Mancano pochi giorni al Black Friday e alcune di noi hanno già chiaro in mente come e se approfitteranno dei suoi sconti.

C’è chi ha preparato la wishlist nei suoi negozi online preferiti, chi ha puntato un cappotto o un paio di stivali in una vetrina, chi coglierà l’occasione per fare qualche regalo di Natale. Alcuni di questi beni, lo sappiamo, finiranno in un cassetto, dimenticati: altri ci accompagneranno per molte stagioni. Ma acquistare qualcosa e possederlo, per noi donne, è sempre stato così facile? Scopriamolo insieme.

Gioielli e doti sontuose.

Andiamo indietro di qualche secolo fino al Seicento, ma partendo da un presupposto: il concetto di proprietà in Età Moderna era diverso da quello di oggi. Le donne romane della borghesia e delle classi sociali agiate, per esempio, disponevano di tessuti, biancheria, stoviglie e preziosi. Meraviglie come perle, diamanti, abiti di broccato, sete e altri splendori occupavano i loro guardaroba. Basta leggere gli inventari che sono arrivati fino a noi per rimanere sorpresi dalla ricchezza di certe doti. Eppure, non sempre potevano dirsi proprietarie di questi oggetti. Anzi.

Questi beni ad alto valore economico potevano costituire la loro dote, che sarebbe entrata a far parte del patrimonio familiare per venire tramandata di generazione in generazione, oppure essere scelti e acquistati in un secondo momento. Svolgevano anche una funzione di rappresentanza, perché testimoniavano il prestigio di colei che li indossava e della sua famiglia. Sì, un po’ come succede ancora oggi con le borse e i gioielli delle firme più prestigiose. Il loro ruolo, però, non si limitava a questo. Alcuni di essi erano una sorta di tesoro ambulante. Una risorsa da utilizzare alla bisogna per il bene del nucleo familiare.

Gioielli d’oro e stoffe preziose: un tesoro indossato dalle donne.

L’idea che un vestito o un tessuto possa rappresentare un investimento non deve stupirci. Nell’Età Moderna i filati avevano dei prezzi altissimi e rappresentavano una parte consistente delle doti femminili. Negli inventari non è raro trovare lo stesso abito tramandato da una madre a una figlia anche nelle classi del ceto medio alto. Sarà la Rivoluzione Industriale ad abbassare nettamente, e per sempre, questo tipo di costi e a cambiare il mondo.

Tanta bellezza e ricchezza, tuttavia, non deve trarci in inganno o farci pensare che le signore romane possedessero questi beni così come li intendiamo noi. Le donne potevano ritrovarsi a indossare per tutta la vita meravigliosi gioielli e abiti che erano stati acquistati e cuciti per loro, di cui potevano disporre, ma che, di fatto, appartenevano comunque ancora ai mariti.

Indossare gioielli tutta la vita, ma non possederli davvero.

Disporre di un bene, poterlo sfoggiare, per una donna non significava automaticamente esserne la proprietaria effettiva. Anche se si trattava dell’anello indossato tutti i giorni. I gioielli erano soprattutto una risorsa economica facilmente utilizzabile, che spesso veniva data in pegno o addirittura noleggiata per pagare debiti o gestire imprevisti familiari. Incredibile, vero? Molto spesso le dame potevano vantare solo un possesso simbolico, nominale, dei loro gioielli, che però, poteva trasformarsi in un diritto a tutti gli effetti. Come? Nel modo più semplice di tutti. Se il marito decideva di cederli, finalmente, alla consorte nel suo testamento, i preziosi potevano dare vita a una vera e propria rendita tutta femminile.

Nell’Età Moderna per le donne disporre di un reddito proprio esercitando una professione o un mestiere onorevole era estremamente difficile. Pertanto, non deve affatto stupirci che gli oggetti che possedevano fossero custoditi gelosamente e avessero perlopiù la valenza pratica di assicurazione verso il futuro. Un piccolo tesoro privato da impegnare, smontare o vendere all’occorrenza, spesso facilmente trasportabile, costituito in larga parte da abiti, tessuti e gioielli. Tutti beni che hanno sempre avuto un florido mercato dell’usato e con una domanda stabile.

Una storia degli oggetti femminili e non.

Dopo aver visto quanto era importante per una donna possedere indumenti e accessori, forse lo shopping del Black Friday ci farà venire un po’ meno sensi di colpa, ma cosa accadeva con gli arredi domestici o il mobilio? In questo caso, le donne erano coinvolte nella scelta e nella disposizione all’interno delle case dei vari oggetti, ma, di nuovo, allestire non equivale a possedere. Il loro ruolo era quello di intermediarie, perché gestendo e conservando il bene materiale facevano sì che si trasmettesse ai posteri.

Le donne, quindi contribuivano alla creazione del patrimonio mobiliare domestico, possedendo oggetti sia a pieno titolo che in modo squisitamente simbolico, sebbene a vita. La Roma del Seicento ci offre un quadro complesso, che ci invita a riflettere su quanto azioni che oggi consideriamo scontate, come recarci in un negozio ad acquistare con i nostri soldi un cappotto o un paio di orecchini sia una conquista.

Allo stesso tempo, conoscere il modo in cui la società barocca considerava i beni materiali apre uno spiraglio interessante sulle abitudini, le usanze e la storia sociale della Roma secentesca. Un mondo affascinante, pieno di contraddizioni, in cui le donne erano comunque parte attiva perché scegliendo cosa indossare, arredando in un certo modo gli spazi abitativi, decidendo di tramandare un oggetto rispetto a un altro, creavano una cultura degli oggetti. E interrogarci sulla moda, sul suo senso, sui beni materiali, ci dona una chiave per interpretare il presente.

La cultura materiale nel Seicento.

La storica Renata Ago si è occupata di questo tema in un’affascinante monografia uscita alcuni anni fa e pubblicata da Donzelli, Il gusto delle cose nella Roma del Seicento. Nel libro, la studiosa ha approfondito la classe media della Roma del XVII secolo. Escludendo di proposito l’alta nobiltà, ci presenta un gruppo eterogeneo di borghesi e professionisti studiati attraverso fonti come inventari delle doti, libri di conti e testamenti analizzati con un occhio critico.

In un mondo dove gli oggetti presenti nelle case erano molti meno di adesso, inventariare i propri beni materiali per poterne stabilire con certezza il possesso era una necessità. Gli oggetti non servivano solo per arredare le case e dimostrare il proprio status agli ospiti. Svolgevano una miriade di funzioni differenti. La storia delle donne, la nostra storia, passa anche da qui. E poi, forse, la prossima volta che acquisteremo un gioiello per noi, penseremo a che incredibile conquista sia.

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