gotha sposò la regina Vittoria portò con sé in Inghilterra tradizioni e abitudini tipiche della sua terra natìa, la Turingia. Una di queste consisteva nell’addobbare un abete attorno al quale venivano disposti i doni. Questa abitudine prettamente germanica introdotta in Inghilterra dal principe Alberto si diffuse in tutta Europa e poi nel mondo.

La leggenda di Sneguročka – Russia

Sneguročka significa “Fanciulla di Neve” ed è un personaggio del folklore russo che ritroviamo in varie leggende e fiabe popolari.

Soprattutto a partire dall’epoca sovietica, la figura di Sneguročka è stata associata al periodo natalizio e, in modo particolare, al Capodanno, dove compare come la nipote del portatore di doni Nonno Gelo.

Il personaggio di Sneguročka ha, tuttavia, origini antichissime. Si pensa, infatti, che la sua origine risalga alle credenze pagane degli antichi Slavi.

Nel folklore russo, Sneguročka viene descritta come una bella ragazza dai capelli biondi raccolti in una treccia ed è solita indossare un vestito azzurro bordato di pelliccia.

Secondo la leggenda più conosciuta, Sneguročka sarebbe la figlia della Fata Primavera e del Vecchio Inverno. Ella fa la propria comparsa d’inverno per poi fare ritorno nel lontano nord durante l’estate.

Tuttavia, una terribile sorte pesa su di lei. Le è impedito di amare e se dovesse per caso innamorarsi di qualcuno, il suo corpo si scioglierebbe come neve.

Per questo motivo, viene tenuta a lungo nascosta dalla madre. Un giorno, però, Sneguročka conosce Mizgir’, il fidanzato della sua migliore amica e se ne innamora, ricambiata.

Questo sentimento però costa la vita a Sneguročka, che si scioglie colpita da un raggio di sole. Mizgir’, affranto dal dolore, decide di togliersi la vita, gettandosi in un lago.

Un’altra leggenda racconta che Sneguročka era la figlia di due persone che non riuscivano ad avere figli e, per questo motivo, decisero di “fare” una figlia con della neve.

Un giorno, Sneguročka, che d’estate si sentiva sempre triste, andò in un bosco con altre ragazze per raccogliere dei fiori. Le ragazze accesero poi un falò, attorno al quale si misero a saltare. Lo fece anche Sneguročka che però si sciolse diventando una nuvola.

Grýla, la strega del Natale – Islanda

Grýla è una spaventosa troll di montagna del folklore islandese che terrorizza i bambini cattivi.  

Secondo la leggenda, durante il periodo natalizio, Grýla esce dalla sua caverna nelle montagne e scende in paese per scovare tutti i bambini cattivi per poi cuocerli in un pentolone in cui fa sobbollire un delizioso stufato per lei, suo marito e i loro 13 figli.

Grýla è spesso accompagnata dal suo gatto nero Yule, una figura a sua volta assetata di carne umana che, durante il Natale, va in cerca di coloro che non hanno ricevuto vestiti per Natale: un segno evidente del fatto che durante l’anno non hanno lavorato abbastanza (se avessero lavorato, i vestiti si sarebbero consumati).

Tuttavia, al giorno d’oggi, la figura di Grýla e dei suoi 13 figli si è molto addolcita. Infatti, i bambini islandesi, la mattina di Natale, trovano dei doni nelle loro calzette appese per casa lasciati proprio dai figli di Grýla.

La leggenda dietro il bacio sotto il vischio – mitologia norrena

La storia del bacio sotto il vischio è legata alla figura mitologica di Baldur, fratello minore di Thor nella mitologia norrena.

Freya, la madre del semidio e protettrice dell’amore e degli innamorati, vide in un sogno la morte prematura di suo figlio Baldur.

Per evitarne, quindi, la prematura dipartita, fece promettere a ogni essere, pianta, pietra o animale che non avrebbero portato alcun male a Baldur.

Ma, nella lunga lista, lasciò fuori il vischio, in quanto pianta ancora molto giovane e incapace di recare danno.

Loki, il dio dell’inganno, geloso del tanto amato fratellastro, sfruttò questo errore per intrecciare dei dardi avvelenati che consegnò a Hǫðr, il fratello cieco di Baldur.

Loki invitò quindi Hǫðr a partecipare al gioco a cui tutti gli dèi stavano prendendo parte: provare la nuova invincibilità di Baldur scagliandogli addosso armi e oggetti nel tentativo di ferirlo. Il proiettile di vischio fu dunque fatale per Baldur.

Tuttavia, come per magia, le lacrime di Freya a contatto con il dardo di vischio si trasformarono nelle bacche madreperlacee che caratterizzano la pianta e Baldur riprese vita.

Così Freya, colma di felicità, ringraziò con un bacio chiunque passasse sotto il vischio che da quel momento divenne il simbolo dell’amore che sconfigge la morte.

Fonti