Tra i film che sono diventati ormai dei classici da rivedere ogni anno ad Halloween non può non figurare La Sposa Cadavere (Corpse Bride) di Tim Burton. Se il lungometraggio ha conquistato i nostri cuori attraverso quel simbolismo e quella poesia pura e delicata tipica del genio burtoniano, la storia che ha ispirato il regista statunitense è ancora più macabra e spettrale.

La leggenda alla quale Tim Burton si è ispirato per il suo lungometraggio animato risale al XVI secolo. Si tratta di un racconto intitolato Il dito scritto da Isaac ben Solomon Luria di Safed (Galilea), un rabbino, mistico, teologo e kabbalista ottomano. Questo racconto, infatti, mostra molte analogie con La Sposa Cadavere.

Una donna viene uccisa il giorno del suo matrimonio e sepolta con il proprio abito da sposa. Un bel giorno, un giovane che sta per sposarsi si reca sul luogo in cui la donna è stata sepolta. Scorgendo un ramo, vi infila l’anello pronunciando i voti nuziali. Ma quel ramo non è altro che il dito della sposa uccisa che reclama quindi il giovane malcapitato come suo marito.

L’unica differenza rispetto al film d’animazione di Tim Burton sta nella conclusione. Nel racconto di Isaac ben Solomon Luria, una corte di rabbini proclama l’invalidità del matrimonio e la sposa, con un grido, si dissolve in un mucchio d’ossa lasciando per sempre il mondo dei vivi.

Nella Sposa Cadavere, invece, è la stessa Emily a restituire a Victor il suo anello per permettergli di sposarsi con Victoria, ringraziandolo di averle reso la libertà e l’eterno riposo. Il mucchio d’ossa diventa qui uno sciame di farfalle che volano libere nel cielo.

Il racconto folkloristico di Isaac ben Solomon Luria è stato in seguito ripreso nel XIX secolo creandone una “nuova” versione ebraico-russa.

Questo adattamento nacque nel pogrom antisemita russo nel quale si diceva che le giovani donne in procinto di sposarsi venivano strappate dalle loro carrozze e uccise. Il racconto, così come è accaduto ne Il dito, termina con i rabbini che decidono di annullare il matrimonio con la sposa cadavere. La moglie vivente, invece, giura di vivere il matrimonio proprio in memoria della sposa cadavere. Questa conclusione ricalca l’antica tradizione ebraica secondo la quale si devono onorare i morti durante la vita.

Potremmo dire che quello della sposa cadavere sia un vero e proprio topos letterario, un elemento che ricorre in diverse opere letterarie e non solo.

Per esempio, a partire dal IV secolo d.C. il tema allegorico delle due spose, una vivente e una morta, si ritrova spesso nei primi antichi periodi del Cristianesimo, specialmente quello monastico. Probabilmente la sposa cadavere e quella vivente rappresentavano allegoricamente i due modi di concepire l’amore. L’amore salvifico, puro che conduce alla vita e quello egoista, carnale e lussurioso che conduce alla morte.

Il topos della sposa cadavere è stato usato in letteratura da Prosper Mérimée, scrittore, storico e archeologo francese del XIX secolo. All’interno del suo racconto La Vénus d’Ille il ruolo della sposa cadavere è stato affidato a un’antica statua di Venere.

Un altro racconto correlato è Die Todtenbraut (La Sposa Cadavere) di Friedrich August Schulze, romanziere tedesco vissuto a cavallo tra ‘700 e ‘800.

Non solo finzione

Finora abbiamo parlato dei racconti folkloristici che hanno trattato il tema della sposa cadavere. Ma la storia di Emily non è, ahimè, solo finzione.

Siamo nel 1930. Carl Tanzler, radiologo tedesco, in seguito a una visione avuta da bambino, è convinto di conoscere il volto della donna della sua vita: una donna esotica, dai capelli scuri.

Un giorno incontra Maria Helena Milagro, detta Helen, una giovane di appena ventidue anni che si reca all’ospedale in cui Tanzler lavora per dei controlli. Carl riconosce Helen come la visione apparsagli da bambino e se ne innamora.

Tuttavia, gli esami di Helen non fanno presagire nulla di buono. Helen è malata di tubercolosi e Carl cerca di curarla in tutti i modi. I suoi tentativi, purtroppo, si rivelano vani ed Helen muore l’anno seguente, nel 1931.

Carl decide di pagare egli stesso il funerale e fa costruire un mausoleo nel cimitero dell’ospedale, dove si reca ogni notte a fare visita alla sua amata. L’uomo, in seguito, affermerà che durante quelle notti lo spirito di Helen gli chiedeva di portarla via.

Due anni dopo, nel 1933, Tanzler riesuma la salma di Helen e la porta a casa sua, dove tenta di farla resuscitare, ovviamente senza successo.

Il corpo di Helen rimane a casa di Carl Tanzler per sette anni fino a quando, nel 1940, la sorella di Helen va a parlare con lui in merito a delle voci che sostengono che egli viva con il cadavere della sorella defunta.

Una volta fatta la macabra scoperta la donna chiama la polizia che arresta Carl e lo sottopone a una perizia psichiatrica. Dichiarato capace di intendere e di volere, l’uomo viene processato con l’accusa di aver distrutto una tomba e aver sottratto un cadavere senza permesso.

Il corpo della giovane e sventurata Helen verrà esaminato dai medici e restituito in seguito alla famiglia, la quale decide di seppellire la salma in una tomba anonima per evitare ulteriori attenzioni.

Dopo la separazione definitiva dal cadavere di Helen, Carl costruisce una maschera con le sue sembianze in modo da averla sempre con sé.

Il radiologo muore nel 1952 nella sua abitazione e il suo corpo viene ritrovato tre settimane dopo il decesso mentre stringe fra le braccia la maschera di Helen.

Fonti

La Sposa Cadavere di Tim Burton

La vera storia della Sposa Cadavere

Speciale Halloween: la Sposa Cadavere

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