Esce al cinema, il 25 dicembre, il film di Damiano Michieletto che racconta la passione per la musica di un’orfana e del maestro Vivaldi

Un film femminista, Primavera, ma soprattutto un film sulla passione per la musica che “non serve a niente, ma può fare tutto”.

La musica è quella di Antonio Vivaldi, compositore malato e geniale, il prete rosso come lo chiamavano per il colore dei suoi capelli. Il violino è quello di Cecilia, giovane orfana cresciuta nell’Ospedale della Pietà a Venezia, con il sogno di ritrovare la madre che l’ha abbandonata in fasce, di conoscere le sue origini.

Siamo nel Settecento e il destino della ragazza è segnato, come quello delle sue amiche, dovrà sposarsi, fare figli e dimenticare per sempre di aver avuto un rapporto con l’arte. Impresa impossibile per Cecilia che ha la musica nel sangue e imbraccerebbe il violino anche con un polso rotto. «Tu non suoni per essere lodata» le dice subito Vivaldi, l’insegnante chiamato a restituire prestigio all’orchestra e al coro della Pietà.

Tra loro non nascerà una storia d’amore come si potrebbe ipotizzare, ma un rapporto speciale, tra maestro e allieva. Un sodalizio di musica e creatività tra due geni solitari, entrambi in qualche modo, solo apparentemente, vinti dalla vita.

Marchiate, invisibili, ma educate alla cultura,

Così vivevano le giovani orfane talentuose dell’Ospedale della Pietà.

«Ci avete dato tutti gli strumenti per odiarvi» commenta Cecilia

Così entriamo in questo mondo ovattato, dalle regole ferree che disciplinano la vita delle giovani musiciste. A guardarle oggi scatenano davvero una certa rabbia per il loro destino segnato. Le ragazze suonano, si esercitano per ore, hanno tutte un grande estro, nessuno però deve vederle: si esibiscono dietro una grata, in chiesa e, quando suonano all’aperto, a un funerale o a una manifestazione, hanno il volto coperto da una maschera.

Suoneranno anche per il re di Danimarca, in incognito a Venezia, richiamato dalla fama di Vivaldi.  

Sono state marchiate a fuoco, sul calcagno, all’ingresso in orfanatrofio. Hanno i dubbi e le speranze delle giovani e, prima del matrimonio, devono subire la visita ginecologia dell’odioso cerusico che dovrà attestare la loro verginità. Tutto storicamente vero. L’orchestra della Pietà, composta solo di musiciste, sarà una delle più apprezzate del mondo, i fondi raccolti andranno a sovvenzionare l’Ospedale, retto dai governatori.

Quanto a Vivaldi, lavorava giorno e notte, stupiva il pubblico con le sue composizioni di musica sacra e profana, fu apprezzato e richiesto, prima di essere dimenticato e morire in povertà, sepolto addirittura in una fossa comune.

“Vivaldi cercava l’eternità, lei voleva solo un nome” si legge nel cartellone del film.

Una frase che sintetizza il rapporto tra il compositore e la sua allieva.

Primavera è un film affascinante anche per chi non ama la musica classica,segna l’esordio alla regia cinematografica del veneziano Damiano Michieletto, regista affermato di opere liriche, direttore artistico del Caracalla Festival di quest’anno.

La pellicola, che conquista per la ricostruzione storica, i costumi, la fotografia, ha esordito con successo a Toronto ed è già stata venduta in 20 paesi. Perfetti gli interpreti, anche i personaggi minori.

Nei panni di Cecilia troviamo Tecla Insolia (già premiata con il David di Donatello per il ruolo di Modesta ne L’arte della Gioia ) mentre Michele Riondino, che ben conosciamo, è un convincente Antonio Vivaldi.

Per chi volesse poi approfondire, Primavera è tratto dal romanzo Stabat Mater di Tiziano Scarpa, premio Strega nel 2009, sceneggiato, con mano sapiente, da Ludovica Rampoldi. Avevamo già incontrato le vicende delle giovani musiciste dell’Orchestra della Pietà nel racconto Lavinia fuggita di Anna Banti, anche questo assolutamente  da recuperare.  

Entra nella nostra community clicca qui: Newsletter

Sostienici, clicca qui: PINK