
Dalle pioniere del giornalismo d’inchiesta alle conduttrici televisive fieramente tatuate: una breve carrellata di volti e penne che hanno rivoluzionato il mondo dell’informazione.

Pasolini intervista Fallaci, Cederna e Cambria.
Giornaliste coraggiose e ribelli. In un’epoca in cui nelle redazioni di giornale non esisteva neppure il bagno per le donne, Camilla Cederna scriveva per le grandi testate. Nessuno avrebbe immaginato che la signorina della Milano bene sarebbe stata in prima linea nei casi di cronaca nell’Italia del secondo dopoguerra. Donna Coraggio, così la chiamavano i colleghi. La sua penna era affilatissima e il suo acume proverbiale.
Oriana Fallaci è senza dubbio la giornalista italiana più influente e controversa del XX secolo. Ha sfidato una società dominata dagli uomini ed è nota per lo stile diretto con cui si rapportava con i potenti di tutto il mondo. Fallaci ha segnato la storia del giornalismo e ha affrontato temi scomodi. Sono noti i suoi reportage dal Vietnam del 1967 come prima donna corrispondente di guerra. Ma era solo l’inizio di una vita straordinaria all’insegna della ricerca della verità.
Nove dimissioni e mezzo. Le guerre quotidiane di una giornalista ribelle è il racconto autobiografico di Adele Cambria, pioniera del giornalismo insieme a Camilla Cederna e Oriana Fallaci. Ha collaborato con le maggiori testate nazionali. Scrittrice, attrice, autrice di teatro e di televisione, tra le prime animatrici del movimento femminista in Italia. Una vita trascorsa a rincorrere e intervistare i grandi della cultura e del jet-set da Sartre a Soraya, da Grace Kelly a Pasolini, che la volle in tre dei suoi film.

Nellie, pioniera del giornalismo (e delle giornaliste) d’inchiesta.
Alla fine del XIX secolo una giovane giornalista scuote la società americana perbenista e bigotta con il suo agghiacciante reportage sui manicomi femminili e sullo sfruttamento lavorativo delle donne. Stiamo parlando di Nellie Bly, al secolo Elizabeth Jane Cochran. Joseph Pulitzer, direttore del New York World, il quotidiano con maggiore tiratura a livello nazionale, le assegnò una missione difficile e pericolosa: spacciarsi per pazza, introdursi sotto copertura a Bellevue e Blackwell’s Island, due manicomi di New York, per scrivere un reportage.
«Come farete poi a tirarmi fuori?» chiese Nellie. «Prima pensa a entrare», le ripose Pulitzer.
Il reportage scatenò un vero e proprio putiferio anche giudiziario e la consacrò come astro nascente del giornalismo d’inchiesta. Più della fama, ciò che la rese fiera fu lo stanziamento di un milione di dollari per il miglioramento delle condizioni di vita dei manicomi, conseguenza diretta dei suoi scritti. Il giornalismo sotto copertura divenne la sua specialità.

Gloria.
Di Gloria Steneim avevamo già parlato (clicca qui: Donne di Gloria). È una delle giornaliste attiviste femministe più influenti della storia americana moderna. È riconosciuta in tutto il mondo come una voce potente sui temi dell’uguaglianza. Leader e portavoce del movimento femminista americano nato alla fine degli anni Sessanta, Gloria era un’editorialista per il New York Magazine quando nel 1969, pubblicò After Black Power, Women’s Liberation.
Nel 1971, partecipava alla fondazione del National Women’s Political Caucus che forniva formazione e sostegno alle donne in politica. Nel 2005, insieme a Jane Fonda e a Robin Morgan fonda il Women’s Media Center, un’organizzazione che “lavora per dare visibilità alla e donne nei media”. Nel 1963, infiltratasi nel New York Playboy Club ha scritto una denuncia feroce sull’esperienza. Ma il mondo del giornalismo e i critici hanno usato quell’inchiesta come mezzo per denigrarla.
“Ancora oggi, alla mia età, specialmente quando c’è bisogno di siminuirmi, mi sento dire: “Oh be’, era solo una coniglietta di Playboy”.

Le coraggiose conduttrici televisive.
Le giornaliste d’oggi hanno una consapevolezza del loro valore e della loro capacità di raccontare storie anche in condizioni estreme. Pensiamo alle numerose inviate di guerra, alle giornaliste che rischiano la vita con le loro inchieste sulle mafie. Ma la rivoluzione a volte passa dall’immagine, lo sappiamo bene. Così succede che alcune si tolgano il velo, altre dichiarino senza indugio la loro libertà di credere o non credere. E che altre ancora non abbiano alcun timore a dichiarare la loro identità sessuale, sociale e culturale.
È il caso, per esempio, di una giornalista Maori che ha fatto la storia in Nuova Zelanda, diventando la prima persona con tatuaggi facciali tradizionali a condurre un telegiornale in prima serata sulla televisione nazionale. Un messaggio potente di riscatto per tutte le popolazioni indigene nel mondo
Si chiama Oriini Kaipara e sta facendo notizia in tutto il mondo dopo aver condotto il suo primo TG delle 18:00 per Newshub sul canale televisivo Tre.

E ancora…
Alla cerimonia dei Premi del cinema svizzero di Ginevra, a intervistare il Consigliere federale Alain Berset per “Glanz & Gloria” è stata Bettina Bestgen, nota giornalista radiofonica della SFR che ha sfoggiato fieramente i suoi tatuaggi, scatenando un vespaio di polemiche.
Per alcuni critici televisivi e di costume (uomini) avrebbe dovuto coprire i tatuaggi. Le giornaliste, secondo loro, dovrebbero mantenere un certo rigore.
Ma ci chiediamo e vi chiediamo: perché? Forse il “problema” è che Bettina Bestgen parla dell’emigrazione, dei suoi gruppi preferiti e dice sempre chi e che cosa non le piace senza remore.
Ci sarebbe stato tanto clamore se a mostrare i propri tatuaggi fosse stato un uomo?
I dati.
Le giornaliste sono sempre più prese di mira con diffamazioni online, hate speech e cyberbullismo. A lanciare l’allarme si allinea anche La Stampa. Essere giornaliste oggi significa talvolta essere esposte a rischi per le donne: tra il 2021 e il 2022 la percentuale delle giornaliste uccise è quasi raddoppiata (dal 6 all’11% del totale). E si fa evidente la violenza online per le giornaliste di tutto il mondo (almeno il 73% delle donne interpellate da un sondaggio realizzato dall’Unesco in 125 Paesi su un campione di 900 giornalisti e pubblicato nel 2022).
Siamo ancora così indietro?
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Nota. Anche questo articolo, come il precedente sulle invenzioni delle donne è dedicato alla giornalista e conduttrice tv Elisa Mariani che lo ha voluto per la sua trasmissione Non solo Roma, dove ho il piacere di essere ospite ogni giovedì (Radio Roma TV, canale 14 digitale terrestre). Una collaborazione speciale con una donna coraggiosa, preparata e professionale come poche, ma anche con un’emittente ricca di contenuti di spessore.
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