Aveva una fantasia sfrenata. Si divertiva a far accapponare la pelle ai suoi lettori. Una in particolare ne venne influenzata a tal punto da voler scrivere anche lei un romanzo gotico. Conosciamo insieme Ann Radcliffe, la scrittrice inglese che più di tutte ispirò Jane Austen.
Ann Radcliffe nasce nel quartiere londinese di Holborn il 9 luglio del 1764 ed è considerata la madre del romanzo gotico inglese. Suo padre, Mr. Ward, era un commerciante e la famiglia godeva di un’ottima rendita. Nel 1787, Ann, all’età di 23 anni, sposa William Radcliffe, un giornalista che la incoraggia fin da subito a seguire e sviluppare il suo talento letterario.
Il sui primi romanzi.
The Castles of Athlin and Dunbayne (1789) e A Sicilian Romance (1790) vengono pubblicati anonimi e hanno da subito uno straordinario successo. Tanto che Ann Radcliffe scrive e pubblica subito dopo il suo terzo romanzo: The Romance of the Forest (1791), ambientato nella Francia del XVII secolo. Già nelle prime opere è presente l’atmosfera tipica della maggior parte dei suoi lavori. In particolare la tendenza a coinvolgere innocenti e giovani eroine nelle vicende descritte, che solitamente si svolgono in tenebrosi castelli governati da nobili dal passato misterioso. Ma è il quarto romanzo a consacrarla la regina indiscussa del gotico inglese.
The Mysteries of Udolpho.
I Misteri di Udolpho, 1794, pubblicato dalla casa editrice G.G.& J. Robinson di Londra, è il romanzo con cui divenne la scrittrice più letta di tutto il Regno Unito. Forse il suo miglior lavoro, originariamente pubblicato in quattro volumi. È ambientato nel 1584 ed è la storia dell’orfana Emily St. Aubert che va a vivere con la zia Madame Cheron. La zia si sposa però con un italiano, un certo Montoni, che porta la moglie e Emily a Udolpho, separando la ragazza dal suo innamorato Valancourt. Montoni rinchiude le due donne nel castello infestato e terrificante sugli Appennini costringerla a firmare un documento con cui gli cede tutte le sue proprietà.
Dopo una serie di eventi terribili, Emily riesce a fuggire dal castello, a prendere il controllo delle sue proprietà e a ritrovare Valancourt, con cui finalmente si sposa. La grande importanza del romanzo sta nella capacità dell’autrice di mantenere coerente la trama e di fornire una spiegazione razionale per ogni avvenimento, seppur straordinario, che accade nel castello.
Oltre alla famosissima parodia di Jane Austen (Northangher Abbey, terminato nel 1808 ma pubblicato postumo nel 1818, leggi qui: Il lato oscuro di Jane Austen), il romanzo è stato ripreso anche da Sir Walter Scott, che la definì: “The first poetess of romantic fiction.” Tra gli ammiratori vi erano Lord Byron, Samuel Taylor Coleridge e Cristina Rossetti.
The Italian.
Con The Italian (L’Italiano, 1797), Ann Radcliffe si realizza pienamente come autrice matura e capace di descrivere il mondo gotico come nessun altro. Non solo per la struttura narrativa, i dialoghi e la complessa e articolata costruzione del plot, ma anche per il terribile personaggio principale: Schedoni, un monaco dal fisico possente e dagli atteggiamenti sinistri, che viene descritto come con una profondità psicologica intensa e vitale. Ann guadagnerà moltissimo con i suoi romanzi soprattutto con The Mysteries of Udolpho e con The Italian. Vendendone i diritti per £500 il primo e £800 per il secondo. Cifre da capogiro, all’epoca. Dopo questi due romanzi la Radcliffe non pubblicherà più narrative, anche perchè aveva guadagnato abbastanza da vivere di rendita per tutto il resto della sua vita.
Nota per la sua timidezza, Ann Radcliffe conduce una vita molto riservata e non visiterà mai i luoghi da lei descritti con dovizia di particolari. Il suo unico viaggio è stato una visita in Olanda e Germania, nel 1794, cioè dopo aver scritto la maggior parte dei suoi romanzi. La sua esperienza all’estero è descritta nel diario: A Journey Made in the Summer of 1794 (1795).
Ann muore il 7 febbraio 1823 a causa di problemi respiratori, probabilmente dovuti a una polmonite.
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