
L’intraprendente Teodora e la nobilissima Galla Placidia nei mosaici bizantini di Ravenna. Storia, curiosità e consigli di viaggio.
Teodora e Galla a Ravenna.
Ravenna è tra i siti italiani Patrimonio Unesco per la sua arte paleocristiana e i mosaici. Di fatto, le testimonianze artistiche ravennate mostrano uno stile peculiare nell’architettura, nella scultura su avorio e nell’arte musiva. In particolare Ravenna è ben nota per la ricca produzione di mosaici di gran pregio. Un’attività di origine antichissima, risalente alla tradizione ellenistico-romana, e che raggiunse la sua più fulgida espressione in epoca bizantina, nell’età di Teodorico.

Ci si può smarrire nello stupore della bellezza delle opere musive che è possibile ammirare in molti dei principali siti monumentali della città, tuttavia per non perderci in tour lungo e dispersivo, vorrei concentrare l’attenzione su due esempi emblematici di mosaico, che hanno in comune non solo la tecnica artistica ma anche due donne. Non si tratta di donne comuni, le loro azioni sono rimaste nella storia e le loro committenze le hanno rese immortali: mi riferisco all’imperatrice Teodora e alla principessa Galla Placidia.

Al margine nord occidentale del centro storico di Ravenna, non lontana da Porta Adriana, troviamo il complesso monumentale del Mausoleo di Galla Placidia e della Basilica di San Vitale dove si trova il mosaico di Teodora.
Pare che Klimt si sia ispirato all’immagine dell’imperatrice di Bisanzio per il “Ritratto di Adele Bloch-Bauer”: vero o meno, Teodora nelle decorazioni di San Vitale è sicuramente iconica. Nella basilica dedicata al martire San Vitale che – secondo la leggenda – qui aveva subito il martirio, oltre alla cupola affrescata secondo il gusto barocco e il labirinto della pavimentazione, a rendere mozzafiato l’interno sono i mosaici bizantini che decorano l’abside. Tra gli innumerevoli dettagli che rendono unica questa decorazione musiva spicca la celebre rappresentazione del corteo di Teodora, visibile nella parte inferiore della parete destra, di fronte a quello del marito Giustiniano.
Teodora
Teodora fu molto bella, la carnagione pallida in contrasto con i capelli bruni, aveva uno sguardo intenso e misterioso, un portamento aggraziato. E seppe conquistare come attrice le folle dell’Ippodromo della capitale dell’Impero d’Oriente, approfittando della sua bellezza che seduceva gli spettatori. Diventando così una delle maggiori attrazioni di Costantinopoli e la più desiderata cortigiana.
Saprà conquistare anche il cuore del generale Giustiniano, del quale era più giovane di ventanni, e ne diventerà la moglie, per essere Imperatrice a ventisette anni quando il marito diventa sovrano di Bisanzio al posto dello zio. L’ombra di Teodora incombe su tutte le decisioni del consorte dal carattere volube e poco deciso e nel corso del suo ventennale regno i funzionari imperiali osservano l’onnipotente Imperatrice estendere sempre più la propria autorità.
A lei probabilmente si devono le leggi sulle prostitute e i figli illegittimi presenti nel “Codice Giustinianeo” e fra gli interessi della sovrana c’è la sorte delle donne e il loro posto nella società. È a lei anche che si deve la straordinaria opera di restauro della Capitale – in rovina dopo un periodo di terribili tumulti -, l’opera maggiore sarà la costruzione di Santa Sofia che rappresenta l’autorità e la potenza dei sovrani, e qui si può scorgere il marchio dell’Imperatrice scolpito centinaia di volte su altari e capitelli e ricamato sulle tappezzerie.

Nel 540 il generale bizantino Belisario è a Ravenna, una città all’epoca non solo dedita ai commercio. Ma straordinaria per i suoi monumenti e Teodora volle apporvi il proprio marchio di onnipotenza.
Nel 547, è così che, al termine di lunghi anni di lavoro, Teodora è comparsa nella magia dei mosaici di San Vitale. Le scene rappresentate sui muri della basilica comunicano al mondo che Giustiiano e Teodora avevano vinto, la forza imperiale trionfava nel mondo. L’Imperatrice è raffigurata, accompagnata da due dignitari di corte, mentre porge verso l’altare un calice dorato tempestato di gemme preziose.
Davvero iconica è la decorazione del suo capo.
Un grande diadema di pietre e perle orna il suo viso chiaro, il cui candore risplende in contrasto con l’oro che la circonda. La decorazione degli abiti delle sue dame di corte dà un’idea dello sfarzo, del lusso e dello splendore che caratterizzava la corte di Bisanzio. E di cui oggi ci è rimasta traccia nell’oro di questi mosaici. Alle loro spalle, infatti, lo sfondo decorato con tende, colonne, fontane, che presumibilmente doveva rievocare gli interni delle sue stanze. Uno straordinario tuffo negli splendori del passato bizantino.
Così a centinaia di leghe da Costantinopoli i mosaici di Ravenna descrivono l’imponente statura politica dei Signori di Bisanzio. È l’Imperatrice – che tra l’altro non ha mai messo piedi su suolo italico – ha permesso a Giustiniano di mantenere il potere superando la bufera popolare per poi accompagnarlo negli anni successivi sulla via della conquista.
È indubbio il contributo di Teodora nel forgiare quell’Impero con tutta la sua intelligente audacia.

