Adelmo Togliani
Adelmo Togliani è attore, regista e sceneggiatore italiano partecipa come interprete a numerose fiction di successo come Un Medico in Famiglia, Marcinelle, e la serie Rai1 Un Matrimonio di Pupi Avati, e pellicole per il cinema come Naja, Boris e Casanova del premio Oscar Lasse Hallström.
Intervista con Adelmo Togliani, conosciamolo meglio..
Ciao. Vuoi presentarti ai nostri lettori?
Mi chiamo Adelmo Togliani e sono un attore, regista e sceneggiatore italiano
Sei figlio d’arte, tuo padre Achille Togliani oltre che essere un famoso cantante e attore italiano, ha fondato la sua omonima accademia. Che uomo e genitore era? Ricordi, aneddoti…
Papà era severo e pretendeva disciplina sia in casa che al lavoro. Era del 1924: non poteva essere altrimenti.
In estate lo accompagnavo spesso in tour. Conducevo il suo recital introducendo alcuni momenti dello spettacolo. Una sera in cui avrebbe dovuto esibirsi con me al seguito, rimasi qualche minuto di troppo con la mia fidanzatina, al punto che arrivai in ritardo al rendez-vous. Non trovai nessuno, era partito senza di me lasciandomi in mezzo alla strada con il mio vestito da sera nella custodia. Nel privato però era meno duro, e da grande appassionato di cinema quale era, amava condividere con me i suoi film preferiti. Mi coinvolgeva in proiezioni notturne di Jacques Tati, John Ford, Howard Hawks. Talvolta vedevamo film muti. “Questo Adelmo, è un capolavoro!”. Insomma una vera malattia.
Gli hai dedicato un nuovo progetto, vuoi parlarcene?
Insieme a Daniele Di Biasio stiamo lavorando da un paio di anni ad un documentario su di lui. Sarà una co-produzione Rai Documentari e Santa Ponsa Film, la società che ho costituito insieme a Laura Beretta nel 2018. È un progetto impegnativo, in quanto la carriera di papà inizia al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1941 e di fatto non si interrompe mai, se non con la sua scomparsa nel 1995. Un vasto arco di tempo durante il quale, di fatto, raccontiamo anche la storia d’Italia. Papà è stato oltre che un’icona della canzone, un’icona del costume italiano, avendo preso parte a molte trasmissioni tv, programmi radiofonici, fotoromanzi, film per il cinema e quant’altro. Io lo definisco un artista cross-mediale.
Come nasce? Speranze?
Nasce dal suo immenso archivio di foto, pellicole, audio in bobina, dischi, documenti e carteggi. Daniele venne da me anni fa e mi disse: dobbiamo fare qualcosa. Se tuo padre ha tenuto tutte queste cose così in ordine è perché aveva il desiderio di lasciare qualcosa ai posteri. Rendiamo onore a lui e al suo lavoro. Quegli stessi documenti storici sono parte integrante del documentario insieme alle pellicole private da lui girate negli anni ’50 e ’60 e oggi completamente digitalizzate e restaurate. La speranza è che la memoria di un artista che ha fatto la storia della musica italiana e che con le sue melodie ha accompagnato le vite degli italiani
perduri nel tempo, rinnovi i ricordi di molti e infine lo faccia scoprire anche ai più giovani. Dolce&Gabbana, usando la sua versione di Parlami d’amore Mariù per un celebre spot, ha dimostrato che è un personaggio senza tempo. Ma il documentario lo renderà eterno.
Se dovessi descriverlo in tre parole..
Un gentiluomo instancabile e infinitamente umile.
Se dovessi fare un confronto tra la tua infanzia e la tua realtà, quali differenze cambieresti e quali manterresti?
Ho avuto un infanzia felice, anche se mio padre non c’era quasi mai. Si può dire che il nostro rapporto sia stato recuperato durante la mia adolescenza. Ma per me questo non è mai stato un problema. L’unica cosa che cambierei è l’approccio alla vita. Oggi vorrei non sapere tante cose, avere ancora uno sguardo vergine nei confronti del mondo.
Che rapporto hai con la fantasia e la creatività?
È alla base di tutto. Non potrei vivere senza sogni a occhi aperti. Senza fantasie non c’è vita, è l’unica cosa che mi fa sopravvivere alla quotidianità. Creare per me è la vita stessa.
Facendo anche il produttore so bene quanto costino le cose, e i sogni per fortuna non costano nulla…a meno che non ci si metta in testa di realizzarli. Come si può immaginare i miei sogni sono sempre dei film, e c’è quella parte di me più pratica che talvolta mi richiama all’ordine: Adelmo, non puoi far atterrare gli alieni a Piazza San Pietro. Poi mi sveglio e dico: come no?!?! C’è la computer grafica!!!
Come stai vivendo questo 2021?
Con fatica ma al lavoro, quindi non posso lamentarmi.
Pandemia e lockdown..hanno influito sui tuoi progetti?
Non molto, a parte il fatto che abbiamo dovuto rimandare le riprese di un’opera con la quale abbiamo vinto un bando della Apulia Film Commission, il corto di Alessandro Zizzo dal titolo L’Estate di Virna.
Attore, regista e sceneggiatore. Come sposi/organizzi tutte queste realtà?
L’organizzazione è tutto. Ho due agenti magnifiche, una in Francia e una qui in Italia, e poi c’è Laura, la mia fidanzata, senza la quale sarei perduto. Far conciliare le varie anime, quella di regista, attore e sceneggiatore, è la vera impresa invece…domanda di riserva!?
