Studiare la filosofia non è più un tabù. Gli ultimi dati registrati dimostrano che sempre più ragazzi si avvicinano a questa materia di studio. Il mondo del lavoro poi è pronto ad accoglierli a braccia aperte. Perché comprendere chi siamo e dove andiamo è tornato a essere fondamentale.

Lo studio della filosofia, sino a poco tempo fa, era considerato un esercizio un po’ fine a sé stesso ed esclusivo di pochi eletti che potevano “permettersi” di passare il loro tempo a pensare ai grandi temi della vita.

Temi i quali a loro volta si supponeva non avessero nulla a che fare che le problematiche quotidiane della maggior parte della gente. Niente di più sbagliato.

Questo enorme abbaglio ha portato per molti anni alla conclusione che una laurea in campo umanistico, e ancora peggio in filosofia, fosse una grande perdita di tempo. La disoccupazione cronica, il pane quotidiano del povero sognatore filosofo.

La filosofia è concretezza

La filosofia non è un mero pensare astratto. “Filosofeggiare” vuol dire rapportarsi con il proprio presente, con la società di cui si fa parte e comprendere come le varie componenti di questo tutto interagiscono tra loro. Fin dalla sua nascita, la filosofia è stata uno strumento prezioso. I pensatori, ognuno per la propria epoca, hanno cercato di trovare riscontri che potessero rispondere alle esigenze degli uomini loro contemporanei. I più grandi condottieri della storia annoverano un filosofo tra i propri maestri, consiglieri o ispiratori. Alessandro Magno e Aristotele sono l’esempio più noto.

Il periodo buio della filosofia

Non si può dire con precisione quando la filosofia sia stata relegata a materia di studio con uno scarsissimo appeal e per pochi illusi. Sicuramente le società del Ventesimo secolo sono state quelle maggiormente sottoposte a una accelerata senza precedenti.

L’uomo ha visto crescere il proprio potenziale quasi senza accorgersene, portandolo a pensare che tutto fosse possibile e non vi fosse necessità di comprenderlo. Il fermarsi a pensare a ciò che stava accadendo non rientrava nelle sue priorità. La filosofia non poteva dare alcun tipo di risposta che l’uomo non potesse non trovare già da solo.

Il punto di non ritorno segnala quando è ora di fermarsi

Sono stati i nuovi mondi virtuali paralleli, le tecnologie più all’avanguardia, in cui l’intelligenza artificiale potrebbe soppiantare quella umana a far comprendere ai guru della tecnologia che forse era tempo di tornare ad ascoltare chi di pensiero vive e si nutre tutti i giorni. Comprendere insieme a loro come l’evoluzione tecnologica debba sempre essere al servizio dell’uomo e non il contrario e se vi è un limite oltre il quale forse è meglio non andare.

Il ritorno della filosofia

Studiare filosofia con questi nuovi propositi non è più un tabù, anzi è il valore aggiunto che la maggior parte delle aziende richiede ai propri candidati soprattutto in certi campi, il settore tecnologico ne è un esempio. Alcuni dei più illustri e quotati creatori e non solo di marchi hitech sono laureati in filosofia: Susan Wojcicki, Ceo di Youtube, Reid Hoffman, co-fondatore di Linkedin, Stewart Butterfield, co-fondatore di Flickr e di Slack, solo per fare qualche esempio. Questo a riprova ancora una volta di come l’uomo sia legato a doppia mandata al suo pensiero e a ciò che esso può scatenare.

Ma non si vive di sola scienza

Ma non è solo il campo scientifico ad avere compreso l’importanza di un bagaglio di studi di stampo umanistico-filosofico. Banche, multinazionali finanziarie, risorse umane non richiedono più solo specifiche competenze nel loro campo di azione, ma ricercano anche figure che meglio possano inquadrare come potrebbe cambiare lo scenario in cui queste realtà operano, così da agire per tempo e muoversi con maggiore prontezza.   

Penso dunque sono

Esattamente: le lauree umanistiche hanno una caratteristica fondamentale, la versatilità del pensiero. Il pensiero è in continuo divenire, ciò comporta uno spazio pressoché infinito di manovra dell’uomo e del suo agire. Mark Cuban, milionario americano, ha previsto che tra dieci anni la laurea in filosofia varrà molto di più di una in informatica. Se la storia è una serie di corsi e ricorsi allora dobbiamo credergli. Perché senza un’analisi e conoscenza del continuo divenire della mente l’uomo corre il rischio di perdersi.