Lo scorso mese l’Italia ha quasi avuto una donna presidente. Quasi, appunto. Ma come mai le donne sembrano non riuscire a raggiungere quelle posizioni così prettamente maschili? La Dottoressa Elisa Marcheselli, Psicologa-Psicoterapeuta Breve Strategica, risponde per Pink Magazine Italia ad alcune domande a riguardo.
Si parla molto di femminismo e parità dei sessi, eppure c’è ancora una forte disparità nella politica italiana. Come mai?

Nella lotta alla disparità di genere, i governi e le amministrazioni locali hanno messo in campo politiche che possono favorire l’uguaglianza tra uomini e donne.  Ciò nonostante, la prima riflessione da fare è sui dati riguardanti queste azioni che risultano scarsi e poco rappresentativi di una realtà determinata a risolvere tale problema.

Nello specifico, mi riferisco alla reperibilità dei “dati di genere”, liberi da stereotipi che seguono l’approccio strategico del gender mainstreaming. Una metodologia che prevede l’integrazione della prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche.

Già da questo concetto si delinea la prima problematica. Infatti, la carenza e la difficoltà di rintracciare questi dati non è un dettaglio irrilevante, sulle conseguenze a livello linguistico e sulla programmazione dell’azione politica.

Un’ulteriore riflessione viene sollevata dalle ricerche psicosociali a proposito della partecipazione attiva dei/delle giovani alla politica. Queste riguardano la persistenza di ruoli e stereotipi di genere. Infatti, i ragazzi tendono a concentrarsi su attività di politica istituzionale, come iscriversi ad un partito e cercare di influenzare l’azione di governo, mentre le ragazze preferiscono optare per attività legate alla partecipazione civica, come volontariato, donazioni, petizioni.

Una differenza, questa, che potrebbe contribuire a perpetuare le disparità di genere nella rappresentanza politica e nell’accesso alle più alte cariche di governo.

Quindi ad oggi malgrado le azioni intraprese, le ricerche sottolineano la persistenza di un divario di genere tra le forme di partecipazione scelte da ragazze e ragazzi.

Quali sono, a suo parere, i passi da compiere per attenuare questa radicalizzazione di pensiero che vuole al potere figure maschili?

Dal 2004 ad oggi si sono susseguite una serie di leggi che hanno cercato di incidere sulla diminuzione delle disparità di genere negli organi di rappresentanza politica. Non sempre con gli effetti sperati.

Storicamente, la presenza delle donne nelle assemblee di rappresentanza e il ruolo dei loro incarichi, è sempre stato inferiore rispetto agli uomini. Tuttavia, una prima considerazione che si può fare è che a livello culturale il tema ha conquistato sempre maggiore importanza.

Anche nelle assemblee in cui non erano attivi specifici correttivi per favorire la parità di genere i dati delle donne sono comunque aumentati negli anni. Questo è dovuto sicuramente ad una maggiore sensibilità̀ al tema.

È importante sensibilizzare la società sulla questione in modo da avere cambiamenti diretti sui sistemi educativi proposti ai/alle giovani

Le questioni relative all’autonomia, leadership, autoaffermazione e dominanza vengono ancora culturalmente associati al genere maschile e vengono trasmessi ai ragazzi e alle ragazze in famiglia, sui media e a scuola.

Questo potrebbe generare una maggior sicurezza nei giovani maschi ad esprimere le loro opinioni politiche e nell’intraprendere azioni per sostenerle.

E’ possibile ridurre il divario di genere nella partecipazione politica e non solo. Per farlo è necessario dare a tutti, incluse le ragazze, l’opportunità di esercitare ruoli di leadership. E’ necessario che tutti possano sperimentare le loro competenze e capacità acquisendo senso critico e consapevole rispetto ai vincoli e alle barriere da affrontare in base alle tappe di sviluppo. In questo modo si fornisce loro gli strumenti utili a superare gli ostacoli che la società non è ancora in grado di abbattere.

Più in generale, quali sono le cause che sabotano una donna nella propria ascesa? E perché a volte, invece, sono proprio le stesse ad auto-sabotarsi?

Le donne, nei loro ruoli di madri, mogli e figlie malgrado le politiche welfare, risultano ancora molto svantaggiate nella sfera lavorativa.

Coniugare impegni professionali con quelli familiari in certi casi può essere molto difficile. Talvolta al punto da portare ad abbandonare il desiderio di raggiungere obiettivi ambiziosi e accettare condizioni lavorative dequalificanti o penalizzanti.

Prendendo atto di questo, bisogna però sottolineare che alcune donne con certe caratteristiche resilienti riescono a raggiungere determinati livelli apicali, mentre altre donne frenano le proprie capacità a causa di meccanismi psicologici auto sabotanti.

Sottovalutarsi, rivendicare dei meriti, cercare la perfezione, non sfruttare il network, sono solo alcuni esempi di comportamenti inefficaci.

Ma naturalmente questi meccanismi psicologici auto sabotanti non sono specifici del mondo femminile, ma sono trasversali al genere umano.

Quindi al di là del genere ognuno può limitare le proprie capacità in relazione agli obiettivi da raggiungere o al contrario potenziarle per il raggiungimento dei risultati attesi.

Che consigli si sente di dare in generale a tutti, ma soprattutto a donne che ambiscono a posizioni prevalentemente maschili, per poter realizzare i propri sogni?

In questo momento storico caratterizzato da un profondo cambiamento delle logiche e delle regole del mercato del lavoro “tradizionale”, al punto che stiamo parlando di un “lavoro liquido”, le persone si confrontano quotidianamente con nuove sfide.

Penso che un ingrediente importante per raggiungere qualsiasi obiettivo sia credere in sé stessi, riuscendo ad esprimere la propria personalità e le proprie capacità in modo pieno e rispondente alle proprie aspettative.

Cercare sempre di migliorarsi con formazioni e percorsi di crescita per sé stessi. Mantenere un buon equilibrio tra il senso del dovere e del piacere, imparando a coniugare le sfere più importanti della nostra vita: sociale, professionale, familiare.

Pink Magazine Italia ringrazia la Dott. Elisa Marcheselli

E invita tutti i suoi lettori a seguirne i consigli, anche tramite i canali social.