Il Dies Romana ovvero il Natale di Roma, conosciuto anche con il nome di Romaia, cade per convenzione il 21 aprile. Ed è la festività legata alla fondazione della città. Correva l’anno 753 a.C. quando, secondo la leggenda, Romolo, figlio di una delle Vestali, fondò Roma.
Il Natale di Roma è donna. La leggenda.
Esistono moltissime versioni della nota leggenda dei due fratelli Romolo e Remo e della fondazione di Roma, quella più nota viene riportata dallo storiografo Tito Livio nel libro I della sua monumentale opera Ab Urbe Condita.
Per alcuni storiografi moderni Roma era nata centocinquanta anni più tardi, all’epoca dei Tarquini. Durante gli scavi del 2007 però sul colle Palatino, venne ritrovato quello che si pensa essere il Lupercale. Ovvero il luogo collegato al racconto dell’allattamento dei due gemelli Romolo e Remo da parte della leggendaria lupa. Ma chi erano questi due bambini?
«Addit sceleri scelus: stirpem fratris virilem interemit, fratris filiae Reae Silviae per speciem honoris cum Vestalem eam legisset perpetua virginitate spem partus adimit». Tito Livio
Secondo Tito Livio, Rea Silvia era la figlia di re Numitore, diretto discendente del troiano Enea, nonché re di Albalonga.
Amulio, fratello del re, ne usurpò il trono, uccidendone i figli maschi e costringendo la nipote Rea Silvia a diventare una sacerdotessa della di Vesta, per impedirle di avere una discendenza. Sappiamo che la ragazza venne sedotta (Tito Livio parla però di stupro) da Marte in un bosco e che partorì due gemelli, e fu costretta ad abbandonarli. I due bambini vennero allattati da una lupa e crebbero sani e forti, non mancando di lì a qualche anno di vendicarsi dello zio.
Perché Amulio costringe Rea Silvia a diventare sacerdotessa di Vesta? Chi era Vesta? E che ruolo aveva questa dea nella società romana?
Vesta era la dea che vegliava sul luogo dove sia la famiglia che la comunità si riunivano insieme. Il luogo dove si ricevevano gli ospiti, il luogo dove fare ritorno a casa, un rifugio per i supplici. La dea e il fuoco erano una cosa sola e formavano il punto di congiunzione e il sentimento della comunità, sia familiare che civile.
Vesta era la dea del focolare domestico, venerata in ogni casa romana. Il suo culto consisteva principalmente nel mantenere acceso il fuoco sacro: le sacerdotesse legate al suo ordine, le famose Vergini Vestali, avevano proprio il compito di custodire il fuoco sacro alla dea, acceso all’interno del tempio a lei dedicato, facendo sì che non si spegnesse mai.
Le vestali furono tra i primi ordini sacerdotali creati da Numa Pompilio, secondo re di Roma.
Avevano l’incarico di preparare gli ingredienti per qualsiasi sacrificio pubblico o privato, come la mola salsa, farina tostata mista a sale, con cui si cospargeva la vittima (da qui il termine immolare).
La loro vita si svolgeva nell’Atrium Vestae. Le sei vestali godevano di privilegi che le rendevano del tutto uniche tra le donne romane: erano mantenute a spese dello Stato, oltre a essere affrancate dalla patria potestas al momento di entrare nel Collegio. Erano le uniche donne romane che potevano fare testamento (e custodi a loro volta, grazie all’inviolabilità del tempio e della loro persona, di testamenti e trattati), potevano testimoniare senza giuramento e i magistrati cedevano loro il passo e facevano abbassare i fasci consolari al loro passaggio. Questo per quanto attiene al loro status sociale.
Le sole colpe, che potevano sovvertire questo statuto di assoluta inviolabilità, erano lo spegnimento del fuoco sacro e le relazioni sessuali, che venivano considerate sacrilegio imperdonabile (incestus).
La loro verginità doveva durare per tutto il tempo del servizio nell’ordine. In questi casi la vestale non poteva essere perdonata, ma neppure uccisa da mani umane, perché sacra alla dea. Se perdeva la verginità o lasciava spegnere il fuoco sacro. La vestale veniva frustata e poi vestita di abiti funebri e portata con una lettiga chiusa, come un cadavere, al Campus sceleratum. Là veniva lasciata in una sepoltura con una lampada e una piccola provvista di pane, acqua, latte e olio. Il sepolcro veniva chiuso e la sua memoria cancellata.
Il complice dell’incestus subiva invece la pena degli schiavi.
Fustigazione a morte. Vesta (versione romana della dea greca Estia) è una delle dee più importanti della Roma antica. Fece voto di castità, nonostante Nettuno e Apollo l’avessero chiesta in moglie a Giove, che però, data la decisione della sorella di restare vergine ed evitando così un possibile concorrente al trono, respinse le loro proposte. Suo simbolo era il cerchio e la sua presenza era avvertita nella fiamma viva posta nel focolare rotondo al centro della casa e nel braciere circolare nel tempio di ogni divinità. La sua prima raffigurazione è stata una pietra, denominata erma, dalla forma di una colonna.
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