Eileen ci riporta agli anni ’60 e ci mostra quanto fosse difficile per una donna accettarsi e autodeterminarsi. Thomasin McKenzie e Anne Hathaway sono le protagoniste di questo thriller cupo.
Tratto dall’omonimo romanzo del 2015 di Ottessa Moshfegh, che ha collaborato alla sceneggiatura insieme a Luke Goebel, Eileen racconta la storia di una giovane che non riesce a prendere in mano le redini della sua vita. Grigio e freddo, Eileen concede momenti di tenerezza e riesce, inizialmente, a nutrire una certa tensione.
Giovane e inesperta, Eileen (Thomasin McKenzie) lavora in un carcere minorile dove per sfuggire al dolore con cui è costretta a convivere, passa il suo tempo a sognare ad occhi aperti. Tutta la sua forza resta nel potenziale, creando un distacco sempre più potente tra la realtà e le sue visioni.
Siamo negli anni ’60, in quell’America periferica del Massachusetts; l’ambiente chiuso e maschile non è altro che lo specchio della sua situazione a casa. Vive sola con il padre alcolizzato, che blocca la sua crescita personale così come la sua femminilità.
Tutto cambia con l’arrivo di Rebecca (Anne Hathaway). Psicologa che non ha rinunciato al suo essere donna, tanto che sconvolge l’atmosfera stagnante del luogo. I suoi metodi poco ortodossi e il suo spirito vitale ispirano ad Eileen la possibilità di cambiare e di non accontentarsi del suo stato attuale.
Ma è forse troppo tardi per Eileen. Perché la sua morale e la sua etica sono ormai compromesse da un dolore, una rabbia e una frustrazione che la più alta comprensione non può guarire.
Un film buio e cupo, Eileen è un incubo che ha dei suoi momenti di forza. Addormenta, però, lo spettatore in quest’atmosfera soporifera, con dei colpi di scena facilmente prevedibili.
Resta una rivendicazione femminile con dei lati interessanti: le due attrici regalano delle interpretazioni non banali.
Ed Eileen ci mostra quanto sia difficile per una giovane rinunciare alla gabbia che si è creata, temendo la vita.
William Oldroyd torna ad affrontare tematiche femminili complesse, come aveva fatto con Lady Macbeth. Questa volta, però, non riesce a tirare fuori la stessa grinta, seppur inquadra con acume delle dinamiche a tutti gli effetti proprie del mondo delle donne.
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