Proprio in queste ore si sta svolgendo, tra rigide precauzioni anti-covid e mascherine, la 77esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Molte le star approdate in laguna ma ce n’è una in particolare che se ne tornerà a casa con un bel Leone d’Oro alla carriera.
Sto parlando di Tilda Swinton, camaleontica attrice britannica dalla bravura versatile e indiscutibile. Confesso di averla conosciuta nel ruolo di Strega Bianca ne Le cronache di Narnia (tratto dal romanzo dello scrittore inglese C.S.Lewis). Ricordo molto bene di essere stata colpita dal suo fisico longilineo, dal viso androgino che le conferisce una bellezza fuori dal comune.
Da amante dell’universo Marvel non ho faticato a riconoscerla in Doctor Strange, in abiti e atteggiamenti nuovamente mutati. Ma la Swinton ha all’attivo una valanga di film, sia mainstream che d’autore.
Nata a Londra nel 1960, figlia di un generale, nonché appartenente a una delle famiglie scozzesi più antiche, ha ricevuto l’Oscar nel 2008 come miglior attrice non protagonista per il film Michael Clayton, soffiandolo a un’altra attrice che adoro, Cate Blanchet (che le ha consegnato anche il Leone d’Oro). Ottiene la popolarità nei primi anni novanta con Edoardo II, Orlando (tratto dall’opera della Wolf), The Beach. La sua carriera prosegue con pellicole conosciute dal pubblico come Il curioso caso di Benjamin Button o Snowpiercer, tanto per citarne un paio. Se dovessi davvero elencare tutti i film in cui è apparsa non basterebbe un articolo.
Alcuni registi, come Derek Jarman (morto nel febbraio del 1994) scelgono di collaborare con lei per più di una pellicola, affascinati dalla sua incredibile adattabilità a interpretare qualsiasi ruolo.
Ed è questo che la rende unica nel suo genere: il fatto che riesca a mutare look, esprimendo al contempo sempre se stessa e la sua innata bravura, fa della Swinton una delle attrici migliori nel vasto panorama cinematografico da seguire nel suo percorso e da ammirare, nonché emulare.
Il suo arrivo in laguna è stato poi commovente e sarà, a mio avviso, difficile da dimenticare.
In mascherina bianca, capelli chiari (tra il biondo e l’arancione) e corti, enormi occhiali da sole e un lungo trench marrone che l’ha resa quasi irriconoscibile, ha salutato i presenti omaggiando il suo giovane collega scomparso di recente a causa di un tumore (Chadwick Boseman, la Pantera Nera dell’omonimo film Marvel) incrociando le braccia sul petto nell’esclusivo saluto Wakanda Forever chei fan Marvel, e non solo, conoscono oramai molto bene. L’omaggio di una donna, di un’attrice sublime, attenta ai suoi ruoli, bravissima nel mutare di pelle, che ci ricorda di cambiare spesso pur restando fedeli alle nostre passioni, come camaleonti che si adattano e sopravvivono, mettendosi sempre alla prova.
Non è passato nemmeno inosservato il suo red carpet: total look Chanel Houte Couture primavera Estate 2020, semplice ed elegantissimo impreziosito dalla particolare mascherina dorata dotata di bacchetta dello stesso colore, dalla forma di farfalla dalle ali spiegate, evidente riferimento alle tipiche maschere veneziane. Un tocco di classe che ancora una volta personalizza questa incredibile donna.
Insomma, un Leone d’Oro alla carriera meritato per una fuoriclasse come lei, dalla personalità fatta di molteplici personaggi, che dovrebbe ispirare non soltanto artisti ma anche gente comune.
Il cinema è il mio posto felice, è la mia vera patria e la sua compagnia è l’albero genealogico del mio cuore. (Tilda Swinton dopo aver ritirato il Leone D’oro alla carriera).
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