Quando si parla di violenza sulle donne il pensiero vola immediatamente a lividi e volti sfigurati. Eppure, esiste un altro tipo di violenza, invisibile e troppo spesso taciuta, che può distruggere la vita di una donna tanto quanto la violenza fisica. Si tratta d’abuso psicologico.
La violenza psicologica è una forma di abuso tanto quanto lo sono quella fisica e sessuale. Tuttavia, non lasciando segni evidenti viene per questo considerata meno importante. Meno dannosa. Ma la verità è che proprio come ogni forma di violenza, anche quella psicologica lascia dei segni sulla persona, non visibili certo, ma profondi e dolorosi. Come riconoscerla allora? Come tutelarsi da questo abuso che, purtroppo, troppo spesso non viene riconosciuto?
La maschera della violenza psicologica
Non sempre questa forma di abuso viene accompagnata da gesti violenti, siano essi di natura fisica o sessuale. Questo è il primo motivo per cui non è facile individuare le vittime che la subiscono. L’altro, molto più subdolo, è che le stesse vittime spesso non sanno di subire violenza psicologica.
La raccapricciante vittoria di questa forma di violenza sta proprio in questo punto chiave: chi compie violenza psicologica riesce a far credere alla sua vittima di essere totalmente innocente. È lei che ha frainteso le sue parole.
Questo complesso meccanismo rende la vittima incapace di reagire in quanto questa crede di essere lei stessa il problema.
Come riconoscere la violenza psicologica?
I casi di violenza psicologica possono variare in intensità o in frequenza ma quel che è certo è che NON si tratta di un singolo episodio. È la continuità con cui questi eventi avvengono che aggrovigliano ancora di più la vittima nella rete di colui che la violenta.
Ogni parola volta a distruggere l’immagine della persona che subisce viene conseguentemente accompagnata da gesti di tenerezza o profonda empatia che disorientano la stessa vittima, portandola addirittura a credere di essersi inventata tutto.
Chi esercita violenza psicologica tende a svalutare continuamente l’altra persona, sia nel lavoro o negli studi, che nella vita privata. Ne denigra i risultati come se non fossero nulla di importante, innescando un forte senso di inutilità nella vittima.
La critica
L’abusante critica l’abbigliamento, imponendo a volte anche il vestiario della vittima. Critica le abitudini o i passatempi, definendoli magari ridicoli e sminuendone l’importanza personale per la vittima. Può anche criticare l’alimentazione, portando chi subisce le parole di accusa a soffrire di disturbi alimentari.
Il controllo
La vittima deve costantemente rendere conto del luogo e delle persone con le quali si trova. Si sente costretta a rispondere immediatamente a messaggi o chiamate poiché una sua mancanza potrebbe innescare uno scatto d’ira da parte di chi esercita violenza. E questo, la persona oppressa lo sa, porterebbe ad altre offese, ad altre accuse.
Inutile dire che qualsiasi social è costantemente controllato. La libertà personale, insomma, è fortemente condizionata.
L’isolamento
Una delle cose peggiori che chi sfrutta questa forma di violenza riesce a fare è quella di isolare la sua vittima. Può farlo screditando amicizie e familiari della stessa, oppure tramite perentori divieti di frequentare questa o quella persona. L’oppresso si ritrova così, consapevolmente o meno, solo e totalmente dipendente dal suo abusante.
Come si sente la vittima?
Spesso, una persona esterna non comprende appieno le dinamiche di chi è vittima di violenza psicologica. Uno dei principali motivi è proprio la mancata sensibilizzazione sociale a questo particolare tema.
Se una donna, ad esempio, ha un partner che la sminuisce, la offende, o la controlla in maniera eccessiva, una qualunque amica potrebbe tranquillamente suggerirle di “mandarlo al diavolo”.
Ma nella mente della vittima, ormai abituata ai trattamenti violenti che riceve, si creano dei meccanismi difficili da disinnescare. Uno di questi è la colpa. Chi subisce violenza crede di essere colpevole degli scatti d’ira provenienti dell’interlocutore. E siccome si sentono colpevoli arrivano a pensare di meritarsi questi trattamenti.
Le vittime si sentono inutili, inferiori, hanno perso totalmente la propria autostima e la fiducia in sé poiché la persona che hanno davanti è riuscita a distruggere ogni aspetto della loro personalità.
Parlare senza paura
Riconoscere la violenza psicologica non è facile e spesso le vittime tacciono ciò che accade loro. Spesso, sono talmente dipendenti da chi ne abusa da non rendersene nemmeno conto.
Per questi motivi è importantissimo parlare di questa forma di violenza che può lasciare profonde cicatrici nella mente di una persona. Molte vittime, infatti, sviluppano ansia, attacchi di panico, depressione o anche disturbi da stress post-traumatico.
There is 1 comment on this post
Comments are closed.