Come gestisci i mille impegni?
Agenda, organizzazione e follia.
Come è stato l’inizio della tua carriera? Ricordi, aneddoti?
Duro. Molto duro. Anni di gavetta e di studio. Ho iniziato facendo il trovarobe in teatro, aiutando i miei docenti a preparare i propri spettacoli. Decine di provini dove venivo sistematicamente respinto. Poi l’esordio con Antonio e Andrea Frazzi, come protagonista di un film tv che andò in prima serata su RaiUno. Parliamo del 1995.
Aneddoti ne avrei tantissimi, mi piace ricordare di non aver mai bucato un provino, né essere mai arrivato in ritardo. L’unica volta che è accaduto fu per un caso fortuito, il casting aveva cambiato sede e non avevo letto la mail dei miei agenti fino in fondo. Alla fine quel casting mi ha portato tra le braccia di Lasse Hallstrom, in una delle esperienze lavorative più importanti della mia carriera, sul set di Casanova.
Néo Kósmo, come nasce? Ha vinto e sta vincendo numerosi premi…
Nasce di notte…ho impiegato una notte a scriverlo. Come essere umano sono anni che mi interrogo sulla nostra vita e la nostra quotidianità, dentro e fuori dai social. Mi interessa parlare della nostra società, e della delusione che da dietro le quinte provo per il modo in cui ci stiamo buttando via, sempre presi come siamo dalle apparenze più che dai contenuti.
Stiamo virtualizzando tutto, anche i rapporti interpersonali e la socialità in genere. Néo Kósmo parla proprio di questo.
Nel futuro prossimo che ho immaginato, la gente non comunica più, vive una realtà parallela attraverso dei caschi per la realtà virtuale. Gli androidi svolgono alcune mansioni che gli umani hanno ormai abbandonato. Siamo alle soglie di un periodo di profondi cambiamenti e di rivoluzioni. Gli androidi si rivelano più umani degli umani e lentamente, diciamo involontariamente, si ritrovano a sostituire gli uomini.
L’opera sin dalla sua presentazione a Venezia e poi Fuori Concorso ad Alice nella Città, ci sta dando moltissime soddisfazioni, soprattutto a livello di riconoscimenti. Abbiamo vinto la settimana scorsa il premio Miglior Regia al Terra di Siena Int. Film Festival e a novembre saremo al Planos Film Festival in Portogallo. Speriamo di vincere qualcosa anche lì!
Come procede e cosa ti aspetti dal futuro?
Il progresso è qualcosa che non possiamo fermare, molte innovazioni tecnologiche ma anche di costume, talvolta mi sfuggono, eppure sono uno che si tiene sempre aggiornato!
Più che aspettarmi qualcosa ho un auspicio: che tutti questi strumenti tecnologici che fanno ormai parte delle nostre vite, ci aiutino a migliorare come persone. Internet può portare messaggi, informazione, cultura in ogni parte del globo.
Nonostante ciò quest’anno di Covid ci ha dimostrato come fake news e un cattivo approccio all’informazione possano trasformare le masse in mostri indecifrabili.
Se dovessi descriverlo in tre parole..
Incerto ma ricco di cambiamenti.
Quale messaggio vuoi trasmettere al pubblico?
Di avere fiducia nel futuro, e usare l’arte per comprendere meglio i cambiamenti e prepararci meglio a ciò che ci aspetta.
Progetti futuri…
Insieme allo sceneggiatore Gianni Quinto stiamo lavorando ad una serie in 6 episodi ispirata a Néo Kósmo. Dal punto di vista produttivo il progetto si sta facendo interessante e per come lo stiamo strutturando potrà avere molto mercato. La fantascienza in Italia si può fare, è sempre più degna di attenzione, per non parlare dell’estero dove è un genere totalmente sdoganato. Io non parlo di alieni, o di robottoni che si trasformano e sparano a tutto ciò che si muove, parlo degli essere umani e del loro mondo fra 15/20 anni. Parlo di rivoluzioni silenziose che a guardare bene sono già sotto i nostri occhi.
Adelmo Togliani
Attore, regista e sceneggiatore italiano partecipa come interprete a numerose fiction di successo come Un Medico in Famiglia, Marcinelle, e la serie Rai1 Un Matrimonio di Pupi Avati. E pellicole per il cinema come Naja, Boris e Casanova del premio Oscar
Lasse Hallström. Come regista si forma allo IED, grazie ad una borsa di studio in video design e successivamente firma come autore Sweet India la prima sit-com multi-etnica per Rai2.
Con il suo corto d’esordio, L’Uomo Volante vince numerosi premi tra cui l’audience award all’ISFVF della Beijing Film Academy. Dal 2016 firma cortometraggi di genere sci-fi tra cui La Macchina Umana (XII Festa del Cinema di Roma, Trieste Science+Fiction Festival), e Néo Kósmo del 2020, con Giorgia Surina (Alice nella Città e Trieste Science+Fiction Festival). È in procinto di terminare il docu-film co-prodotto con Rai Documentari “Parlami d’amore”, sul celebre cantante Achille Togliani. Retrogamer dipendente si definisce asincrono e naïf ma sicuramente un ‘nerd’.
Ringraziamo Adelmo Togliani e Laura Beretta per l’intervista e il supporto fotografico.
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