Il 26 giugno del 1996, esattamente 25 anni fa, la giornalista irlandese Veronica Guerin fu vittima di un efferato omicidio da parte di una gang di narcotrafficanti sulla quale indagava. Celebre per la sua lotta al narcotraffico negli anni in cui l’Irlanda deteneva il primato per il consumo di droga, Guerin non si tirò mai indietro di fronte alle minacce di morte e alle ritorsioni denunciando apertamente diversi trafficanti che la volevano zittire. Con la sua morte divenne uno dei cosiddetti “eroi della libertà di stampa nel mondo”, ovvero tutti quei giornalisti e reporter che hanno il coraggio di fare fino in fondo il loro mestiere, senza paura di scavare nel marcio per portare a galla la verità.
Veronica Guerin nacque a Dublino il 5 luglio del 1958 da Christopher, un contabile, e da sua moglie Bernadette. Cresciuta insieme ai suoi quattro fratelli ad Artane, un sobborgo di Dublino, Veronica frequentò una scuola cattolica dove scoprì la sua grande passione per lo sport praticando atletica leggera, pallacanestro, calcio e camogie, una disciplina simile al lacrosse. Inoltre, a 15 anni, giocò nelle finali irlandesi di football nonostante avesse un’ernia al disco. Caparbietà e determinazione facevano già parte del suo DNA.
Propensa, in un primo momento, a seguire le orme paterne, decise di studiare contabilità al Trinity College di Dublino. Conseguita la laurea, lavorò nello studio del padre come contabile fino alla morte di lui, dopo la quale Veronica lavorò per sette anni in una società di pubbliche relazioni da lei stessa fondata.
Tra il 1983 e il 1984 lavorò come segretaria e come assistente personale di Charles Haughey, politico e capo del governo irlandese, fino a diventare nel 1987 agente elettorale e tesoriere di partito nella costituente parlamentare di Dublino Nord.
La carriera giornalistica
Il 1990 è l’anno della svolta, l’anno in cui la Guerin diede inizio alla sua carriera da giornalista. Si approcciò a questo mestiere lavorando per il Sunday Business Post e per il Sunday Tribune riuscendo poi a trovare un posto come giornalista di cronaca nera al Sunday Independent.
Ed è qui che Veronica iniziò a farsi notare dall’ambiente giornalistico grazie alle sue qualità di giornalista investigativa. Prima di dedicarsi anima e corpo al traffico di stupefacenti che imperversava su Dublino, grazie alla sua perseveranza e al suo istinto, divenne celebre per alcuni scoop giornalistici di grande spessore: intercettazioni telefoniche tra membri di partito, inchieste finanziarie e l’intervista-scandalo, divenuta famosa, al vescovo di Galway in cui si scoprì l’esistenza di un suo figlio illegittimo avuto da un’americana.
La lotta al narcotraffico
Tuttavia, l’inchiesta più importante che Veronica fece nella sua carriera (e che le costò, come sappiamo, la sua stessa vita) fu quella legata alla lotta contro il narcotraffico, piaga che si abbatteva su tutta l’Irlanda mietendo innumerevoli vittime e favorendo la proliferazione della criminalità organizzata.
Prima di tutto, la Guerin denunciò la quasi totale assenza dello Stato nella lotta al narcotraffico. Dobbiamo ricordarci che quelli erano anche gli anni della questione nord-irlandese, quel sanguinoso conflitto etnico-nazionalista tra le due Irlande che, dagli anni ’60, si protrasse fino al 1998. Il governo irlandese, dunque, era prevalentemente impegnato su questo fronte e ciò permise alle organizzazioni criminali di espandersi a macchia d’olio.
Ma Veronica non voleva che una brutale questione ne eclissasse un’altra: solo a Dublino, su una popolazione di poco meno di un milione di abitanti, si contavano quindicimila giovani tossicodipendenti. Un dato allarmante che mostrava una realtà sotto gli occhi di tutti ma che nessuno era disposto a guardare. Tranne Veronica Guerin.
Fu in grado di intessere una fittissima rete di informatori che non soltanto includeva poliziotti e membri del fisco ma anche malavitosi. Così facendo, Veronica riuscì a ricostruire la rete del narcotraffico rendendo noti i modi con cui eroina e cocaina arrivavano in Irlanda.
Denunciò anche il clima di terrore in cui vivevano molti agenti del fisco e lo stato delle carceri irlandesi da cui questi criminali riuscivano ad evadere facilmente.
Qui iniziarono le prime minacce di morte: venne sparato un colpo a una finestra della sua casa mentre stava giocando con suo figlio in giardino, le venne sparato un colpo a una gamba in segno di avvertimento, venne brutalmente picchiata da uno dei boss più pericolosi, John Gilligan, il mandante del suo omicidio. Ma Veronica non abbassò mai la testa e continuò a fare inchieste, investigazioni, appostamenti per portare tutto alla luce e sradicare il narcotraffico definitivamente dal suolo irlandese.
La morte
Il 26 giugno, mentre aspettava in macchina che il semaforo diventasse verde e senza essersi accorta di essere seguita, fu raggiunta da una motocicletta con a bordo due sicari. Le spararono sei colpi. Una delle pietre preziose dell’Isola di Smeraldo fu brutalmente privata della vita, lasciando un marito e un bambino piccolo.
Tuttavia la sua morte non è stata vana, poiché fece sì che venisse istituito il Criminal Assets Bureau, una divisione per la lotta al crimine organizzato che si occupò, tra l’altro, dell’arresto di Gilligan e molti dei suoi uomini. L’esecutore materiale fu condannato all’ergastolo, mentre Gilligan non poté essere accusato dell’omicidio della Guerin per mancanza di prove ma venne comunque condannato a 28 anni di carcere per traffico di stupefacenti, diventati poi 33 per un reato commesso in carcere.
La storia e l’incredibile coraggio di Veronica Guerin hanno avuto un grandissimo impatto non soltanto nel mondo giornalistico ma anche nella cultura di massa. A lei sono dedicate o ispirate opere di varia natura: biografie, canzoni, strade e film. Il più conosciuto è senz’altro “Veronica Guerin – Il prezzo del coraggio” (2003) di Joel Schumacher con Cate Blanchett nei panni della giornalista.
Veronica lottava per la libertà di espressione. Era una guida, scriveva della vita di oggi in Irlanda, e raccontava la verità. Veronica non era un giudice, nemmeno un giurato, ma ha pagato il prezzo più alto con la sua vita (Graham Turley, marito di Veronica).
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