Galla Placidia
A pochi passi da San Vitale, troviamo il Mausoleo di Galla Placidia. Figlia dell’imperatore Teodosio, l’artefice del trasferimento della capitale dell’Impero Romano d’Occidente da Milano a Ravenna nel 402 d.C., fece costruire questo piccolo mausoleo a croce latina per sé. Anche se oggi appare come un edificio indipendente, in origine doveva collegarsi al lato meridionale del nartece della vicina Chiesa di Santa Croce, realizzata sempre da Galla. È il più antico edificio arrivato a noi senza alterazioni. Dal secondo quarto del V secolo. Ma quasi certamente non ha mai ospitato Placidia, che morì a Roma e lì presumibilmente fu sepolta, in un luogo rimasto sconosciuto.
Galla Placidia fu donna colta e intelligente, dalla vita avventurosa e movimentata.
Così affascinante da suscitare grandi passioni. Alla sua nascita fu onorata dal padre del titolo di NOBILISSIMA. Affinchè fosse chiaro a tutto l’Impero che quella figlia godeva dello stesso prestigio dei due fratelli maggiori. E le dovevano riconoscere ogni onore. Oggi pare un’intuizione profetica, visto che in effetti Galla Placidia è stata protagonista della storia del suo tempo.
In seguito a un duro assalto dei Goti di Alarico a Roma, tra saccheggi e ruberie varie, i barbari portarono con sè un preziosissimo tesoro, la stessa Galla Placidia. All’epoca sorella dell’Imperatore d’Occidente Onorio e figura assai stimata del Senato Romano.
La Principessa, appena diciottenne, esercitava già un notevole fascino.
Ed era secondo le cronache di straordinaria bellezza. Finì contesa – tra ragioni politiche e perché pare innamorato davvero – fra Ataulfo. Cognato e luogotenente di Alarico e nuovo re dei Visigoti, e il console romano Costanzo, ministro fedelissimo di Onorio.
La donna sposò il biondo sovrano barbaro – attratta e innamorata di lui – e fu Regina dei Visigoti, contro la volontà del fratello e sfidando ogni convenzione. Tuttavia rimasta vedova, dopo pericoli e umiliazioni, dietro accordi, fu resa al fratello Onorio. E una volta alla corte di Ravenna fu costretta a sposare Costanzo.
Il suo prestigio si rafforzò e sarà sempre più presente sulla scena politica, raggiungendo la vetta del potere. A trentatré anni, eserciterà legalmente il potere in nome del figlio Valentiniano, nuovo imperatore a soli sei anni. Il suo carisma non fu mai messo in discussione e non l’abbandonò fino alla morte.

Il riposo eterno fu atteso come una liberazione da Galla Pacidia. E fu la sua ultima conquista, di cui però come scrivevo prima non potette godere in quel mausoleo che si era fatta realizzare a Ravenna. La costruzione all’esterno è molto semplice, sobria e senza fronzoli soprattutto se paragonato con la ricchezza della decorazione musiva interna, resa ancora più splendente dalla luce dorata che filtra attraverso le finestre di alabastro.
Non è facile esprimere a parole l’impatto visivo di questo luogo appeno vi accedi. È quasi ipnotico, si rimane con il naso all’insù ad ammirare le decorazioni musive che ricoprono pareti, archi, lunette e cupola. I temi iconografici, a cavallo tra la tradizione artistica ellenistico-romana e quella cristiana, sviluppano a più livelli interpretativi l’idea della vittoria della vita eterna sulla morte. In linea con la finalità dell’edificio.
Non si può negare che il Mausoleo di Galla Placidia sia intriso di un’atmosfera quasi magica.
La cupola, al centro, è dominata dalla Croce in una volta animata da 570 stelle di grandezza decrescente verso l’alto, su sfondo blu, a imitazione di un cielo notturno. Una straordinaria decorazione, principalmente in tessere di vetro, che doveva esaltare al massimo la luce e, di fatto, è assai verosimile l’effetto di una luminosa quiete notturna che avvolge il visitatore.
Le innumerevoli stelle della cupola hanno colpito nel corso dei secoli la fantasia e la sensibilità dei visitatori tanto che si narra che il compositore statunitense Cole Porter, uno dei cinque più grandi del musical americano, in viaggio di nozze a Ravenna, rimase talmente colpito dall’atmosfera del piccolo mausoleo e dalle sue stelle, da esserne profondamente ispirato e comporre la sua famosissima canzone Night and Day.
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